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Droghe e tossicodipendenza. Il proibizionismo alla prova dei fatti

Magistratura Democratica|Forum Droghe|Gruppo Abele|NarcoMafie
con il patrocinio della Provincia di Roma

Droghe e tossicodipendenza
Il proibizionismo alla prova dei fatti

Roma, 10-11 giugno 2011
Sala della Pace “Giorgio La Pira” – Palazzo della Provincia – Via IV Novembre, 119/A – Roma

Programma

VENERDÌ 10 GIUGNO 2011

ore 9.00: Saluto e introduzione ai lavori
Cecilia D’Elia, Vicepresidente della Provincia di Roma
Luigi Marini, presidente di Magistratura democratica.

prima sessione
Le droghe nel mondo

ore 9.30: Le convenzioni internazionali e le politiche globali.
Grazia Zuffa, Fuoriluogo
Alessandro Donati, consulente WADA (agenzia sulle sostanze dopanti)

ore 10.10: Produzione e traffico in America Latina ed Europa. Le false piste del crimine organizzato.
Giovanni Melillo, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Napoli.
Mónica Cuñarro, Fiscal e professora all’università de Buenos Aires.

ore 10.50: Indirizzi alternativi alla war on drugs: il caso della Commissione latino americana su Droghe e Democrazia.
Amira Armenta, Transnational Institute di Amsterdam.

Ore 11.20: La questione delle droghe illecite: strategie di contrasto della povertà in Brasile.
Rubens Roberto Casara, magistrato – Brasile

ore 12.30: Dibattito

seconda sessione
La risposta tradizionale alle dipendenze: repressione penale, carcere. Esperienze a confronto

ore 15.00: – La legislazione in materia di stupefacenti, l’abuso della risposta giudiziaria e gli effetti sul carcere.
Giuseppe Cascini, magistratura democratica.
Martin Vazquez Acuna, giudice del Tribunale Orale penale Nº1 della città Autonoma Nº 1.

ore 15.45: – La pena per i tossicodipendenti nell’esperienza italiana e latino-americana. L’impatto delle politiche di controllo della “narcocriminalità” nei confronti delle donne. Tensioni con il diritto antidiscriminatorio.

Graciela Julia Angriman, Juzgado en lo Correccional No. 5 Departamento Judicial de Moron, Provincia de Buenos Aires. Argentina.
Emilio Santoro, sociologo del diritto, Università di Firenze

ore 16.30: – Le misure alternative per i tossicodipendenti nell’esperienza italiana.
Claudio Sarzotti, Antigone

ore 17.15: – Il caso Italia a cinque anni dalla nuova legge.
Carlo Renoldi, magistratura democratica.

ore 17.30: dibattito

SABATO 11 GIUGNO 2011

terza sessione
Appunti per una risposta alternativa al panpenalismo.

ore 9.00:- Politiche penali, politiche sanitarie, controllo sociale. Le politiche nei confronti dei consumatori: sicurezza vs prevenzione.
Riccardo De Facci, responsabile del settore dipendenze del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza.
Mónica Cuñarro, Fiscal e professora all’università de Buenos Aires.

ore 9.45: – Le nuove frontiere di riduzione del danno in carcere e la tutela della salute dei consumatori detenuti.
Alessandra Cerioli, presidente della Lila
Martin Vazquez Acuna, giudice del Tribunale Orale penale Nº1 della città Autonoma Nº 1.

ore 10.30: – Città, politiche delle droghe e politiche securitarie.
Grazia Zuffa, Fuoriluogo

ore 11.15: – Presentazione del documento finale dei lavori.
coordina:
Francesco Maisto, presidente del Tribunale di sorveglianza di Bologna.

Ne discutono
Franco Corleone, Forum droghe.
Leopoldo Grosso, Gruppo Abele
Stefano Anastasia, Antigone
Rubens Roberto Casara, magistrato – Brasile
Martin Vazquez Acuna, giudice del tribunal oral – Argentina.

ore 12.15: -Conclusioni
Piergiorgio Morosini, Segretario generale di magistratura democratica.

Aderiscono all’iniziativa:
Antigone; CNCA (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza); Il coordinamento dei Garanti dei diritti dei detenuti; La Società della Ragione; Fondazione Michelucci

Note organizzative:
La sera del 10 giugno: elaborazione e discussione di un documento tra i magistrati
Con la collaborazione di Apdes; Fondazione Basso; Provincia di Roma

per informazioni:
Tiziana Coccoluto – tiziana.coccoluto@giustizia.it (tel 3474929619)
Carlo Renoldi – carlo.renoldi@giustizia.it (tel. 3804699075)

(via fuoriluogo.it)

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I miei articoli

Timau, il cimitero che ci parla della vita

Viene presentato oggi alle 15 a Timau, nella sala del museo della Grande Guerra, il libro “Il recinto della memoria”, curato da Federico Mentil, che documenta in testi e immagini il lavoro di recupero del vecchio cimitero di Timau e consente di ricostruire situazione demografica e vita quotidiana di Timau e Cleulis. Riportiamo in questa pagina alcuni stralci del libro, tratti dal testo dell’ex parlamentare e sottosegretario Franco Corleone, già consigliere provinciale a Udine, che con Timau ha un profondo legame familiare.

Ho un legame forte e antico con il cimitero di Timau, che si trova nel territorio di Casali Sega, la borgata dei miei nonni e dove dieci anni fa con mia moglie decidemmo di acquistare e ristrutturare una grande casa, chiamata patrul dal nome della gens dei proprietari. Mia madre morì dove era nata e ancora oggi, dopo più di cinquantacinque anni, rivedo le immagini del funerale dalla chiesa del paese fino alla sepoltura.
Da bambino, per consuetudine, ero presente a Timau con mio padre nella ricorrenza “dei morti”, a novembre. Ricordo la processione che toccava prima il cimitero vecchio e poi il nuovo: i due luoghi erano ancora legati perché i vivi avevano congiunti da visitare nei due camposanti. Si camminava con le candele in mano e si raggiungeva il cimitero nuovo passando attraverso un sentiero nei prati.
Con il tempo, il cimitero dismesso fu progressivamente trascurato e destinato all’abbandono e all’incuria, nonostante fosse la testimonianza di uno dei più significativi cimiteri di montagna. Nel 2000 sollevai il problema del degrado di un luogo della memoria particolarmente caro agli abitanti e ricco di storia e, grazie a diverse sollecitazioni, fu deciso il finanziamento di 150.000 euro per il recupero conservativo utilizzando i fondi dell’otto per mille.
Nel frattempo, nel 2002, era stato pubblicato un importante volume di analisi e riflessione sul tema dei cimiteri di montagna a partire da una ricerca fotografica in Carnia a cura del Circolo culturale fotografico carnico. La presentazione a Paluzza avvenne il 23 agosto e quel giorno Adriano Sofri dedicò all’avvenimento la sua rubrica su Il Foglio. Scriveva: ”Un libro così bello, e fotografie così nostalgiche, che vorrei essere lì, vivo o morto”. E aggiungeva: ”Nei bei testi che accompagnano le foto (di Dino Zanier, Patrizia Gridei, Adriana Stroili, Marina Giovannelli, Giorgio Ferigo, Marica Stocco, Romano Martinis) ho trovato la storia e l’immagine del bambino cui il padre emigrante aveva portato da New York un vestito alla marinara. Così, nel cimitero di Paluzza, il morto bambino che probabilmente non vide mai il mare sta dritto nel suo abito di marinaretto dal 1929. Bellissimi sono i cimiteri dismessi, come quello di Timau, dove sono cresciuti gli alberi e la macchia sopra le lapidi inselvatichite”.
Nel novembre 2005 dedicai il paginone speciale del periodico L’Arco in cielo al progetto di recupero del cimitero storico di Timau-Cleulis curato da Federico Mentil e Gaetano Ceschia.
Finalmente nel 2010 – la lunghezza del tempo trascorso dà l’idea delle difficoltà della realizzazione – si può ragionare su come quel luogo rivisitato con estrema discrezione, possa tornare ad essere un luogo frequentato, capace di raccontare attraverso le lapidi antiche la vita, la storia, la cultura del paese e divenire una sorta di museo all’aperto, sede di incontri e di scambi. (…)
La storia crea occasioni e relazioni inaspettate. Tutti conosciamo la vita e le opere dei fratelli Rosselli. Carlo, il politico, autore di “Socialismo liberale”, fondatore di Giustizia e Libertà e Nello, lo storico, autore delle fondamentali biografie di Pisacane e di Mazzini e Bakounine. Ma essi erano i “Fratelli minori”, secondo la metafora usata dalla madre Amelia in un libro apparso nel 1921. Il figlio maggiore, Aldo, era morto combattendo sul Pal Piccolo nel 1916. Alessandro Levi in un libro intitolato Ricordi dei fratelli Rosselli, rievoca il coraggio, onorato con una medaglia al valore, del giovane sottotenente impegnato in Carnia dove la lotta era sempre più aspra e testimonia: ”Ed è proprio la tomba di Aldo, nel piccolo cimitero di guerra di Timau, che sembra un nido incrostato alle rocce, quella tomba del figlio sotto l’alta montagna, alla quale la mamma va in pellegrinaggio”.
Amelia Rosselli andò tante volte, con l’uno o con l’altro dei figli minori nel ”nostro Timau, così piccolo e così nostro!”. Nel 1918 Amelia Rosselli fondò addirittura una piccola biblioteca presso la scuola elementare di Timau, “Piccolo villaggio ai piedi del Pal Piccolo dove il mio Aldo cadde combattendo”, come scrisse in una nota da archivio. Amelia Rosselli rimase in contatto per lungo tempo con il direttore della scuola, il maestro Di Centa. E’ un peccato che questa vicenda (per quanto è a mia conoscenza) non sia stata coltivata, studiata e ricordata, come meritava. L’occasione della riflessione sul vecchio cimitero di Timau permette di porre rimedio, almeno in parte, a questa perdita di memoria e a prendere l’impegno di promuovere una ricerca con le testimonianze, i ricordi e i documenti ancora reperibili.

(da Il Gazzettino, edizione di udine, del 28 maggio 2011)

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I miei articoli

Il disperato commercio di Calderoli

Povero Bossi! E’ ridotto a dare del matto a Pisapia sperando di tenere assieme una barca che affonda non per opera sua e senza avere una zattera per ripensare una strategia alternativa. Così dà man forte al carnevale delle proposte offensive per i cittadini milanesi come l’abolizione dell’ecopass, la cancellazione delle multe (variante ambrosiana del condono edilizio per Napoli) e il miraggio di una città esentasse.
Quello che è stupefacente nella destra italiana è la capacità truffaldina di presentarsi agli elettori come se fosse sempre all’opposizione, come se non fosse al governo di Milano (e della Regione) da venti anni. Demagogia e propaganda rappresentano la cifra di una mistificazione continua, che la rivoluzione gentile di Giuliano Pisapia ha finalmente smascherato.
Anche il ministro Calderoli ha offerto la sua proposta di maleodorante voto di scambio: turatevi il naso, votate la Moratti e vi daremo due ministeri. Insomma le donne e gli uomini eredi dell’Illuminismo trattati come i seguaci di Scilipoti.
Certo occorrerebbe chiedere conto all’inventore del Porcellum perché il suo Governo non ha messo nell’agenda politica la riforma del Senato federale, ad esempio.
Ma vale comunque la pena discutere del merito della proposta che potrebbe inserirsi, se fosse fatta non strumentalmente, nel dibattito sui 150 anni dell’Unità d’Italia per altro troppo generico e povero.
Proprio Giuseppe Mazzini inchiodato nella oleografia come l’intransigente teorico dell’Unità d’Italia e di Roma Capitale, nel 1861 non solo esprimeva una dura critica alla logica di un “Piemonte ingrandito” ma addirittura proponeva una struttura decentrata delle Istituzioni. Mazzini paventava una burocrazia concentrata in una sola grande città tentacolare e ipotizzava la ripartizione delle varie manifestazioni della vita nazionale oggi accentrate in una sola Metropoli tra le diverse città capoluoghi delle Regioni. E aggiungeva:” Non vedo perché non si collocherebbe in una sede la Magistratura superiore, in un’altra l’Università nazionale, in una terza l’Ammiragliato, in una quarta l’Istituto Centrale di Scienze e d’Arti, e così via. Il telegrafo elettrico (oggi diremmo internet, ndr.) sarebbe in tempi normali, vincolo d’unità sufficiente; e in tempi di guerra o pericoli gravi sarebbe facile l’accentramento. A Roma basterebbe la Rappresentanza Nazionale, il sacro nome, e lo svolgersi provvidenziale dall’alto dei suoi colli della sintesi dell’Unità morale Europea”.
Se si volesse attualizzare la proposta ci si dovrebbe riferire al Consiglio Superiore della Magistratura, all’ Istat, al Cnel, al CNR, ad esempio.
Massimo Scioscioli nel suo volume “Giuseppe Mazzini, i principi e la politica” sottolinea che questa impostazione era già stata manifestata nel 1849, l’anno della straordinaria esperienza della Repubblica Romana la cui Costituzione affermava i principi fondamentali della democrazia e che ebbe come difensori Carlo Pisacane, Giuseppe Garibaldi e giovani come Goffredo Mameli.
Come si capisce dalla proposta di Mazzini, non si trattava di mettere in atto un mercato delle vacche ma di coinvolgere nella costruzione di un Paese le realtà più diverse, creando un sentimento di fratellanza del Popolo fondato sull’alleanza dei Comuni e con una significativa ispirazione all’Europa.
Tutto il contrario della spinta fondata sull’egoismo e sul razzismo dell’orgia federalista e della ubriacatura devoluzionista di questa troppo lunga stagione che non ha nulla a che fare con il pensiero razionale di Cattaneo.
La crisi del regime berlusconiano mette in pericolo la stessa convivenza dell’Italia; la ricostruzione del tessuto morale del Paese può partire riscoprendo le radici serie della Repubblica in vista di un patto sociale animato dalla solidarietà.

Franco Corleone

Articolo pubblicato da Terra il 24 maggio 2011

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Le carceri Rassegna Stampa

Garante: “La procura indaghi sulla mancata nomina”

Garante: “La procura indaghi sulla mancata nomina”
Esposto dei penalisti fiorentini: da un anno e mezzo doveva esserci il nuovo Garante regionale per i diritti dei detenuti
di FRANCA SELVATICI per Repubblica.it

Il 19 novembre 2009 il Consiglio regionale toscano ha approvato la legge istitutiva del Garante regionale per i detenuti. A distanza di un anno e mezzo il Consiglio non lo ha ancora nominato. Perciò ieri il direttivo della Camera penale fiorentina ha depositato un esposto nel quale si chiede alla procura di verificare urgentemente se questo incomprensibile ritardo non integri gli estremi del reato di omissione o rifiuto di atti di ufficio. Gli avvocati penalisti ricordano in particolare che la figura del Garante è essenziale per assicurare ai detenuti le prestazioni inerenti al diritto alla salute.
Il 14 dicembre scorso il presidente della Camera penale fiorentina, professor Giovanni Flora, e l’avvocato Michele Passione, membro del direttivo e dell’Osservatorio nazionale sulle carceri delle Camere penali, hanno scritto al Consiglio regionale segnalando la condizione gravissima in cui versano i detenuti nelle carceri toscane e sollecitando la nomina del Garante. Non avendo ricevuto risposta, si sono messi in contatto telefonico con il presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci, attraverso il capo di gabinetto dottor Burresi, e lo hanno incontrato due volte, ricevendo l’assicurazione che il Garante sarebbe stato nominato entro il primo aprile. Ciò non è avvenuto.

Nel frattempo la situazione nelle carceri è sempre più allarmante. Il Garante dei detenuti del Comune di Firenze, Franco Corleone, ha recentemente denunciato che nel solo carcere di Sollicciano nel 2010 sono stati registrati oltre 900 casi di autolesionismo e 200 tentativi di suicidio. A Sollicciano la popolazione carceraria è di quasi 1000 detenuti contro una capienza di 500.

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In Primo Piano Le carceri Rassegna Stampa

Lo sciopero dei direttori

CARCERE. Nella sola Toscana, otto istituti di pena sono senza guida. Scoperti altri uffici dell’amministrazione. Una situazione che ha portato i responsabili delle strutture a incrociare le braccia per tutto il mese di maggio.

E’ scattato lo sciopero nelle carceri della Toscana. Stavolta non si tratta solo di un problema legato al sovraffollamento o alla carenza di personale di polizia penitenziaria. No, a far sentire la loro voce non sono né i detenuti né i lavoratori appartenenti al corpo. A scioperare da tre giorni (e così sarà per tutto il mese di maggio) sono invece i loro direttori. Infatti mancano i dirigenti. E soprattutto manca un contratto collettivo. La conseguenza di tutto questo porta a una condizione paradossale: ad oggi, in Toscana, ci sono ancora otto carceri senza direttore. Livorno, Gorgona, Massa Marittima, Pistoia, San Gimignano, l’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo, Massa e Gozzini. Ecco, queste sono le strutture che non hanno un dirigente.

Se poi aggiungiamo che sono scoperti anche diversi uffici per l’esecuzione penale esterna (Uepe) e ben dodici posti di dirigente al provveditorato regionale, si capisce il livello di drammaticità del mondo carcerario toscano. «Lo sciopero – spiega Franco Corleone, coordinatore dei garanti territoriali e garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze – interesserà tutte le prestazioni che ricadono fuori dal normale orario di lavoro». Corleone manifesta inoltre solidarietà «per chi difende il proprio lavoro e i propri diritti» e chiede che «il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria risponda immediatamente alle giuste richieste e trovi una soluzione per la copertura dei posti vacanti».

Mentre per il Lisiapp (sindacato del corpo di polizia penitenziaria) «urgono misure urgenti e una riforma dell’intero personale penitenziario attraverso l’istituzione di ruoli tecnici del corpo». Massimiliano Andreoni, educatore in carcere da quasi 25 anni, sottolinea la disattenzione «delle amministrazioni nazionali e regionali. Nell’interesse di tutti, per far sì che il carcere assuma davvero quella funzione educativa e rieducativa che la nostra carta costituzionale sancisce, occorre investire le nostre migliori risorse: idee, denaro, tempo».

Gianluca Testa (Comunicare il sociale) direttore VolontariatOggi.info su Terra del 4 maggio 2011

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Agenda

Ventennale di Antigone

In occasione del ventennale dell’associazione Antigone

Giovedì 19 maggio
ore 14.30 – 19
Università di Roma Tre
Facoltà di Giurisprudenza
Aula 2 – piano terra
Via Ostiense 161 – Roma

ESECUZIONE DELLA PENA, TITOLARITÀ DEI DIRITTI E STRUMENTI DI TUTELA

Saluti di Massimiliano Smeriglio Assessore Provincia di Roma

Presiede Patrizio Gonnella

RELAZIONI
Stefano Anastasia: Difesa civica, prevenzione e tutela non giurisdizionale
Mauro Palma: Limiti sovranazionali alle forme della punizione legale
Marco Ruotolo: I residui di libertà dei detenuti nella giurisprudenza costituzionale

ESPERIENZE
Fiorentina Barbieri: Lo sportello a Rebibbia
Franco Corleone: I Garanti locali nella tutela dei diritti dei detenuti
Susanna Marietti e Gianni Torrente: L’esperienza dell’Osservatorio di Antigone
Angiolo Marroni: I Garanti regionali nella tutela dei diritti dei detenuti
Emilio Santoro: L’esperienza de L’altro diritto
Simona Filippi: L’esperienza del Difensore civico di Antigone

INTERVENTI PROGRAMMATI
Giuseppe Mosconi, Carmelo Cantone, Francesco Cascini, Alessandro De Federicis, Giovanni Tamburino

Conclusioni Luigi Ferrajoli


Venerdì 20 maggio
ore 09.00
Camera dei Deputati, Palazzo S. Macuto
Sala del Refettorio
Via del Seminario 76 – RomaGIUSTIZIA, SICUREZZA, CARCERI
GLI ULTIMI VENT’ANNI ITALIANI

Vent’anni di politiche della sicurezza

Introduce e coordina Patrizio Gonnella

Loïc Wacquant The Return of the Prison and how to Stop it
Ne discutono Massimo Pavarini, Tamar Pitch, Claudio Sarzotti

Interviene Franco Ionta

Vent’anni di politiche della giustizia
Introduce e coordina Stefano Anastasia
Dialogo tra Beppe Cascini, Eligio Resta, Valerio Spigarelli

Conclude Mauro Palma

Per partecipare è necessario comunicare il proprio nominativo entro il 18 maggio a:
segreteria@associazioneantigone.it, tel. 0644363191, 3395889039
I giornalisti possono accreditarsi personalmente allo 0667602125
Per gli uomini è richiesta la giacca