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I miei articoli In Primo Piano Le carceri

Una veglia civile per la riforma del carcere

Il 20 dicembre scorso, proprio in questa rubrica, eravamo stati facili profeti nell’immaginare che il torbido periodo della campagna elettorale avrebbe alimentato un fuoco di fila contro la riforma dell’ordinamento penitenziario. Si erano già levate le proteste di alcuni sindacati di polizia contro la possibilità di garantire anche in Italia il diritto alla sessualità dei detenuti. Si sono aggiunte le trite litanie dei soliti imprenditori della paura sul rischio di una nuova legge salvadelinquenti.

Grazie a improvvide audizioni, le Commissioni Giustizia hanno offerto alle forze della conservazione una tribuna per gettare veleno sulle minime ipotesi di revisione delle preclusioni in tema di benefici penitenziari e alternative al carcere. La proposta del Governo ridà ai magistrati qualche margine di maggiore responsabilità nella valutazione sui singoli casi, ma questa considerazione del ruolo della magistratura di sorveglianza fa paura ai Torquemada contemporanei, secondo i quali permessi e alternative andrebbero concessi solo a chi in carcere non dovrebbe proprio starci, mentre gli altri possono pure morirci. Ma, nonostante tutto, i pareri delle Regioni, delle Camere e, infine, del CSM sono stati complessivamente favorevoli.

Il Coordinamento dei Garanti regionali e comunali dei detenuti ha espresso al ministro Orlando il proprio apprezzamento per la conclusione dell’iter parlamentare e alcune indicazioni per chiudere positivamente questo lungo lavoro che – a partire dagli Stati generali dell’esecuzione penale – ha coinvolto tante energie della società civile. Come Garanti siamo convinti che le osservazioni migliorative possano essere accolte, mentre ogni ipotesi di restrizione della portata della riforma debba essere respinta, a partire dalla reviviscenza di inutili e vessatori impedimenti legislativi ai benefici e alle alternative al carcere. Abbiamo in particolare richiesto che venga raccolta l’indicazione pervenuta dalle Commissioni parlamentari e dalle Regioni sul rispetto del principio della territorialità e sulla qualificazione sanitaria delle sezioni penitenziarie destinate ad accogliere i detenuti con problemi di salute mentale. Per quanto riguarda la delega in materia di affettività in carcere, sollecitata nel parere del Senato, suggeriamo come un significativo passo in avanti possa essere anche il semplice riconoscimento della possibilità di svolgere colloqui non sottoposti a controllo visivo (altro che guardoni!), lasciando a una successiva revisione del Regolamento la concreta disciplina delle modalità di svolgimento di incontri riservati con familiari e terze persone.

Se il Consiglio dei Ministri – convocato per domani – butterà il cuore oltre l’ostacolo, il decreto legislativo tornerà per conoscenza alle Commissioni e dopo dieci giorni potrà essere definitivamente adottato, ancor prima dell’insediamento delle nuove Camere. Ci sono, dunque, i tempi e le condizioni per portare a termine questo primo importante passaggio di riforma. Non sappiamo se nella prossima legislatura il Governo porterà a compimento anche le deleghe ancora in sospeso, a partire da quelle sul lavoro penitenziario e sull’esecuzione penale minorile, già trasmesse dal Ministero della giustizia a Palazzo Chigi, ma siamo di fronte a una occasione che non va perduta per rispondere alle condanne europee per trattamenti inumani e degradanti. Nelle carceri si vive con speranza e trepidazione questo momento e proprio per essere solidali con i detenuti, domani, in attesa della decisione del Consiglio dei ministri, i Garanti territoriali delle persone private della libertà si uniranno a loro in una veglia civile di digiuno per la giustizia e il diritto.

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I miei articoli

Carcere, un anno di combattimento

Anche i provvedimenti sul carcere hanno subito lo stop nell’attesa magica del 4 dicembre e si è perso tempo prezioso. Il risultato del referendum ha determinato la crisi del governo e la nascita del nuovo esecutivo guidato da Paolo Gentiloni. Alla Giustizia è stato confermato il ministro Andrea Orlando con soddisfazione di molti, fra cui i garanti dei diritti dei detenuti, per la fiducia per le cose fatte ma soprattutto per la speranza di vedere realizzate le importanti promesse uscite dagli Stati Generali.

La situazione nelle carceri non è migliorata dal punto di vista della qualità della vita ed è assai preoccupante per il lento ma costante aumento delle presenze, infatti a fine novembre è stata abbondantemente superata la cifra di 55.000 detenuti presenti.

Il rischio del sovraffollamento incombe nuovamente in assenza dei tanto declamati provvedimenti strutturali che in realtà richiederebbero una nuova legge sulle droghe. Infatti come testimoniato dal 7° Libro Bianco sulle droghe, nonostante l’abbattimento della legge Fini-Giovanardi ad opera della Corte Costituzionale, ancora il 32% delle presenze in carcere è dovuto alla violazione dell’art. 73 della legge antidroga sulla detenzione di sostanze stupefacenti. Si tratta dunque di piccoli spacciatori o di consumatori vittime del proibizionismo, ma non mi pare che questo tema sia all’ordine del giorno, basta vedere la sorte delle proposte di legalizzazione della canapa.

Anche la via straordinaria della clemenza, richiesta alla fine del giubileo da Papa Bergoglio, non è stata presa in alcuna considerazione né dal Governo né dal Presidente della Repubblica.

Che fare dunque? Rassegnarsi all’ordinaria amministrazione accompagnata dalla silenziosa tragedia quotidiana dei suicidi, dei tanti tentati suicidi, dei troppi atti di autolesionismo e dei molti digiuni di protesta?

I garanti regionali e comunali intendono chiedere al ministro Orlando un confronto sul destino della legge delega all’esame del Senato. I tempi a disposizione perché un patrimonio di idee e proposte non venga dilapidato impongono delle scelte immediate. O lo stralcio della parte penitenziaria o, forse meglio, un disegno di legge per affrontare alcuni nodi non procrastinabili: il diritto all’affettività, il nuovo ordinamento minorile e la modifica delle misure di sicurezza urgenti dopo la chiusura degli Opg.

Nel frattempo l’idea di una iniziativa per cambiare le condizioni di vita all’interno delle patrie galere a legislazione vigente è emersa nell’ambito di un Seminario di preparazione del Convegno in onore di Sandro Margara realizzati nell’ottobre scorso, “Lo stato del carcere dopo gli Stati Generali”. Il 15 dicembre ho sottoscritto con il Provveditore dell’Amministrazione della Toscana Giuseppe Martone un documento assai impegnativo, chiamato Patto per la Riforma.

Il proposito assai ambizioso è di attuare una sperimentazione e un’anticipazione dei contenuti della riforma delineata nell’atto di indirizzo 2017, in 14 punti, dal ministro Orlando e tra cui spiccano il lavoro, l’affettività, le misure alternative, la salute.

Cose concrete dunque. A cominciare dalla sostituzione degli sgabelli nelle celle con sedie decenti. La ricerca dell’afflizione è stata costruita con cura certosina e meticolosa e occorre rompere abitudini e assuefazioni. L’elenco è lungo: garantire l’acqua calda e le docce nelle celle; rendere le biblioteche fruibili per la lettura e lo studio; attivare mense e locali per fare la spesa; progettare gli spazi e i luoghi per l’affettività.

La dignità, l’autonomia e la responsabilità passano da una diversa quotidianità. Ci aspetta un anno di combattimento.

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In Primo Piano Le carceri

Lo stato del carcere dopo gli Stati Generali

stato-carcere-stati-generaliConvegno “Lo stato del carcere dopo gli Stati Generali”, registrato a Firenze giovedì 13 ottobre 2016 alle 09:47.

L’evento è stato organizzato da Consiglio Regionale della Toscana e Fondazione Giovanni Michelucci e Garante delle Persone Sottoposte a Misure Restrittive della Libertà Personale della Regione Toscana e La Società della Ragione.

Sono intervenuti: Franco Corleone (coordinatore nazionale dei Garanti Territoriali per i Diritti dei Detenuti), Mauro Palma (garante nazionale dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale), Fabio Gianfilippi (magistrato di Sorveglianza presso il Tribunale di Spoleto), Eugenio Giani (presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Partito Democratico), Corrado Marcetti (direttore della Fondazione Giovanni Michelucci), Katia Poneti (funzionario), Saverio Migliori (ricercatore della Fondazione Giovanni Michelucci), Maria Rita Caciolli (funzionario della Regione Toscana con incarico su residenzialità sociale e diritti dei carcerati), Giuseppe Martone (provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria per la Toscana e l’Umbria), Emilio Santoro (professore), Antonietta Fiorillo (presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze), Grazia Zuffa (psicologa), Pierluigi Onorato (magistrato), Francesco Maisto (ex presidente del tribunale di sorveglianza di Bologna), Donatella Donati (magistrato), Adriana Tocco (garante dei Diritti delle Persone private della libertà personale della Regione Campania), Cosimo Maria Ferri (sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia).

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La riforma penitenziaria del 1975

riforma-penitenziariaLA RIFORMA PENITENZIARIA DEL 1975
UN BILANCIO DISINCANTATO DOPO LA CONDANNA DELLA
CORTE EUROPEA DEI DIRITTI UMANI
I MUTAMENTI DELLA PENA

Firenze, 10 – 12 dicembre 2015
Consiglio Regionale della Toscana – Firenze
Palazzo Bastogi, Sala delle Feste
Auditorium

Il seminario apre uno spazio di discussione molto ampio che a partire dalla Riforma del 1975, vuole riflettere sulla portata e le conseguenze della condanna CEDU, sul processo deflattivo in corso e sulle prospettive che realmente potranno aprire i lavori degli Stati Generali indetti dal Ministro, su alcuni temi specifici che attendono ancora definizione.
La Riforma del sistema penitenziario costituirà dunque l’asse portante del discorso, lungo il quale si snoderanno approfondimenti sul ruolo giocato dalla Magistratura di Firenze e, più in generale, dalla civitas fiorentina, presentando una bella antologia di scritti di uno dei principali attori di questa Riforma: Alessandro Margara. Le grandi idee di Riforma della penalità, di ieri e di oggi, saranno autorevolmente trattate con un occhio all’attuale esigenza di cambiamento rilanciata dalla sentenza della CEDU e dagli effetti strutturali e congiunturali che questa ha determinato e dai lavori condotti nell’ambito degli Stati Generali sul carcere.
Nel solco di questa discussione trova spazio anche la vicenda degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ancora drammaticamente aperti ed in attesa che le Regioni diano forma, nella maggior parte dei casi, alle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza.

Scarica il programma: La riforma penitenziaria del 1975.

A cura di:
Ufficio Garante diritti detenuti Regione Toscana,
Coordinamento Nazionale dei Magistrati di Sorveglianza (CONAMS),
Fondazione Giovanni Michelucci,
Università degli Studi di Firenze – Dipartimento di Scienze Giuridiche,
Associazione L’Altro diritto,
Associazione La Società della Ragione.

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Le carceri Rassegna Stampa

Carcere di Pisa: Corleone, servono interventi per vivibilità

Il garante regionale per i detenuti dopo la visita al penitenziario: “Le poche ristrutturazioni fatte mostrano i limiti dell’amministrazione penitenziaria” Firenze – “Secondo il direttore, per rendere vivibile il carcere Don Bosco di Pisa servirebbero 60 interventi di ristrutturazione o manutenzione. Da quello che ho visto stamani, il più urgente sarebbe senza dubbio quello della cucina, che presenta una situazione drammatica”. Lo ha dichiarato il garante dei detenuti della regione Toscana, Franco Corleone, a conclusione della visita nel penitenziario di Pisa, che ha compiuto insieme con il locale garante dei detenuti. “Le prescrizioni dell’Asl”, ha aggiunto, “sono puntuali, ma secondo la direzione gli interventi sull’esistente non risolverebbero i problemi, per cui sarebbe necessario smantellare l’attuale cucina e realizzarne una nuova in altri locali”. La questione della mancanza di risorse e anche la questione di un loro non corretto utilizzo torna più volte nelle parole di Corleone. “Il Don Bosco è un carcere sul quale, pur non essendo vecchissimo, pesa fortemente l’inadeguatezza delle strutture”, ha detto. “La sezione femminile, ad esempio, che ospita 11 detenute su una capienza massima di 13, hariaperto da poco dopo alcuni lavori di ristrutturazione per eliminare problemi idraulici. Ebbene, si sono mantenuti i serviziigienici aperti”, senza alcun rispetto della privacy. Aggiunge Corleone: “È l’emblema di un’amministrazione che non ha le idee chiare, che quando spende i pochi soldi a disposizione lo fa per interventi che alla fine non rispondono alle indicazioni dei regolamenti”. Un altro esempio “di uso discutibile delle risorse” è rappresentato “dall’edificio Gs1, che doveva diventare il centro clinico nazionale per i detenuti sottoposti al regime del 41bis”. L’impresa, ha spiegato il garante, “ha abbandonato i lavori per mancati pagamenti e ora ci sono ovunque materiali di risulta abbandonati e arbusti che d’estate possono rappresentare un pericolo di incendio o un rifugio per i ratti. Non so quanto sia costato questo intervento, ma adesso ci ritroviamo con una cattedrale nel deserto. Anche questo dà la misura di un’amministrazione penitenziaria cieca e irresponsabile nella chiarezza degli obiettivi e nella gestione del denaro pubblico”. Svolti solo per metà anche i lavori al centro clinico del carcere, “dove oltretutto la presenza della dirigente sanitaria è ridotta perché è oberata di incarichi”. La struttura di Pisa, ha ricordato Corleone, ospita 235 persone rispetto alla capienza massima di 216. Il30 per cento dei detenuti ha una condanna per reati di droga connessi alla legge Fini-Giovanardi. “Dovremo però approndire”, ha aggiunto, “per capire se a loro carico gravino condanne per altri tipi di reato. Comunque, anche qui come ieri a Lucca, è emerso il problema del mancato inserimento presso le comunità terapeutiche dei detenuti per reati di droga. È un problema, questo, che richiede una soluzione”. Il polo universitario, che può accogliere 16 detenuti, è frequentato soltanto da 6 o 7 persone. “È una situazione del tutto simile a quella di Prato e su questo punto serve avviare una riflessione particolare per rilanciare queste strutture”. Corleone ha ricordato che è partito il progetto per la raccolta differenziata dei rifiuti e che sono attivi, a rotazione, 40 posti per lavori domestici interni al carcere e che solo 2 o 3 persone hanno un’occupazione fuori dal penitenziario; i semiliberi sono 16, le telefonate sono con le schede “e quindi le comunicazioni sono libere” e ci sono 5 animatori, “anche se ne servirebbero di più. Ma al solito, mancano risorse. Per nuovi animatori, che magari dovrebbero essere dei Comuni e non dell’amministrazione penitenziaria, e anche per i direttori. Il carcere di Pisa, ad esempio, non ha un vicedirettore ed è un grande limite per un carcere complesso come questo”. Corleone ha aggiunto “la grande preoccupazione” per la sicurezza rispetto alle condizioni di vivibilità. “Dall’esterno, ad esempio, non possono essere introdotti né tabacchi né trucchi. Capisco che possano esserci stati episodi di introduzione in carcere di sostanze vietate, ma questo clima di soli divieti toglie libertà e, soprattutto, non responsabilizza i detenuti”. Infine, il garante ha auspicato che rientri in funzione a pieno regime la biblioteca della sezione femminile. In questa stessa sezione, inoltre, “la cucina potrebbe essere utilizzata per fare corsi o impiantare attività per fare produzioni da vendere all’esterno. Sarebbe utile, anche perché molte detenute, in prospettiva dell’uscita, devono saper affrontare al meglio i problemi di affidamento o della sospensione di affidamento dei figli. Emerge, insomma, “un limite nell’affrontare la questione degli affetti delle persone recluse”, a significare che “per molti reati sarebbero utili altre misure di pena”.

Dall’Adnkronos del 20 febbraio 2015

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Recluse, presentazione a Roma

recluse_locandina_24 febLA PENA INGIUSTA È LA PENA INSENSATA
«La detenzione crea insicurezza, crea quasi un’incapacità di vivere fuori perché alla fine questa qua non è la vita. Il carcere ti toglie l’autonomia, ti toglie la personalità»

Roma, martedì 24 febbraio, ore 18.00
Libreria Arion, via Cavour 255 (angolo via dei Serpenti)

Presentazione del libro di Susanna Ronconi e Grazia Zuffa
RECLUSE
Lo sguardo della differenza femminile sul carcere

Le autrici ne parlano con
Cecilia D’Elia, Consulente del Presidente della Regione Lazio sulle politiche di genere
Mauro Palma, Presidente del Consiglio Europeo per la cooperazione nell’esecuzione penale

Coordina Stefano Anastasia, presidente de La Società della Ragione

Letture di Maria Grazia Comunale

Le donne intervistate in questo libro chiedono di non patire altra sofferenza oltre
la privazione della libertà, di poter essere protagoniste nell’immaginare e costruire
un futuro dopo la pena, di diventare titolari di diritti

Come vivono le donne in carcere? Com’è vissuta dalle donne la lontananza dalle persone più care e dai figli? Come si sviluppano le relazioni fra donne- fra le detenute e fra le detenute e le operatrici- all’interno del carcere? Le donne sono una percentuale minoritaria dell’intera popolazione detenuta italiana, appena il 4%. Questa loro scarsa presenza, invece di garantire una migliore gestione degli istituti che le ospitano, si traduce spesso in irrilevanza, e porta con sé un’omologazione all’immagine della detenzione maschile che cancella ogni differenza di genere e ogni analisi che la includa. Eppure, la differenza femminile ha profonde influenze sulla percezione di sé e delle proprie scelte, sulla dimensione affettiva, sulle strategie personali che le donne mettono in campo per resistere all’invasività dell’istituzione carceraria. Il libro, nato da una ricerca qualitativa condotta nelle carceri di Sollicciano, Empoli e Pisa, indaga la soggettività delle donne detenute dando ad esse voce, senza assecondare visioni «patologizzanti» del reato al femminile né facili stereotipi sulla loro «debolezza».

Collana Saggi, pagine 320, prezzo 16,00. Prefazione di Stefano Anastasia, Postfazione di Franco Corleone. Con il contributo di Maria Luisa Boccia, Serena Franchi, Tamar Pitch. Il volume è stato realizzato in collaborazione con l’associazione La Società della Ragione che ha come finalità lo studio, la ricerca e la sensibilizzazione culturale sul tema della giustizia, dei diritti e delle pene http://www.societadellaragione.it

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Il fallimento del carcere 250 anni dopo Beccaria

deidelittiedellepeneRegione Toscana – Consiglio Regionale
Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Toscana
Festa della toscana 2014

DELITTI E PENA: 250 ANNI DOPO BECCARIA
Il fallimento del carcere

21-22 NOVEMBRE 2014
SANT’APOLLONIA – VIA SAN GALLO – FIRENZE

DELITTI E PENA: 250 ANNI DOPO BECCARIA
Il Convegno intende riflettere sul senso della pena, sulla funzione dell’istituzione carceraria e su nuove, possibili, prospettive sanzionatorie che riducano il ricorso alla carcerazione.
L’ambizione è quella di costruire una piattaforma capace di guardare lontano e di tracciare una riforma del sistema penale e penitenziario innovativa e credibile. L’attenuazione del sovraffollamento carcerario è certamente un primo, importante, passo, ma non risolve il problema generale ed il Convegno – a due secoli e mezzo dalla pubblicazione dell’opera Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria – vuol richiamare tutti alla responsabilità, in un momento in cui: tardano ad arrivare le nomine del Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del Garante nazionale; il percorso di superamento degli OPG in Italia appare ancora molto incerto; non è ancora stato introdotto il reato di tortura; molte persone si trovano ancora ristrette dopo la bocciatura della Fini-Giovanardi da parte della Corte costituzionale.

Il Convegno è stato organizzato in collaborazione con:
– DIPARTIMENTO DI SCIENZE GIURIDICHE DELL’UNIVERSITÀ DI FIRENZE
– FONDAZIONE GIOVANNI MICHELUCCI
L’iniziativa è realizzata nell’ambito della FESTA DELLA TOSCANA che celebra l’abolizione della pena di morte nel Granducato di Toscana (1786).

La partecipazione al Convegno darà titolo all’acquisizione dei CREDITI FORMATIVI in materia penale, riconosciuti dall’Ordine degli Avvocati di Firenze.
Info crediti: Segreteria del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Toscana.

21 NOVEMBRE 2014

ORE 09.30 PRIMA SESSIONE
SALUTI ISTITUZIONALI
Alberto Monaci Presidente del Consiglio regionale della Toscana
Enrico Rossi Presidente della Giunta regionale della Toscana
Sigfrido Fenyes Vicepresidente Ordine degli avvocati di Firenze
INTRODUZIONE
Franco Corleone Garante delle persone sottoposte a misure
restrittive della libertà personale della Toscana
RELAZIONE GENERALE
No Prison, senza se e senza ma
Massimo Pavarini Professore Ordinario di Diritto penale,
Università di Bologna

CARCERE DEI DIRITTI
INTRODUZIONE
Emilio Santoro Professore Ordinario di Filosofia del diritto,
Università di Firenze
INTERVENTI
Stefano Anastasia Ricercatore Filosofia e sociologia del Diritto,
Università di Perugia
Marcello Bortolato Magistrato di Sorveglianza di Padova
Alberto Di Martino Professore di Diritto penale, Scuola
Superiore Sant’Anna di Pisa
Antonietta Fiorillo Presidente Tribunale di Sorveglianza di Firenze
Glauco Giostra Professore Ordinario di Procedura penale,
Università La Sapienza, Roma
Eriberto Rosso Presidente della Camera Penale di Firenze

QUALE PENA
INTRODUZIONE
Luciano Eusebi Professore Ordinario di Diritto penale, Università
Cattolica di Milano
INTERVENTI
Silvia Cecchi Sostituto Procuratore presso la Procura di Pesaro
Gherardo Colombo ex-Magistrato
Michele Passione Avvocato
Carlo Renoldi Magistrato
ORE 13.30-14.30 BUFFET

ORE 14.30 SECONDA SESSIONE
IL CARCERE, LA DIGNITÀ E GLI SPAZI DELLA PENA
INTRODUZIONE
Mauro Palma Presidente del Consiglio europeo per la cooperazione nell’esecuzione penale
INTERVENTI
Carmelo Cantone Provveditore Regionale dell’Amministrazione penitenziaria della Toscana
Carla Ciavarella Direttore della CC di Nuoro e della CR di Tempio Pausania
Patrizio Gonnella Presidente della Associazione Antigone
Francesco Maisto Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bologna
Alberto Magnaghi Architetto urbanista, Professore Emerito, Università di Firenze
Corrado Marcetti Direttore della Fondazione Michelucci
Leonardo Scarcella Architetto, Responsabile tecnico del Ministero della Giustizia
Mario Spada Architetto urbanista, coordinatore della Biennale dello spazio pubblico
Maria Stagnitta Presidente di Forum Droghe
Luca Zevi Architetto
Grazia Zuffa Psicologa, componente del Comitato Nazionale di Bioetica
ORE 17.30 SPAZIO DIBATTITO E DISCUSSIONE

22 NOVEMBRE 2014

ORE 09.30 INIZIO LAVORI
INTRODUZIONE
Livio Ferrari Giornalista, scrittore e cantautore, promotore del
Manifesto No Prison

ATTUALITÀ E PROSPETTIVE DELL’ABOLIZIONISMO
SESSIONE INTERNAZIONALE
INTRODUZIONE
Giuseppe Mosconi Professore Ordinario di Sociologia del diritto, Università di Padova
INTERVENTI
Erich Schops Anvp di Parigi
Sebastian Scheerer Professore Emerito di Criminologia, Università di Amburgo
David Scott Senior lecturer in Criminology, Liverpool John Moores University

ORE 11.30 VERSO GLI STATI GENERALI DEL CARCERE
SINTESI DELLE SESSIONI DI LAVORO PRECEDENTI

ORE 12.00 TAVOLA ROTONDA
L’UTOPIA CONCRETA
MODERA
Laura Zanacchi Redattrice di “Fahrenheit” e curatrice di “Dei delitti e delle pene. 250 anni dopo Beccaria”, Rai Radio 3
PARTECIPANO
Guido Calvi Avvocato
Francesco Cascini Magistrato, Vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
Donatella Ferranti Presidente Commissione Giustizia Camera dei Deputati
Pier Giorgio Morosini Componente del CSM
Andrea Pugiotto Professore Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Ferrara
ORE 13.30 CONCLUSIONI
ORE 14.00 FINE LAVORI E BUFFET

É STATO INVITATO IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA ANDREA ORLANDO

DAL MANIFESTO “NO PRISON”

[…] Con l’avvento dell’era moderna, la società occidentale ha ritenuto che la pena privativa della libertà – cioè il carcere – avesse sia la virtù di minimizzare la sofferenza della reazione penale, sia la capacità di intimidire i potenziali violatori dal delinquere, nonché di educare i condannati a non recidivare.
[…] I dati di questo fallimento sono davanti agli occhi di tutti coloro che intendono il vero senza pregiudizi ideologici: il carcere non solo tradisce la sua mission preventiva, cioè non produce sicurezza dei cittadini nei confronti della criminalità, ma nel suo operare viola sistematicamente i diritti fondamentali.[…]
La prigione, sempre ed ovunque, viola i diritti fondamentali e compromette gravemente la dignità umana dei condannati. Certo: non tutte le carceri sono uguali sotto il profilo del rispetto dei diritti dei detenuti. […] Ma non esiste esempio storico di un carcere capace di limitare la sofferenza del condannato a quella sola che consegue alla privazione della libertà personale.[…]
Il riformismo penitenziario può oggi giustificarsi solo in una strategia di riduzione del danno. Si può, se lo si vuole, limitare quantitativamente le pene detentive; si può, se lo si vuole, contenere la sofferenza del carcere. […] Ma così operando non si converte il fallimento carcerario in successo. Anche il carcere migliore è nella sostanza inaccettabile. […]
Liberarsi dalla necessità del carcere perché pena inutile e crudele non comporta affatto rinunciare a tutelare il bene pubblico della sicurezza dalla criminalità. Anzi: per il solo fatto di rinunciare al carcere si produce più sicurezza dal pericolo criminale, stante che il carcere è fattore criminogeno esso stesso. Una società senza prigioni è più sicura, come più sicura è una società senza pena di morte. […]
La risposta al delitto non può che essere un intervento volto ad educare ad una libertà consapevole attraverso la pratica della libertà. Questa deve essere la regola. […] Nei limitati casi in cui questo non sia immediatamente possibile, solo eccezionalmente, si possono prevedere risposte di tipo custodiale nei confronti della criminalità più pericolosa, ma in quanto extrema ratio a precise condizioni. […]
Per superare la cultura della pena e del carcere e riportare le persone che hanno violato la legge alla legalità ed al rispetto delle regole è assolutamente necessario che anche le regole siano rispettose delle persone! Dalle persone non possiamo pretendere cose anche giuste ma in modo ingiusto!

Per informazioni:

UFFICIO DEL GARANTE DELLE PERSONE SOTTOPOSTE A MISURE RESTRITTIVE
DELLA LIBERTÀ PERSONALE DELLA TOSCANA
Via de’ Pucci, n°4 – 50122 Firenze
Segreteria organizzativa:
EMANUELAMASOLINi – telefono: 055.2387806
email: e.masolini@consiglio.regione.toscana.it
KATIA PONETI – telefono: 055.2387814
email: k.poneti@consiglio.regione.toscana.it
FABIO PRATESi – telefono: 055.2387802
email: f.pratesi@consiglio.regione.toscana.it

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I miei articoli

Gratteri, il carcere del lavoro forzato

nicola-gratteriA leg­gere i reso­conti dell’intervento svolto dal pro­cu­ra­tore aggiunto di Reg­gio Cala­bria Nicola Grat­teri il 5 giu­gno davanti alla Com­mis­sione diritti umani del Senato sull’applicazione del regime peni­ten­zia­rio per gli appar­te­nenti ai ver­tici delle orga­niz­za­zioni mafiose, si tira un sospiro di sol­lievo per lo scam­pato peri­colo di avere que­sto pub­blico mini­stero mini­stro della giustizia.

L’analisi di Grat­teri sul fun­zio­na­mento del 41bis è stata dav­vero a tutto campo. Ha con­te­stato la distri­bu­zione dei 750 dete­nuti in regime di car­cere duro in 12 isti­tuti, con i rischi di inter­pre­ta­zioni diverse da parte dei diret­tori delle norme e ha indi­vi­duato la solu­zione nella costru­zione di 4 nuovi car­ceri dedi­cati allo scopo con 4 diret­tori specializzati.

Grat­teri si è doman­dato anche la ragione della chiu­sura negli anni novanta delle car­ceri di Pia­nosa e dell’Asinara, auspi­cando la loro ria­per­tura con que­sta desti­na­zione. La man­canza di memo­ria sto­rica è dav­vero una male­di­zione, per­ché attri­bui­sce scelte moti­vate e dibat­tute a pura casua­lità o super­fi­cia­lità.
Va ricor­dato che la scelta di chiu­dere le car­ceri spe­ciali fu dovuta al rifiuto dove­roso da parte dello stato demo­cra­tico di sop­por­tare con­di­zioni di vio­lenza inau­dita e di gestioni para­noi­che da parte di diret­tori imme­de­si­mati nella parte di ven­di­ca­tori e aguz­zini. Si vuole tor­nare a quella pra­tica di tor­tura appena ora che l’Italia ha evi­tato una con­danna defi­ni­tiva per vio­la­zione dell’art. 3 della Con­ven­zione dei diritti umani da parte della Cedu per trat­ta­menti cru­deli e degra­danti? Va rico­no­sciuto al pro­cu­ra­tore anti ‘ndran­gheta di avere pro­po­sto una dimi­nu­zione dei dete­nuti a regime spe­ciale a 500 per una appli­ca­zione seria affi­data al Gom, il reparto spe­cia­liz­zato della Poli­zia Peni­ten­zia­ria, poten­ziando i con­trolli anche durante i col­lo­qui. Infatti “nel momento in cui c’è un col­lo­quio biso­gna guar­dare la mimica fac­ciale, i segni che il dete­nuto fa ai parenti con brac­cia e mani”.

A que­sto pro­po­sito il pro­cu­ra­tore ha invi­tato il legi­sla­tore ad inter­ve­nire su un vuoto enorme, cioè il caso della moglie del dete­nuto che è anche avvo­cato, per­ché in quel caso il col­lo­quio non si può regi­strare. Non è chiara la solu­zione pro­po­sta: obbli­gare a cam­biare avvo­cato (comun­que i col­lo­qui non sareb­bero regi­strati) o a divor­ziare? Nell’incertezza si legge anche che alla man­canza di per­so­nale esperto si può ovviare con il tra­sfe­ri­mento di mili­tari dell’esercito ade­gua­ta­mente for­mati e comun­que dimi­nuire il numero sovrab­bon­dante di agenti della poli­zia peni­ten­zia­ria pre­senti in via Are­nula, la sede del mini­stero della giustizia.

Il cul­mine dello slan­cio rifor­ma­tore si è espresso sulla que­stione del lavoro per i dete­nuti. “Io sono per i campi di lavoro, non per guar­dare la tv. Chi è dete­nuto sotto il regime del 41 bis col­tivi la terra se vuole man­giare. In car­cere si lavori come tera­pia rie­du­ca­tiva. Occorre farli lavo­rare come rie­du­ca­zione, non a paga­mento. Se abbiamo il corag­gio di fare que­sta modi­fica, allora ha senso la rie­du­ca­zione. Farli lavo­rare sarebbe tera­peu­tico e ci sarebbe anche un recu­pero di imma­gine per il sistema”.

Ci vor­rebbe dav­vero un bel corag­gio a fare strame delle norme peni­ten­zia­rie euro­pee, delle sen­tenze della Corte Costi­tu­zio­nale, della legge Smu­ra­glia e della riforma peni­ten­zia­ria del 1975, peg­gio­rando addi­rit­tura il Rego­la­mento di Alfredo Rocco del 1932! Nei reso­conti dell’audizione non si leg­gono le rea­zioni dei commissari.

Il silen­zio gla­ciale appare la rispo­sta ade­guata. Di fronte a simili derive è il caso che il mini­stro Orlando avvii subito le pro­ce­dure per la nomina del garante nazio­nale dei diritti dei detenuti.

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Alice, la guardia e l’asino bianco

alice-laguardia-ilmareAlice, la guardia e l’asino bianco

Racconti delle detenute di Sollicciano

Venerdì 7 marzo, ore 17,30
Museo di antropologia, Palazzo Nonfinito – via del Proconsolo 12

Saranno presenti:
Guido Chelazzi, Presidente del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze
Oreste Cacurri, Direttore della Casa Circondariale di Sollicciano
Franco Corleone, Garante dei detenuti della Regione Toscana
Monica Sarsini, curatrice del libro e insegnate di scrittura del carcere
Jacopo Forconi, Presidente dell’Arci, Comitato Territoriale di Firenze
Alcune detenute, autrici del libro

Omaggio muiscale di Massimo Altomare

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In Primo Piano Le carceri

Carcere. Serve una sessione parlamentare straordinaria.

Appello-3leggiE’ stata pubblicata sabato sul settimanale LEFT la lettera aperta delle Associazioni che hanno dato vita al comitato promotore delle #3leggi su Tortura, Carcere e Droghe rivolta al Ministro della Giustizia e ai Parlamentari della Repubblica Italiana.

Dopo l’attenzione istituzionale e mediatica sul carcere, prima grazie al messaggio del Presidente della Repubblica, e poi per il caso “Ligresti” pare infatti tornato il silenzio sulla drammatica situazione nelle nostre prigioni. Nel testo le associazioni ricordano che entro la primavera del 2014 l’Italia dovrà non solo dar vita ad “un organismo terzo di garanzia nei luoghi di detenzione” ma soprattutto “dare alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che è pronta a condannare per tortura l’Italia e a risarcire migliaia di detenuti per il trattamento subito nelle nostre carceri sovraffollate”.

Vista l’urgenza umanitaria, sociale e politica determinata dall’inazione di Governi e Parlamenti che si sono succeduti negli anni, sono state depositate alla Camera dei Deputati quattro proposte di legge (PdL Camera 1799/1800/1801/1802 a prima firma Coccia, Migliore, Raciti e Scalfarotto) che riprendono le proposte di iniziativa popolare e contengono “provvedimenti seri ed efficaci” per risolvere in modo duraturo il problema del sovraffollamento carcerario.

Le Associazioni propongono “un cambio radicale della legislazione sulle sostanze stupefacenti per smettere di reprimere i consumatori e far uscire i tossicodipendenti dal carcere; politiche di decongestionamento delle carceri a partire dall’abrogazione della legge Cirielli sulla recidiva, da un minore uso della custodia cautelare e dalla depenalizzazione di tutto ciò che riguarda l’immigrazione; l’introduzione del delitto di tortura nel codice penale; l’istituzione del Garante nazionale dei diritti dei detenuti”. Per questo propongono di “finirla con gli interventi retorici o le polemiche strumentali” e avviare una sessione parlamentare straordinaria sulle carceri che permetta di incardinare ed approvare in tempi brevi “riforme che durino nel tempo” come quelle contenute nelle #3leggi.

Sul testo della lettera aperta è stata inoltre avviata in queste ore una raccolta di adesioni on line reperibile all’indirizzo www.3leggi.it/sessioneparlamentare