Presentazione del libro a cura di Franco Corleone e Andrea Pugiotto
VOLTI E MASCHERE DELLA PENA
Opg e carcere duro, muri della pena e giustizia ripartiva
Bologna, venerdì 9 maggio, ore 14.30
Fondazione Forense Bolognese, Sala di Via del Cane, 10/a
GLI AUTORI NE PARLANO CON
Avv. Desi Bruno, Garante Regionale Emilia Romagna delle persone private della libertà personale
Prof. Avv. Nicola Mazzacuva, Università di Bologna, Presidente della Camera Penale di Bologna
Prof. Avv. Massimo Pavarini, Università di Bologna
PRESIEDE
Avv. Alessandro Valenti, Vicepresidente Camera penale di Bologna
La posta in gioco, in termini di civiltà giuridica, è enorme. La crisi della giustizia e lo stato delle carceri richiedono riforme strutturali non più procrastinabili. È tempo di rifiutare la logica dell’emergenza
e di imboccare la strada della ragione. Così una legge di amnistia e di indulto costituirebbe un efficace volano per superare la situazione di prepotente urgenza. Bisogna riprogettare lo spazio e il senso della pena, chiudere definitivamente gli ospedali psichiatrici giudiziari, modificare il regime del 41-bis, formulare pene alternative. E abolire l’ergastolo.
Un’iniziativa promossa dalla Fondazione Forense Bolognese con la collaborazione della Scuola Territoriale Camera Penale di Bologna “Franco Bricola”, della Scuola Superiore di Studi Giuridici di Bologna, della Cattedra di Diritto penitenziario, della Cattedra di Diritto costituzionale e Diritti fondamentali e, infine, della Facoltà di Giurisprudenza nell’Università di Bologna.
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Il sovraffollamento carcerario è strutturale e sistemico e tale resterà anche dopo il decreto legge voluto dalla Guardasigilli Cancellieri, in larga misura svuotato dalle Camere in sede di conversione: si è perduta l’occasione per fare ciò che andava fatto, ad esempio intervenire sulla legge Fini-Giovanardi. Il rischio è che questa prepotente urgenza releghi in un cono d’ombra altri momenti critici della pena e della sua esecuzione. Come un riflettore, il volume illumina a giorno alcune di queste zone buie: la pena nascosta negli ospedali psichiatrici giudiziari, con l’internamento del “reo folle”; la “tortura democratica” che si realizza con la pena estrema del carcere duro ex art. 41-bis; la pena insensata se la sua esecuzione è solo inumana retribuzione e non l’occasione per una giustizia riparativa; la pena “murata” dentro istituti penitenziari progettati non per integrare ma per escludere dal tessuto urbano e sociale. Per la Costituzione la pena è solo perdita di libertà personale, non anche di dignità e di speranza. La politica penitenziaria in Italia è stata capace solo di pensare all’edificazione di nuove carceri o all’ampliamento di quelle esistenti. E il Parlamento tace, nonostante la Corte di Strasburgo, con la sentenza Torreggiani, ci abbia perentoriamente chiamato a dare una risoluzione rapida ed effettiva al problema. Contributi di: Stefano Anastasia, Sebastiano Ardita, Roberto Bin, Desi Bruno, Stefano Caracciolo, Nils Christie, Gherardo Colombo, Franco Corleone, Maria Antonietta Farina Coscioni, Alessandro Massarente, Daniele Negri, Mauro Palma, Andrea Pugiotto, Maria Sacco, Paolo Veronesi.