Il 21 marzo di quest’anno sarà ricordato non come il primo giorno di primavera, ma come il culmine dell’inverno della repubblica. La notte è calata con la firma del Presidente Napolitano di un decreto totalmente privo dei presupposti costituzionali di necessità e urgenza in materia di disciplina degli stupefacenti.
La ministra della Sanità Lorenzin, forse subornata da qualcuno o per interesse di partito, aveva predisposto un decreto che ripristinava la legge Fini-Giovanardi cancellata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 32 del 12 febbraio 2014. Il colpo di mano fu stoppato grazie all’intervento del ministro della Giustizia Orlando. In un Paese normale la vergogna sarebbe dovuta cadere sugli autori di una azione così spudorata. Invece Napolitano non solo ha controfirmato il decreto ridimensionato, seppur amputato della parte penale e della tabella unica delle sostanze, in realtà gravissimo dal punto di vista simbolico; ma tra le premesse giustificative del decreto ha accettato una considerazione sulla decisione della Corte Costituzionale che rappresenta un vero e proprio insulto al diritto, allo stato di diritto e quindi alla democrazia.
Nella premessa al decreto si sostiene che “la pronuncia di incostituzionalità è fondata sul ravvisato vizio procedurale dovuto all’assenza dell’omogeneità e del necessario legame logico-giuridico tra le originarie disposizioni del decreto-legge e quelle introdotte dalla legge di conversione e non già sulla illegittimità sostanziale delle norme oggetto della pronuncia”: è davvero sconcertante una manifestazione di cultura politica che non comprende che la forma è sostanza soprattutto quando si discute dei principi della Carta costituzionale. E’ desolante il fatto che il Presidente del Consiglio accrediti una riduzione del valore di una sentenza fondamentale che ha condannato con assoluta nettezza l’abuso di potere perpetrato, l’esercizio arrogante della pratica della dittatura della maggioranza e la violazione della sovranità del Parlamento. Se il Governo avesse voluto rispettare doverosamente la sentenza della Corte Costituzionale avrebbe dovuto prevedere, anche per decreto, una misura per rendere giustizia alle migliaia di condannati in via definitiva in base a una legge incostituzionale. Sarebbe stato opportuno anche un intervento per modificare la norma sui fatti di lieve entità che non prevede una differenziazione tra droghe leggere e pesanti come nella legge tornata in vigore e che per la cannabis ha una pena (da uno a cinque anni) troppo alta rispetto alla pena base (da due a sei anni).
Invece il decreto si preoccupa di reinserire competenze per il Dipartimento antidroga e di far fuori il ministero della giustizia dall’approvazione delle tabelle delle sostanze soggette a controllo. Nella tabella II che riguarda la cannabis ripristina il divieto della coltivazione anche a fini terapeutici. Viene previsto per gli operatori del servizio pubblico per le tossicodipendenze e delle strutture private autorizzate l’obbligo di segnalare all’autorità competente tutte le violazioni commesse dalla persona sottoposta al programma terapeutico alternativo a sanzioni amministrative o ad esecuzione di pene detentive e, dulcis in fundo, si ristabilisce che i dosaggi e la durata del trattamento con metadone abbiano l’esclusiva finalità clinico-terapeutica di avviare gli utenti a successivi programmi riabilitativi. La finalità revanscista è evidente dalla lettura delle decine e decine di commi di un decreto sgangherato che ripristina la Fini-Giovanardi senza nessun motivo di necessità e urgenza. Tocca ora al Parlamento cancellare questa vergogna.
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Si chiude un’era, dominata dall’ossessione proibizionista e punitiva, dall’ideologia moralistica esemplificata dallo slogan «la droga è droga» iniziata dieci anni fa con la presentazione del disegno di legge Fini per una svolta di 180 gradi della politica sulle droghe. La Corte Costituzionale con una sentenza storica ha ristabilito i principi dello stato di diritto e ha respinto la logica prepotente e arrogante della dittatura della maggioranza. L’abuso di potere compiuto da Carlo Giovanardi con l’inserimento di una riforma globale di una materia complessa in un decreto assolutamente estraneo, è stato sanato dopo otto anni di effetti criminogeni e “carcerogeni” che hanno prodotto il sovraffollamento delle nostre prigioni e la persecuzione di decine di migliaia di giovani consumatori o piccoli spacciatori.
Questa sentenza non piove dal cielo ma è dovuta alla tenacia e all’ azione del cartello di associazioni che da anni hanno contestato gli effetti della legge Fini-Giovanardi con la pubblicazione di quattro Libri Bianchi, che hanno svelato il peso della repressione: in particolare, lo studio compiuto dalla Società della Ragione per opera di Luigi Saraceni sulla possibilità di agire in giudizio sulla incostituzionalità della legge stessa per le modalità di approvazione. La sapienza giuridica di Saraceni e il rigore costituzionale di Andrea Pugiotto, estensore dell’appello “Certamente incostituzionale”, firmato oltre cento giuristi, hanno fatto il resto. La buona politica fuori dai palazzi ha dunque supplito alla assenza della politica ufficiale, che si era arresa alla vittoria della war on drugs.
Oggi si riapre il campo del confronto. L’Italia in questi anni nelle sedi internazionali ha svolto un ruolo di retroguardia a difesa oltranzista delle posizioni che negano addirittura la politica di riduzione del danno. La sentenza tecnicamente fa rivivere la legge Iervolino-Vassalli con i miglioramenti introdotti dal referendum del 1993; ma obbliga a ripensare tutta la politica sulle droghe, imponendo il cambiamento.
Che cosa accadrà ora. Se sarà colto, dalle forze di polizia e dai magistrati, il senso profondo della decisione, diminuirà il peso degli arresti e degli ingressi in carcere in misura notevole. Quanti usciranno dal carcere invece? Non è un calcolo facile, perché l’unificazione in una unica tabella di tutte le droghe fa sì che l’Amministrazione penitenziaria non sappia quanti sono i detenuti per detenzione di cannabis. Le nostre analisi ci dicono che oltre 25.000 sono presenti in carcere per violazione dell’art.73, pari al 38% di tutta la popolazione detenuta: di questi, il 40% (circa diecimila) sono ristretti per detenzione di cannabis. Occorre però aspettare il deposito e le motivazioni della sentenza per capire con certezza le conseguenze. Certo, se la politica volesse battere un colpo immediato, potrebbe inserire alcune norme urgenti nel decreto Cancellieri in discussione per la conversione al Senato.
C’è un altro impegno che chiama in causa il Governo, ed è l’obbligo di decidere un cambio di direzione del Dipartimento delle politiche antidroga, che in questi lunghi anni si è caratterizzato proprio per l’adesione al pensiero di Giovanardi. Nell’immediato vi è una scadenza che ha il sapore della felice coincidenza: la convocazione a Genova, per il 28 febbraio e il primo marzo, di un meeting del Cartello di associazioni impegnate per la riforma. Nel nome di don Andrea Gallo, riprenderemo il filo interrotto proprio a Genova nel 2000, nell’ultima conferenza governativa sulle droghe.
Stefano Anastasia e Franco Corleone sul Manifesto del 13 febbraio 2014.
La Società della Ragione lancia da Udine una campagna di sensibilizzazione per vedere affermata l’incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi sulle droghe. La Corte Costituzionale deciderà il 12 febbraio.
Dopo sette anni di repressione e di effetti terribili sulla giustizia e sul carcere si potrà voltare pagina.
Per parlare dei problemi del sovraffollamento delle carceri, per parlare del processo contro Rototom che continua al tribunale di Udine con una nuova udienza.
Lunedì 16 dicembre 2013
ore 11.00
Udine
Antica Osteria Da Pozzo
Piazzale Cella
Parteciperanno
Franco Corleone coordinatore nazionale Garanti dei Diritti dei detenuti,
Maurizio Battistutta Garante dei detenuti di Udine,
Rino Battocletti avvocato,
Alessandro Gamberini avvocato,
Alessandro Maran senatore,
Carlo Pegorer senatore,
Serena Pellegrino deputato,
Francesco Russo senatore,
Silvana Cremaschi consigliere regionale,
Andrea Sandra consigliere comunale,
Cristiano Shaurli consigliere regionale
Coordina Massimo Brianese Società della Ragione Onlus
Scarica l’invito in formato pdf: volantino_udine.pdf
Droghe: “Legge Fini-Giovanardi non ha funzionato”
Il quarto libro bianco sulla legge nazionale sulle droghe non lascia dubbi: le carceri sono sovraffollate per la metà della popolazione presente da persone che hanno commesso reati lievi e quasi sempre connessi con la detenzione e l’uso della droga.
Una situazione insostenibile per lo stato delle carceri in Italia e per una legge, quella voluta sette anni dall’allora sottosegretario Carlo Giovanardi per equiparare allo stesso livello tutte le droghe, che già tre giudici nel nostro Paese hanno considerato illegittima.
Il Quarto libro Bianco sulle droghe è stato presentato questa mattina nel Palazzo del Municipio. I numeri degli effetti di questa legge sulle carceri li ha snocciolati il coordinatore nazionale dei garanti per i detenuti, Franco Corleone che parla di riflessi drammatici di questa legge.
Una norma introdotta da un decreto poi convertito in legge perché fu introdotto all’interno di un maxiemendamento che riguardava le olimpiadi di Torino. Una legge insomma, secondo il professore costituzionalista Andrea Puggiotto, da considerare a tutti gli effetti.
Alla conferenza hanno preso parte anche diversi rappresentanti delle associazioni e movimenti del Cartello delle tre leggi d’iniziativa popolare sulle droghe, il carcere e i diritti umani.
Franco Corleone presenta la questione di legitimità costituzionale che sarà presentata in occasione dell’udienza del processo Rototom per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 23 gennaio 2012. Scarica il dossier (dal sito de la Società della Ragione).
Oggi pomeriggio a Udine, si tiene un seminario organizzato dalla Società della Ragione sulla incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, alla vigilia del processo contro Filippo Giunta, creatore del festival Rototom Sunsplash e accusato di agevolazione all’uso di sostanze stupefacenti.
Sono sette anni che questa legge provoca effetti disastrosi sul funzionamento della giustizia e sulla condizione delle carceri, determinando il sovraffollamento che è alla base delle condanne della Corte di Strasburgo per trattamenti disumani e degradanti.
La proposta di Gianfranco Fini fu presentata nel 2003, ma vide la luce solo nel 2006 grazie a un colpo di mano del sottosegretario Carlo Giovanardi: il disegno fu trasformato in maxi emendamento, inserito nel decreto legge dedicato alle Olimpiadi invernali di Torino.
L’opposizione fu tenace e incalzante, in Parlamento e nel Paese. Fu sconfitta solo per uno stupro istituzionale e per la latitanza del Quirinale.
Sul mensile Fuoriluogo vennero poste le questioni di legittimità costituzionale: per la prima volta il legislatore cancellava la volontà espressa dai cittadini nel referendum del 1993 a favore della depenalizzazione del possesso di sostanze stupefacenti per uso personale. Furono anche segnalate due altre gravi lacerazioni costituzionali rispetto ai principi del giusto processo e delle competenze regionali.
Alcune Regioni sollevarono la questione di legittimità costituzionale per le norme che ledevano la loro autonomia legislativa e organizzativa. La Regione Emilia-Romagna denunciò l’inserimento strumentale delle misure antidroga nel decreto Olimpiadi, che configurava, già di per sé, “un autonomo vizio di costituzionalità”.
Tale rilievo non si traduceva tuttavia nella specifica denuncia della violazione dell’art. 77 della Costituzione, poiché all’epoca la giurisprudenza della Corte Costituzionale non si era ancora consolidata nel senso della possibilità di verificare i requisiti di “necessità e urgenza” dei decreti legge anche dopo la loro conversione.
Dopo le pronunce della Corte del 2010 e del 2012, le condizioni sono mutate: le sentenze hanno dettato criteri vincolanti per l’approvazione dei decreti legge, stabilendo in particolare il divieto per il Parlamento di inserire disposizioni estranee all’oggetto e alle finalità del testo originario del decreto di urgenza.
Un gruppo di lavoro, coordinato da Luigi Saraceni, ha messo a punto un documento di analisi legislativa e di ricostruzione storica della vicenda, predisponendo una sorta di modello per sollevare davanti all’Autorità giudiziaria la questione di legittimità costituzionale.
Anche da questo versante “giudiziario”, ci sono dunque tutte le ragioni per riprendere la battaglia per un cambio della politica delle droghe in Italia, mettendo in luce il vizio d’origine di una svolta repressiva che ha prodotto gravi guasti umani.
La predisposizione di questo “schema” intende fornire agli avvocati impegnati ogni giorno nella difesa di giovani consumatori o tossicodipendenti, uno strumento per fermare la macelleria giudiziaria. E’ auspicabile che la parola passi presto alla Corte Costituzionale. La cancellazione del decreto non produrrebbe un vuoto normativo (tornerebbe infatti in vigore la legge precedente), ma creerebbe le migliori condizioni per una riforma sostanziale della legge.
La parola alla corte
In occasione della terza Udienza presso il Tribunale di Tolmezzo del processo contro Rototom, la Società della Ragione organizza un seminario sulla incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi sulle droghe.
Mercoledì 23 gennaio – ore 17
Sala dei Ricevimenti
Palazzo d’Aronco
Piazzetta Lionello – Udine
Luigi Saraceni, già magistrato e parlamentare illustrerà la proposta di ricorso alla Corte Costituzionale
Partecipano gli avvocati Alessandro Gamberini, Rino Battocletti, Andrea Sandra insieme a Mauro Palma, Presidente onorario di Antigone e Membro del Consiglio europeo per la cooperazione
penalistica e Grazia Zuffa, direttrice esecutiva di Forum Droghe.
Conclusioni di Franco Corleone, Presidente Società della Ragione.
Coordina Massimo Brianese
Calano le operazioni, calano le denunce, ma sono in aumento le persone che vengono “pizzicate” a coltivare piante di cannabis. A Udine nel 2011 le operazioni anti-droga sono state 89, con un calo rispetto al 2011 del 14%. Le persone segnalate all’autorità giudiziaria sono state 150, con una diminuzione rispetto all’anno precedente di quasi il 43%. In aumento, invece, i sequestri di piante: 748 in tutta la regione. E’ stato presentato ieri il “Terzo libro bianco sulla legge Fini-Giovanardi”, a cura dell’associazione “Fuoriluogo”, per dimostrare, come spiegato dai relatori, che la normativa introdotta 6 anni fa «è stata un fallimento». «In questi anni in tutta Italia – ha detto il garante dei detenuti del carcere di Firenze, Franco Corleone – le persone in carcere per motivi legati alla droga sono raddoppiate. Il 40% dei detenuti sono piccoli spacciatori e consumatori che hanno violato il comma 5 dell’articolo 73, per intenderci per reati di lieve entità. Ma, secondo la legge, la droga è droga e non esiste più la distinzione tra pesanti e leggere». La proposta di Corleone è quella di misure alternative al carcere per i reati meno gravi. «Anche nella casa circondariale di Tolmezzo – ha aggiunto l’avvocato Rino Battocletti – accade lo stesso. Su 280 detenuti, 147 hanno violato l’articolo 73 (traffico illecito) e 33 l’articolo 74 (Associazione finalizzata al traffico), ovvero 180 persone con reati legati alla droga. La dimensione del fenomeno è ampia». Secondo uno studio riportato da Maurizio Battistutta, volontario dell’associazione Icaro, presente in via Spalato, chi esce dal carcere torna a delinquere. «Chi sconta tutta la pena dietro le sbarre – ha detto – nel 70% dei casi è recidivo, per chi lo fa con misure alternative, la soglia si abbassa al 20%». Anche a Udine è in atto una mobilitazione per chiedere l’amnistia dei detenuti per reati minori legati alla droga. Ilaria Gianfagna per Il Messaggero Veneto.
Sprigioniamo le droghe
Lunedì 25 giugno alle ore 12,00 presso la Sala Stampa del Senato (Corso Rinascimento) alla vigilia della giornata mondiale dell’Onu sull’abuso di sostanze stupefacenti si terrà la presentazione alla stampa del terzo Libro Bianco sugli effetti della Legge Fini Giovanardi.
Saranno illustrati i dei dati relativi al 2011 sugli ingressi in carcere e sulle presenze in carcere di consumatori di sostanze stupefacenti, sulle misure alternative per i tossicodipendenti, sulle sanzioni amministrative irrogate e sulle operazioni di polizia e i sequestri di sostanze.
Introducono:
Franco Corleone, Stefano Anastasia, Riccardo De Facci.
Saranno presenti i Senatori:
Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Roberto Di Giovan Paolo, Marco Perduca
e l’onorevole Mario Cavallaro.
Il libro bianco sugli effetti della Legge sulle droghe Fini-Giovanardi, giunto alla terza edizione, è a cura di Antigone, CNCA, Forum Droghe e Società della Ragione., con l’adesione di Magistratura Democratica, Unione Camere Penali.
Per partecipare alla conferenza stampa, è necessaria comunicare la presenza tramite e-mail al seguente indirizzo: stampa@fuoriluogo.it
Gli uomini devono indossare giacca e cravatta.(via fuoriluogo.it)
Franco Corleone presenta l’iniziativa a sostegno del Rototom a Udine per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 30 maggio 2012.
Domani al Tribunale di Tolmezzo si terrà la prima udienza del processo contro Filippo Giunta, presidente di Rototom e responsabile del Sunsplash, il festival reggae che dal Friuli si è trasferito in Spagna in seguito alla persecuzione giudiziaria.
L’accusa stravagante è di agevolazione dell’uso di sostanze stupefacenti secondo l’art. 79 della legge sulle droghe e la pena per questo reato è la reclusione da tre a dieci anni; prima della modifica del 1996, la pena per le sostanze leggere era da uno a quattro anni; ora, secondo il pensiero di Giovanardi per cui “la droga è droga”, le pene sono state unificate e aumentate, almeno per la canapa.
Un cartello ampio di associazioni e movimenti ha voluto cogliere questa occasione per riflettere sulle conseguenze della lotta alla droga e sugli effetti che la legge in vigore produce sulla giustizia e sul carcere. L’appuntamento è per venerdì 1 giugno ad Udine (sala Aiace, 10-19).
L’intasamento dei tribunali e il sovraffollamento degli istituti penitenziari sono in gran parte dovuti proprio alle energie spese nella “lotta alla droga”, che si traduce nella lotta a chi usa la droga e ai pesci piccoli dello spaccio. Il risultato è la bulimia del carcere con il cinquanta per cento dei detenuti rappresentato da consumatori, piccoli spacciatori, tossicodipendenti.
Giuristi, politici e operatori contesteranno l’ispirazione culturale, l’impianto giuridico e l’applicazione pratica delle norme. Non sarà solo una denuncia: saranno illustrate alternative efficaci, praticabili e umane al fallimento della proibizione. Il giurista Luigi Saraceni, metterà in campo l’illegittimità costituzionale della legge Fini-Giovanardi. Peter Cohen, sociologo e studioso delle droghe a livello internazionale concluderà la giornata con una riflessione sul carattere “magico” e non scientifico delle politiche antidroga: un esempio è la teoria, diffusa in questi anni in Italia, secondo cui la cannabis provocherebbe dei “buchi nel cervello”.
Per una felice eterogenesi dei fini, il processo a Rototom potrebbe fare scattare un cambio delle parti, trasformando gli accusati in accusatori. I giudici dovranno decidere se accettare l’impianto accusatorio sgangherato oppure respingere l’uso strumentale di una legge già di per sé troppo repressiva e punitiva. Il giudizio, che andrà seguito con estrema attenzione, udienza dopo udienza, potrà costituire la spinta per far rinascere un movimento per la riforma della legge.
Nel 1975, un giudice di Firenze arrestò la femminista Adele Faccio, il ginecologo Giorgio Conciani e il segretario radicale Gianfranco Spadaccia per avere aiutato tante donne ad abortire, incorrendo nel reato previsto dal Codice Rocco. Da quella vicenda giudiziaria partì una battaglia politica che portò all’approvazione della legge 194. Anche oggi il Parlamento e i partiti devono rispondere a una questione di prepotente urgenza. L’agenda della politica deve condividere la priorità di liberare i tossicodipendenti dalle catene del carcere e di interrompere una persecuzione di massa che criminalizza decine di migliaia di giovani ogni anno. Le storie di Stefano Cucchi e di Aldo Bianzino sono un monito tragico.
Possiamo sperare che da Tolmezzo parta una campagna vincente per il diritto, la cultura e la ragione? E’ tempo di responsabilità, di tutti e di ciascuno.
Le info sul convegno di Udine su www.fuoriluogo.it/rototom.
Incontro pubblico sulle politiche sulle droghe in Italia con Franco Corleone, Presidente de La Società della Ragione, già sottosegretario alla Giustizia.
Coordina Leonardo Fiorentini webmaster di fuoriluogo.it
Nel corso dell’incontro verranno presentati i dati del Libro Bianco sugli effetti della Legge Fini-Giovanardi realizzato da Antigone, Forum Droghe e Società della Ragione e disponibile su www.fuoriluogo.it.
INGRESSO RISERVATO SOCI ARCI
In collaborazione con fuoriluogo.it.