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Le droghe

“Caro Minniti, cambia verso”. A colloquio con Franco Corleone

Intervista di Francesca Sironi per L’Espresso, 11 aprile 2017

L’Italia “è un Paese sospeso. Da una parte per la prima volta non solo gli antiproibizionisti storici ma anche persone come Roberto Saviano, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti o Raffaele Cantone sostengono la necessità di legalizzare la cannabis. Dall’altra genitori terrorizzati dall’uso di canapa da parte dei loro figli, probabilmente perché disinformati, chiedono sempre maggior repressione”.
Franco Corleone è una voce storica del dibattito politico e sociale sulle droghe nel nostro paese. La sua prima proposta di legge per la legalizzazione risale agli anni Novanta. La sottoscrissero 190 deputati. Guardando all’attualità dei problemi legati alle sostanze, per i giovani, dalla diffusione di composti chimici non tracciati alle ispezioni della polizia nelle scuole, osserva adesso le risposte ancora zoppicanti di politica e istituzioni, e parla di un paese sospeso, appunto, tra “contraddizioni che sono frutto della mancanza di una direzione chiara per lo sviluppo dei diritti e delle libertà”.

A quali contraddizioni pensa?
“Abbiamo finalmente una proposta di legge sostenuta da 280 parlamentari. Ferma. Abbiamo un contesto internazionale in cui i fallimenti delle “war on drugs” stanno finalmente lasciando il passo alla legalizzazione, dall’Uruguay ad alcuni Stati americani, fino al Canada, dove dovrebbe essere presto presentata una misura in questo senso. E in verso opposto osserviamo la stesura di un nuovo testo per la sicurezza urbana, firmato dal ministro dell’Interno Minniti, che reintroduce, di fatto, le sanzioni amministrative più gravi anche per chi soltanto detiene della cannabis, come erano previste dalla Fini-Giovanardi. Sanzioni già bocciate dalla Consulta. Sono costernato dall’osservare queste novità. Non trovo altro aggettivo se non: costernato. Quante volte dovremo ripetere che la repressione non solo non risolve il problema, ma lo aggrava?”

Quali sono le conseguenze?
“Pensiamo al carcere, di cui mi occupo da anni. Bene: il 30 per cento degli ingressi e il 32 per cento delle detenzioni riguarda la violazione dell’articolo 73, la norma che punisce lo spaccio ma anche la detenzione di stupefacenti in misura superiore ai limiti, in gran parte. Sono numeri impressionanti. E ancora, come conseguenze, penso al milione di giovani, perché si tratta soprattutto di giovani, fermati e segnalati alle prefetture per l’art. 75 – possesso personale – dal 1990 ad oggi”.

Il 72 per cento di queste riguarda cannabinoidi.
“Ecco un’altra contraddizione: nella corsa a criminalizzare qualsiasi consumo, le forze si concentrano su chi fuma uno spinello di erba – naturale – e non sul contrasto efficace delle nuove sostanze chimiche sconosciute, ignote, e molto pericolose per i ragazzi. Sulle sostanze leggere dovremmo quindi cambiare le norme, le priorità. E contemporaneamente sviluppare delle vere politiche di riduzione del danno per tutti gli stupefacenti, con l’obiettivo di costruire una cultura dell’uso responsabile, controllato, che ancora manca”.

A una settimana dal suicidio del ragazzo di Lavagna, lei scriveva sul suo blog su L’Espresso: “È stato ucciso dal pregiudizio e dall’ignoranza di chi lo aveva etichettato come drogato perché fumava marijuana. Il proibizionismo ha fatto un’altra vittima”.
“È così”.

Parlava di paure, all’inizio del colloquio.
“Sì, non so spiegarmi altrimenti la spinta irrazionale delle famiglie a pretendere maggiori controlli tout court. Forse è veramente solo paura verso il non conosciuto. Adulti che come cittadini hanno una posizione, come genitori ne hanno un’altra, e in nome della protezione, e non del senso di comunità, soffocano le libertà. E finiscono così a considerare normale, e anzi a richiedere, controlli degli agenti anche a scuola. Quando vedo quelle immagini di ragazzi in la alla parete, nel corridoio fra le classi, annusati dai cani, che subiscono questa protervia insensata”.

La metà dei giovanissimi che abbiamo sentito non si dice scioccata da queste ispezioni.
“Quando facevo le superiori, noi studenti non avremmo mai accettato accadesse. Non l’avremmo mai permesso. Ora gli adolescenti non si ribellano. E quindi giustificano la non-ribellione dicendo: “ma sì, non è poi grave”. Forse le vittime reagiscono sempre in modi diversi, certo. E forse la pressione di miti a buon mercato, di ritornelli sul salutismo, ma soprattutto le proiezioni dei genitori, sempre più presenti dentro le scuole, hanno cambiato la percezione dei ragazzi”.

Cosa direbbe a quei genitori, angosciati dalla possibilità che i figli fumino marijuana o altro?
“Quello che dico da tempo. Ovvero che la legalizzazione della cannabis sarebbe una protezione dei giovani, non un incentivo, perché smitizzerebbe la pratica e permetterebbe un controllo sicuro della qualità dei prodotti. E non è poca cosa. Direi loro di guardare alle esperienze in corso o alle statistiche che ci arrivano da paesi come l’Olanda, dove il consumo della cannabis è tollerato nei coffee shop ormai dal 1976 e da allora il numero dei fumatori non è aumentato”.

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Le droghe Rassegna Stampa

Cannabis, Fvg apripista

Schermata 2016-07-08 alle 09.36.40IL LIBRO BIANCO SULLE DROGHE
Cannabis, Fvg apripista
«Roma dica no al carcere»

di Michela Zanutto (da il Messaggero Veneto di Domenica 3 luglio 2016)
UDINE «Il Friuli Venezia Giulia è apripista sulla legge per la depenalizzazione del consumo di droga». A dirlo è Franco Corleone, già sottosegretario al ministero della Giustizia, che ieri a Udine ha presentato il settimo Libro bianco sulla legge sulle droghe. Una raccolta di dati e contributi che tratteggiano l’impatto dei reati legati al consumo di droga sulla società. Nel 2015, un detenuto su quattro in Italia è stato condannato per uso di sostanze stupefacenti. Prima del febbraio 2014, quando cioè era in vigore la legge Fini-Giovanardi, poi cancellata della Consulta per incostituzionalità, un detenuto su tre entrava in prigione per uso o detenzione di droghe. «Il Libro bianco nasce proprio per denunciare questa situazione – ha spiegato Corleone -. Ma abbiamo scelto di proseguire con le pubblicazioni anche dopo la sentenza della Corte Costituzionale perché la sostanza della nostra battaglia non cambia: la legge ritornata in vigore è la Iervolino-Vassalli del 1990, un’altra norma ideologicamente proibizionista, con importanti effetti sulle carceri, come confermano i dati». Massimo Brianese, presidente della Società della ragione, sottolinea il primato del capoluogo friulano in qualità di difensore dei diritti: «Da Udine è partita la campagna per la messa al bando della Fini-Giovanardi che però decadendo ha solo fatto venire meno gli aspetti peggiorativi della legge del 1990, ora è in vigore». Nel 2015, ben 12 mila 284 dei 45 mila 823 ingressi in carcere è stato causato da condanne che puniscono produzione, traffico e detenzione di droghe. Per di più, a tutt’oggi il dipartimento antidroga non ha ancora presentato i dati relativi ai reati per uso di droghe nel 2015 in Italia, pertanto il Libro bianco – scaricabile all’indirizzo www.societadellaragione.it e promosso dalla Società della ragione, Forum droghe, Antigone e dal Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca) – è l’unica fonte per il 2015. «Questa edizione cade in un momento particolare – ha spiegato Corleone – perché l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha appena discusso di nuove politiche in materia di depenalizzazione, davanti a un cambiamento epocale negli Stati Uniti e in Sud America, dove avanza un’idea di flessibilità, con quattro stati che hanno legalizzato la marjuana e il governo canadese che ha annunciato un provvedimento simile entro il 2017». E il 25 luglio andrà alla Camera la proposta di legge Giacchetti sulle Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati. In questa fase la Regione Friuli Venezia Giulia chiede di depenalizzare l’uso della cannabis. «Questa esigenza è nata qui perché proprio qui si è consumata la vicenda del Rototom – ha ribadito la consigliera Pd Silvana Cremaschi -. La nostra speranza è che anche altre Regioni decidano di portare avanti le medesime istanze, anche perché in Consiglio sul tema della cannabis c’è stata un’adesione trasversale». Alla presentazione hanno partecipato anche il garante dei detenuti Maurizio Battistutta e il presidente dell’Aied Mario Puiatti.
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In Primo Piano Le droghe

Presentazione Libro Bianco sulle droghe 2016

Schermata 2016-06-29 alle 08.38.06Martedì 28 giugno 2016 alle ore 11,30 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati (Via della Missione 4) si è tenuta la presentazione del 7° Libro Bianco sulla legge sulle droghe promosso da La Società della Ragione ONLUS insieme a Forum Droghe, Antigone e CNCA e con l’adesione di CGIL, Comunità di San Benedetto al Porto, Gruppo Abele, Itaca, ITARDD, LegaCoopSociali, LILA, Associazione Luca Coscioni.

Sono intervenuti: Franco Corleone, Stefano Anastasia, Marco Perduca, Gennaro Santoro, Stefano Cecconi, Daniele Farina, Sergio Lo Giudice.

Fonte: http://webtv.camera.it/evento/9695

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I miei articoli Le droghe

Otto anni di soprusi, ora si apre il confronto

il-manifesto-del-13.02.2014-384x512Si chiude un’era, domi­nata dall’ossessione proi­bi­zio­ni­sta e puni­tiva, dall’ideologia mora­li­stica esem­pli­fi­cata dallo slo­gan «la droga è droga» ini­ziata dieci anni fa con la pre­sen­ta­zione del dise­gno di legge Fini per una svolta di 180 gradi della poli­tica sulle dro­ghe. La Corte Costi­tu­zio­nale con una sen­tenza sto­rica ha rista­bi­lito i prin­cipi dello stato di diritto e ha respinto la logica pre­po­tente e arro­gante della dit­ta­tura della mag­gio­ranza. L’abuso di potere com­piuto da Carlo Gio­va­nardi con l’inserimento di una riforma glo­bale di una mate­ria com­plessa in un decreto asso­lu­ta­mente estra­neo, è stato sanato dopo otto anni di effetti cri­mi­no­geni e “car­ce­ro­geni” che hanno pro­dotto il sovraf­fol­la­mento delle nostre pri­gioni e la per­se­cu­zione di decine di migliaia di gio­vani con­su­ma­tori o pic­coli spacciatori.

Que­sta sen­tenza non piove dal cielo ma è dovuta alla tena­cia e all’ azione del car­tello di asso­cia­zioni che da anni hanno con­te­stato gli effetti della legge Fini-Giovanardi con la pub­bli­ca­zione di quat­tro Libri Bian­chi, che hanno sve­lato il peso della repres­sione: in par­ti­co­lare, lo stu­dio com­piuto dalla Società della Ragione per opera di Luigi Sara­ceni sulla pos­si­bi­lità di agire in giu­di­zio sulla inco­sti­tu­zio­na­lità della legge stessa per le moda­lità di appro­va­zione. La sapienza giu­ri­dica di Sara­ceni e il rigore costi­tu­zio­nale di Andrea Pugiotto, esten­sore dell’appello “Cer­ta­mente inco­sti­tu­zio­nale”, fir­mato oltre cento giu­ri­sti, hanno fatto il resto. La buona poli­tica fuori dai palazzi ha dun­que sup­plito alla assenza della poli­tica uffi­ciale, che si era arresa alla vit­to­ria della war on drugs.

Oggi si ria­pre il campo del con­fronto. L’Italia in que­sti anni nelle sedi inter­na­zio­nali ha svolto un ruolo di retro­guar­dia a difesa oltran­zi­sta delle posi­zioni che negano addi­rit­tura la poli­tica di ridu­zione del danno. La sen­tenza tec­ni­ca­mente fa rivi­vere la legge Iervolino-Vassalli con i miglio­ra­menti intro­dotti dal refe­ren­dum del 1993; ma obbliga a ripen­sare tutta la poli­tica sulle dro­ghe, impo­nendo il cambiamento.

Che cosa acca­drà ora. Se sarà colto, dalle forze di poli­zia e dai magi­strati, il senso pro­fondo della deci­sione, dimi­nuirà il peso degli arre­sti e degli ingressi in car­cere in misura note­vole. Quanti usci­ranno dal car­cere invece? Non è un cal­colo facile, per­ché l’unificazione in una unica tabella di tutte le dro­ghe fa sì che l’Amministrazione peni­ten­zia­ria non sap­pia quanti sono i dete­nuti per deten­zione di can­na­bis. Le nostre ana­lisi ci dicono che oltre 25.000 sono pre­senti in car­cere per vio­la­zione dell’art.73, pari al 38% di tutta la popo­la­zione dete­nuta: di que­sti, il 40% (circa die­ci­mila) sono ristretti per deten­zione di can­na­bis. Occorre però aspet­tare il depo­sito e le moti­va­zioni della sen­tenza per capire con cer­tezza le con­se­guenze. Certo, se la poli­tica volesse bat­tere un colpo imme­diato, potrebbe inse­rire alcune norme urgenti nel decreto Can­cel­lieri in discus­sione per la con­ver­sione al Senato.

C’è un altro impe­gno che chiama in causa il Governo, ed è l’obbligo di deci­dere un cam­bio di dire­zione del Dipar­ti­mento delle poli­ti­che anti­droga, che in que­sti lun­ghi anni si è carat­te­riz­zato pro­prio per l’adesione al pen­siero di Gio­va­nardi. Nell’immediato vi è una sca­denza che ha il sapore della felice coin­ci­denza: la con­vo­ca­zione a Genova, per il 28 feb­braio e il primo marzo, di un mee­ting del Car­tello di asso­cia­zioni impe­gnate per la riforma. Nel nome di don Andrea Gallo, ripren­de­remo il filo inter­rotto pro­prio a Genova nel 2000, nell’ultima con­fe­renza gover­na­tiva sulle droghe.

Stefano Anastasia e Franco Corleone sul Manifesto del 13 febbraio 2014.

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Le droghe Rassegna Stampa

Droghe, primo colpo alla Fini–Giovanardi

Schermata 2014-01-22 alle 16.53.19Droghe, primo colpo alla Fini–Giovanardi
Emendamento al dl carceri: ridotte le pene per il piccolo spaccio. Appello per l’abolizione della legge

Annalisa D’Aprile sui quotidiani AGL.

ROMA Mentre in Parlamento il relatore del decreto carceri David Ermini (Pd) presentava un emendamento che reintroduce la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, abbassando le pene per il piccolo spaccio di hashish e marijuana, assestando così un primo colpo alla legge Fini-Giovanardi, a qualche centinaio di metri di distanza veniva presentato l’appello di giuristi e garanti a sostenere l’incostituzionalità della legge sulle droghe. Cannabis. L’emendamento presentato in commissione Giustizia della Camera prevede la reclusione al massimo per 3 anni contro i 5 attuali e multe più light per il piccolo spaccio da strada della cannabis. E si introduce una distinzione tra droghe leggere e pesanti. Il decreto legge carceri già interviene sul cosiddetto piccolo spaccio, prevedendo che il massimo della reclusione scenda da 6 a 5 anni. Con l’emendamento la pena viene dunque ulteriormente ridotta solo per il piccolo spaccio di cannabis (la reclusione va da 6 mesi a un massimo di 3 anni), consentendo così la possibilità di usufruire della messa alla prova, mentre le multe vanno da 2mila a 12mila euro contro l’attuale forbice 3mila-26mila. In questo modo, spiega il relatore Ermini, «torna di fatto una distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti» che rimetterà in discussione l’impianto della Fini-Giovanardi. Per le droghe pesanti infatti gli anni di reclusione restano cinque. L’appello. Il prossimo 12 febbraio la Fini-Giovanardi arriverà davanti al giudizio della Corte costituzionale, dopo che dai giudici della Corte d’appello di Roma è stata bollata come incompatibile con la Costituzione. Per questo, il garante dei diritti dei detenuti della Toscana, Franco Corleone, il presidente della onlus “La società della ragione”, Stefano Anastasia, e l’avvocato Luigi Saraceni, si sono fatti promotori di una mobilitazione contro una legge che, dicono, «è carcerogena» e «certamente incostituzionale». «È iniziata la raccolta firme di avvocati, garanti, magistrati e operatori del settore – spiega Corleone – l’appello non è una forma di pressione sulla Consulta, ma una presa di coscienza contro la violenza fatta nel 2006 sul Parlamento, facendo passare una legge punitiva con una manovra subdola». Nel dossier elaborato dalla onlus, «Fini-Giovanardi a giudizio – La parola alla Consulta», si spiega perché la legge sulle droghe è incostituzionale, quali sarebbero i vizi di «forma» e di «sostanza», come ad esempio, sostiene Corleone, «l’averla inserita senza necessità, urgenza e omogeneità, nel decreto legge sulle Olimpiadi». Ma soprattutto, si legge nel dossier, «la reintroduzione – tramite giudicato costituzionale – di una normativa penale più favorevole produrrebbe un’ulteriore conseguenza di sistema: un significativo effetto deflattivo nelle carceri italiane». Perché, spiegano i giuristi, «di tale sovraffollamento strutturale e sistemico la legge Fini-Giovanardi è una delle principali cause: un detenuto su tre entra in carcere ogni anno per violazione dell’attuale normativa antidroga». Sono 80 finora i firmatari dell’appello contro la legge sulle droghe, tra i nomi anche quello di Stefano Rodotà e Luigi Ferrajoli. E il prossimo 8 febbraio, a 4 giorni dall’esame della Consulta, è prevista una manifestazione nazionale in piazza a Roma.

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Agenda In Primo Piano Le droghe

Fini-Giovanardi a giudizio

locandina-webContinua la campagna di sensibilizzazione per vedere affermata l’incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi sulle droghe lanciata dalla Società della Ragione nei mesi scorsi.

La Corte Costituzionale deciderà il 12 febbraio. Dopo sette anni di repressione e di effetti terribili sulla giustizia e sul carcere si potrà voltare pagina.

Il 21 gennaio 2014 a Roma presso la Sala delle Colonne della Camera dei Deputati organizzeremo un seminario di approfondimento giuridico e politico sulla legge sulle droghe. A breve maggiori dettagli ed il programma completo.

La Società della Ragione ONLUS
in collaborazione con Antigone, CNCA, Forum Droghe, Magistratura Democratica, Unione Camere Penali Italiane

Fini-Giovanardi a giudizio

Seminario sulla legge sulle droghe e sui suoi profili di costituzionalità

Roma, martedì 21 gennaio 2014, ore 9,30-13,30
Camera dei deputati, Sala delle colonne, Via Poli 19

Presiede
Stefano Anastasia

Introduce
Luigi Saraceni

Interventi programmati:
Antonella Calcaterra, Giuseppe Cascini, Sandro Gamberini, Michele Passione, Michela Porcile, Andrea Pugiotto, Carlo Renoldi, Marco Ruotolo, Valerio Spigarelli, Fabio Valcanover

A seguire tavola rotonda
Quale legge dopo la  Fini-Giovanardi?

Intervengono:
Benedetto Della Vedova, Daniele Farina, Donatella Ferranti, Vittorio Ferraresi, Luigi Manconi, Ivan Scalfarotto

Coordina
Franco Corleone

E’ obbligatoria l’iscrizione a info@societadellaragione.it entro il 17 gennaio 2013.
Gli uomini, per accedere alla sala, devono indossare la giacca.
Il seminario è in fase di accreditamento per 4 crediti formativi per gli avvocati.

fascicolo-costituzionalita-fini-giovanardiDossier “Droghe e Carcere: voltiamo pagina”
Vi ricordiamo che potete scaricare l’ultimo dossier sull’incostituzionalità della legge sulle droghe dal sito de La Società della Ragione, sezione “Ricerche e Studi”
http://www.societadellaragione.it/2013/12/31/droghe-e-carcere-voltiamo-pagina-2/

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I miei articoli Le droghe

Uruguay: la battaglia di Canne

Uruguay-legalize-marihuanaFranco Corleone scrive per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto dell’8 gennaio 2014.

Il 10 dicembre del 2013 il Senato dell’Uruguay ha approvato definitivamente una legge di legalizzazione della canapa che rovescia il paradigma su cui si è costruita l’ideologia del proibizionismo. Due anni fa (Manifesto, 13 aprile 2011) in questa rubrica ci eravamo occupati della discussione in atto nel Parlamento di quel Paese sulle soluzioni possibili per sconfiggere il narcotraffico e per affermare una politica di riduzione del danno.

Non è stata una decisione facile né improvvisata. Oggi possiamo dire pubblicamente che abbiamo avuto qualche ruolo in questa svolta epocale, infatti chi scrive assieme a Riccardo De Facci e Cecco Bellosi ebbe tre anni fa un lungo incontro di lavoro con l’Ambasciatore dell’Uruguay a Roma presentando idee e proposte che largamente sono state recepite. Potremmo dire che la proposta di legalizzazione della cannabis presentata alla Camera dei Deputati in Italia nel 1995 (A.C. n. 2362) e nel 1996 (A.C. n. 128) con oltre 150 sottoscrizioni ha visto la luce a Montevideo.

Infatti è prevista per la prima volta nel mondo la regolamentazione della produzione, della vendita e del consumo ammettendo esplicitamente non solo l’uso terapeutico ma anche quello ricreativo. E’ prevista anche la coltivazione per uso personale individualmente e attraverso i cannabis club.

Si è così dimostrato che una forte e rigorosa volontà politica supera i tabù ideologici e i pretesi divieti imposti dalle Convenzioni internazionali; il presidente Mujica ha affermato con nettezza che cento anni di persecuzione del consumatore non hanno prodotto alcun risultato e che l’alternativa è rappresentata da un consumo responsabile e vigilato, fuori dai circoli criminali.

L’obiettivo dichiarato è la salute pubblica da raggiungersi attraverso politiche educative e la prevenzione dell’uso problematico, con il divieto di ogni forma di pubblicità. E’ previsto il controllo del livello di Thc presente nelle piante e la qualità del prodotto. Il prezzo concorrenziale a quello del mercato sarà di un dollaro al grammo.

La scelta dell’Uruguay, un paese di soli tre milioni e mezzo di abitanti, ha dimostrato che con relativa facilità ci si può sottrarre ai ricatti delle agenzie dell’Onu. Il presidente dell’Ufficio Internazionale di Controllo sui Narcotici (INCB) Raymond Yans ha proclamato che la riforma non protegge i giovani e addirittura produrrà un effetto perverso di incoraggiamento verso una precoce sperimentazione.  David Dadge, portavoce dell’Unodc ha lamentato che l’Uruguay abbia preso una decisione da solo senza aspettare gli esiti dell’Assemblea Generale dell’Onu prevista per il 2016. Non mancano gli anatemi sul fatto che l’Uruguay con la sua scelta radicale, più rigorosa di quella dell’Olanda, abbia violato la Convenzione del 1961 di cui è parte. Sono ululati dei cani da guardia di una narcoburocrazia al tramonto, perché il fallimento della war on drugs è sotto gli occhi di tutti.

Dopo la vittoria della Bolivia di Morales all’Onu per il riconoscimento della legittimità dell’uso della foglia di coca come patrimonio della cultura indigena, dall’America latina arriva dunque una nuova lezione. D’altronde anche negli Stati Uniti, senza squilli di tromba, si sono registrate significative riforme della legislazione sulla marijuana in ben dodici stati nel 2013.

E’ ora che anche l’Italia abbandoni la politica di repressione che riempie le galere di consumatori per il possesso di sostanze stupefacenti, in notevole percentuale di canapa, e per fatti di lieve entità. Nel decreto Cancellieri sul carcere si comincia ad avanzare qualche modesta proposta di modifica della Fini-Giovanardi. Il Parlamento mostri più coraggio!

Marijuana: come funziona la legge dell’Uruguay nell’infografica su fuoriluogo.it

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Droghe: “Legge Fini-Giovanardi non ha funzionato”

Droghe: “Legge Fini-Giovanardi non ha funzionato”

drogheIl quarto libro bianco sulla legge nazionale sulle droghe non lascia dubbi: le carceri sono sovraffollate per la metà della popolazione presente da persone che hanno commesso reati lievi e quasi sempre connessi con la detenzione e l’uso della droga.

Una situazione insostenibile per lo stato delle carceri in Italia e per una legge, quella voluta sette anni dall’allora sottosegretario Carlo Giovanardi per equiparare allo stesso livello tutte le droghe, che già tre giudici nel nostro Paese hanno considerato illegittima.

Il Quarto libro Bianco sulle droghe è stato presentato questa mattina nel Palazzo del Municipio. I numeri degli effetti di questa legge sulle carceri li ha snocciolati il coordinatore nazionale dei garanti per i detenuti, Franco Corleone che parla di riflessi drammatici di questa legge.

Una norma introdotta da un decreto poi convertito in legge perché fu introdotto all’interno di un maxiemendamento che riguardava le olimpiadi di Torino. Una legge insomma, secondo il professore costituzionalista Andrea Puggiotto, da considerare a tutti gli effetti.

Alla conferenza hanno preso parte anche diversi rappresentanti delle associazioni e movimenti del Cartello delle tre leggi d’iniziativa popolare sulle droghe, il carcere e i diritti umani.

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comunicati stampa In Primo Piano Le carceri Le droghe

11° giorno di digiuno

carcere-zugliano11° GIORNO DI DIGIUNO
“SUBITO UN DECRETO LEGGE PER LA LEGALITA’ NELLE CARCERI E PER SUPERARE IL SOVRAFFOLLAMENTO”

Continua la staffetta di digiuno per la mobilitazione del 26 e la raccolta delle firme sulle tre leggi di iniziativa popolare, per il decreto legge per superare la crisi delle carceri e per l’affidamento della delega sulla politica delle droghe da parte del Governo Letta, che segni una discontinuità rispetto alla politica di Carlo Giovanardi che ha prodotto una legge incostituzionale e che è stata causa del sovraffollamento carcerario e della criminalizzazione di decina di migliaia di giovani consumatori e di tossicodipendenti.

Cresce la mobilitazione per la raccolta straordinaria di firme il giorno 26. Per verificare tutti gli appuntamenti, si può consultare il sito www.3leggi.it.

Segnaliamo tre appuntamenti: a Milano alle 10.30 presso l’Acquario Civico, a Firenze Piazza dei Ciompi e  a Roma in Piazza Farnese.

Il 25 giugno alla Camera dei Deputati alle 11,30 si terrà una Conferenza stampa di presentazione del quarto Libro Bianco sugli effetti della Legge Fini- Giovanardi.

Oggi digiuna Gianfranco Oppo, garante dei detenuti del Comune di Nuoro e Vlad Razvan Cosmin, ex detenuto;

Sabato 22 giugno digiuna Riccardo De Facci, vice presidente nazionale Cnca e Vlad Razvan Cosmin;

Domenica 23 giugno digiuna Vlad Razvan Cosmin;

Lunedì 24 giugno digiuna Massimo Brianese, Società della Ragione, Vlad Razvan Cosmin e Daniele Lugli, Difensore Civico dell’Emilia Romagna.

Franco Corleone ha dichiarato: “Crescono le adesioni alla staffetta e l’impegno per raggiungere le 50mila firme sulle tre leggi. Nel frattempo il decreto legge  sul carcere slitta, non si sa se di una settimana o per un tempo più lungo, a causa del voto di fiducia sul “decreto emergenze.” Il Consiglio dei Ministri che avrebbe dovuto partorire il topolino è stato rinviato. Possiamo utilizzare questo tempo per insistere sul fatto che non va assolutamente sprecata l’occasione per aggredire la causa del disastro penitenziario. E’ quello che dirò martedì 25 giugno, presentando i dati terribili,  sugli  ingressi e le presenze in carcere, di detenuti tossicodipendenti e per violazione dell’art. 73 della legge antidroga.”

A Firenze, lunedì è festa di San Giovanni patrono della città e quindi ci diamo appuntamento a martedì 25 giugno che corrisponderà al  15° giorno di digiuno.

                                                                           

 

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CARCERI: GARANTE FIRENZE A DIGIUNO, ‘SI FACCIA SUBITO RIFORMA’. DECRETO LEGGE PER RISOLVERE PROBLEMA SOVRAFFOLLAMENTO

(ANSA) – FIRENZE, 11 GIU – Digiuno, a partire da domani, per sollecitare una riforma “strutturale”, in funzione ‘antisovraffollamento’ delle carceri italiane. E’ quanto ha annunciato il garante per i diritti dei detenuti del Comune di Firenze, Franco Corleone che ha spiegato: “L’unico che oggi parla della drammatica situazione dei penitenziari italiani è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: ho pensato di dargli una mano, con questa iniziativa, per cercare di suscitare un minimo di attenzione politica sul tema”. Per Corleone, una “riforma vera del sistema carcerario non é più rinviabile: Governo e Parlamento devono prendere decisioni immediatamente, prima dell’estate. Serve un decreto legge che affronti i nodi strutturali, legge su recidiva, droghe, le norme sulla custodia cautelare, la nomina di un soggetto, a livello governativo, incaricato di gestire la politica sulle droghe al di là di un mero profilo di ordine pubblico; serve un provvedimento che riduca la popolazione carceraria di almeno 25mila unità, a fronte degli oltre 66mila detenuti reclusi attualmente nelle strutture del nostro paese”. Il Garante ha spiegato anche di aver chiesto “un incontro al ministro della Giustizia Cancellieri, ai presidenti delle Camere, e delle commissioni Giustizia dei due organismi”. Quanto alla raccolta firme per legge popolare contro il sovraffollamento delle carceri, promossa da un cartello di numerose associazioni di settore e supportata dal garante dei detenuti, Corleone ha detto che “é arrivata a 25mila sottoscrizioni”, ricordando anche la manifestazione che vi sarà il 26 giugno (giornata mondiale contro la tortura) “in tutta Italia per sostenere la campagna”. (ANSA).