Emergenza carcere, in via Spalato a Udine più di 200 detenuti
Sono il doppio rispetto alla capienza massima prevista. La denuncia del Garante per i diritti ai detenuti: «La repressione colpisce solo i più deboli»
di Davide Lessi
UDINE. Celle per due persone che ospitano fino a sei detenuti, tossicodipendenti in aumento (lo è ormai più di un carcerato su tre) mentre cala l’uso delle misure alternative. Che sia il Regina Coeli di Roma o la casa circondariale udinese di via Spalato poco cambia. «La situazione continua ad essere d’emergenza», denuncia Maurizio Battistutta, il garante per i diritti dei detenuti del Comune di Udine. Che spiega: «Abbiamo una capienza di 106 persone ma a fine anno ce ne erano 203. Praticamente il doppio. E i numeri non sono migliori nelle altre strutture regionali».
Al 31 dicembre 2012 si contavano 274 carcerati a Tolmezzo (capienza 220), 235 a Trieste (su 155 posti), 81 a Pordenone (sui 68 tollerabili), 49 a Gorizia (anziché 30). «I numeri sono agghiaccianti», commenta il presidente dell’associazione “La società della ragione” Franco Corleone, intervenuto ieri mattina all’osteria Da Pozzo per la presentazione del quarto libro bianco sulla legge Fini-Giovanardi. Dati che denunciano un’emergenza sociale a cui nemmeno il recentissimo decreto Cancellieri riuscirà a porre freno. «Secondo le cifre fornite dal ministero in Italia ci sono 66 mila detenuti su 47 mila posti disponibili. E il problema è che abbiamo leggi carcerogene che alimentano il ricorso alla detenzione», ha spiegato il professore dell’Università di Ferrara Andrea Pugiotto.
Oggetto delle critiche la normativa voluta nel 2006 dall’ex ministro del governo Berlusconi, Carlo Giovanardi, e dall’allora titolare della Farnesina, Giafranco Fini. «Una legge incostituzionale», denuncia ancora Corleone, spiegando come il testo in questione abbia aumentato il clima di repressione: «Ormai un detenuto su tre entra in carcere per la violazione dell’articolo 73 di questa legge assurda, ossia per il possesso di pochi grammi di droga».
L’avvocato penalista Andrea Sandra, capogruppo di Sel in Comune, ha aggiunto: «Anche la recidiva prevista dalla legge ex Cirielli non ha aiutato: si arresta il piccolo spacciatore perché beccato più volte». Un sistema che tende a colpire i più deboli, creando un carcere «abitato da poveri cristi», senza risolvere i problemi del sovraffollamento o del reinserimento nella società delle persone che hanno commesso dei reati.
Unico spiraglio di luce, la richiesta fatta al governo della presidente Debora Serracchiani per il trasferimento delle competenze sanitarie dalla giustizia penitenziaria alle aziende sanitarie locali. «Ringrazio la governatrice perché in questo modo anche i detenuti della nostra regione potranno usufruire delle cure già previste in tutto il resto d’Italia», ha concluso il moderatore dell’incontro Massimo Brianese.