Jan van der Tas è morto il 10 settembre all’età di 81 anni. Jan era stato ambasciatore per l’Olanda; dopo il suo pensionamento, si era impegnato nel movimento di riforma della politica delle droghe, diventando così “ambasciatore” dell’approccio tollerante olandese. Jan è stato un collaboratore di Fuoriluogo e più volte ci ha sollecitato a creare una versione internazionale in inglese del giornale e del sito, per uscire dal circuito locale italiano. Durante la carriera diplomatica, aveva contributo alla costruzione dell’Unione Europea: ci credeva molto, nonostante la sua insoddisfazione per come l’istituzione europea si era venuta sviluppando.
Per ricordarlo, riproponiamo una sua intervista del 2006: Jan sostiene il ruolo guida dell’Europa delle politiche “miti” per sconfiggere la war on drugs.
Jan van der Tas era un politico colto e acuto e un uomo gentile. Lo salutiamo con riconoscenza ed affetto.
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A Roma fa troppo caldo…
Riporto dal blog di fuoriluogo.it:
Il caldo fa male e dà alla testa ai responsabili del Dipartimento Antidroga. E’ l’unica spiegazione all’ultima uscita del Dipartimento Politiche Antidroga in seno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha predisposto una segnalazione alla procura affinche’ valuti se i contenuti del video pubblicato sul blog di Beppe Grillo dal titolo Erba di casa mia “possano connotare gli estremi di reato” previsti degli articoli 82, 83 e 84 della legge sulle droghe (T.U. 309/90), “istigazione e proselitismo e induzione all’uso di droghe”. Il comico ovviamente ringrazia, con una lettera aperta a Carlo Giovanardi pubblicata oggi sul suo blog.
Non c’è l’ho con loro, ma con chi ancora si attarda a dare loro credito, leggi il commento di Franco Marcomini sul blog di Fuoriluogo.it
Il Difensore civico dei diritti delle persone private della libertà dell’Associazione Antigone, Stefano Anastasia invita chi è interessato a presentare ricorso alla Corte europea per i Diritti dell’Uomo, per denunciare le condizioni di sovraffollamento in cui è costretto a vivere (o ha vissuto) in Carcere, a compilare la scheda scaricabile qui.
Il Difensore civico valuterà se il caso rientra nei presupposti per poterlo presentar alla Corte europea. In caso positivo, si metterà a disposizione per seguire il ricorso. La scheda dovrà essere inviata al seguente indirizzo: Difensore civico – Associazione Antigone, Via Principe Eugenio 31, 00185 Roma.
Pane ammuffito
Da Repubblica del 19 agosto, edizione di Firenze.
Sollicciano protesta per il pane ammuffito
Detenuti in agitazione, polizia e carabinieri intervengono ma senza entrare in carcere. Il garante: “1,53 euro per colazione, pranzo e cena”
Pane ammuffito e pasti inadeguati, insieme al sovraffollamento, stanno provocando una serie di proteste nel carcere di Sollicciano. Già nella notte tra lunedì e ieri i detenuti hanno sbattuto pentole contro le sbarre, fatto cori e incendiato pezzi di carta. Proprio il fuoco ha spinto la polizia penitenziaria a chiedere aiuto a polizia e carabinieri, che comunque non sono mai entrati nel carcere. Anche ieri mattina la protesta si è ripetuta. «Dai colloqui che ho avuto con i detenuti di Sollicciano – commenta Franco Corleone, garante per i detenuti del Comune di Firenze – mi risulta che la causa scatenante delle proteste sia stata la distribuzione di pane ammuffito o comunque scadente negli ultimi due giorni». Il direttore del carcere, Oreste Cacurri, ammette il problema ma sottolinea che è stato risolto molto velocemente. «Da tempo – dice sempre Corleone – raccolgo lamentele sulla qualità del vitto e anche sulla quantità distribuita. Del resto in Toscana il cibo nelle carceri ha un costo medio per detenuto di 1,53 euro al giorno, cioè per tre pasti, una cifra che deve far riflettere. Ci sono poi carenze di docce, di frigoriferi. E i detenuti hanno difficoltà ad avere visite mediche rapide quando devono fare radiografie».
In questi giorni, proteste stanno scoppiando in varie carceri italiane. Il motivo è soprattutto il sovraffollamento. A Sollicciano, ha detto sempre Corleone, nelle celle da un detenuto stanno anche in tre persone. Oggi nel penitenziario si terrà una riunione. «Abbiamo convocato la commissione detenuti – dice sempre Cacurri – Al momento comunque la situazione è tollerabile. Non sono stati fatti danni importanti». Ma anche in altre carceri toscane la situazione è difficile. Il 13 agosto a Pistoia una agente della penitenziaria sarebbe stato aggredito e chiuso in una cella da un detenuto senegalese. Lo hanno liberato due colleghi. Sempre nei giorni scorsi, a San Gimignano, un detenuto scoperto a rubare medicinali dall´infermeria si è scagliato contro gli agenti. (mi.bo.)
La Mostra di Fulvio Talamucci, Promossa da l’Arco in Cielo, si terrà dall’8 al 25 agosto presso Palazzo D’Aronco, via Roma a Paluzza.
Orario di apertura: 9.30-13.00/15.00-19.00.
Fulvio Talamucci ci è stato presentato, per curiosa combinazione, da amici comuni di Milano che erano venuti in visita a Timau.
Così abbiamo conosciuto il noto pubblicitario e creativo milanese nella sua casa di vacanza di Cleulis, proprio di fronte alla nostra, aldilà del But.
Con una frequentazione che è diventata amicizia, abbiamo scoperto la sua passione per la pittura.
Una dedizione intrecciata al suo legame affettivo profondo con la Carnia, questa terra di montagna aspra e selvaggia (“il popolo duro”, come lo chiama lo storico inglese Patrick Heady).
La Carnia che rifugge dal consumismo turistico e offre una immagine della natura legata all’essenziale della vita quotidiana.
L’abbandono della montagna e la crisi dell’agricoltura hanno accentuato il carattere di ambiente spontaneo, quasi selvatico.
Da questi paesaggi di Carnia, elementi oggettivi colti nella loro atmosfera e intimità, è iniziato il suo percorso di pittura, in una ricerca di equilibrio tra ragione ed emozione, tra realtà e sogno.
Sono seguite le “nature morte”: forme semplici come ciotole, tazze, vasi di uso comune ma rivissute con colori e forme nell’intensità della memoria.
Dipingere è per Fulvio un percorso dell’anima, in una ricerca che non si arresta: dal figurativo all’astratto, fino alla cifra espressiva ricca di elementi spirituali della mostra “Alle sorgenti del Nilo”, presentata nelle terre piemontesi di Cesare Pavese.
Le sue opere sono state quasi tutte create a Cleulis.
Da luogo del dipingere, questo borgo è a poco a poco divenuto per lui luogo di vita.
Anche questa scelta testimonia il suo rifiuto di accettare le logiche convenzionali.
Fulvio Talamucci non è un pittore della Carnia, ma un pittore in Carnia.
L’autore spiega così il senso della sua opera: “Per me dipingere è una ricerca di coerenza, una disciplina.
Forma, colori ed emozioni si contrappongono come per creare ognuna una propria indipendenza ma allo stesso tempo concorrono a creare una sola armonia.
Ciò che cerco nella mia pittura infatti è sempre quel punto di unione, quell’armonico equilibrio”.
A questo punto la sua riflessione si ferma e lascia all’osservatore la piena libertà di interpretazione.
Franco Corleone
Grazia Zuffa
Fulvio Talamucci su flikr: www.flickr.com/photos/talamucci.
Il sapone non si mangia
Cosa non si fa per uscire sui giornali (e sui blog) ad Agosto. Giglioli svela i segreti dei signori dei sondaggi, il Notiziario Aduc ci informa delle gesta mediatiche dell’assessore alla Tutela del consumatore e Sicurezza alimentare della regione Veneto, Elena Donazzan. Continua sul blog di fuoriluogo.it.
Ecco la lettera aperta al nuovo Sindaco di Firenze pubblicata da Repubblica il 12 luglio 2009.
Caro Sindaco,
ho particolarmente apprezzato l’attenzione da Lei riservata ai detenuti in occasione dello scambio di consegne con Leonardo Domenici. Poiché sono convinto che non sia stato un fatto né rituale né di circostanza, mi permetto di rivolgerLe un invito pressante per una visita al carcere di Sollicciano alla vigilia del Consiglio Comunale che segnerà l’inizio dell’attività della nuova amministrazione Le carceri italiane sono sull’orlo del collasso mentre il Governo e l’Amministrazione Penitenziaria danno una prova di irresponsabilità preoccupante di fronte al sovraffollamento abnorme che provoca condizioni di assoluta invivibilità particolarmente nel periodo estivo. Il caldo, la promiscuità, l’assenza di attività scolastiche e lavorative, addirittura la riduzione dei colloqui con i familiari, mettono a rischio la convivenza oltre che violare le norme dell’ordinamento penitenziario.
In Italia siamo vicini a 65.000 detenuti, a Firenze la cifra è stabilizzata intorno alle 950 unità: siamo al doppio della capienza regolamentare e nessuna misura, anche solo di razionalizzazione, viene ipotizzata.
Il carcere è parte della città. Firenze ha dato un grande contributo alla riflessione sulla giustizia e sulla cultura della pena legata ai principi della Costituzione con il pensiero di Mario Gozzini, di Ernesto Balducci e di Giovanni Michelucci.
Questo patrimonio intellettuale deve spingere il Comune a farsi protagonista contro il degrado. Un gesto di attenzione da parte sua all’inizio del mandato avrebbe un significato simbolico, per testimoniare la sensibilità delle istituzioni verso un grave problema di emergenza civile che non riceve l’attenzione dovuta da parte di un’opinione pubblica spesso distratta e ripiegata su se stessa. La sua presenza, sono sicuro, darebbe fiducia ai detenuti, un incoraggiamento a tutto il personale e una spinta all’amministrazione penitenziaria per non assistere inerte al disastro annunciato.Con cordialità,
Franco Corleone
Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze
Il buco nero
Editoriale pubblicato su Terra il 2 luglio 2009.
Ieri è stato presentato sia il Rapporto annuale di Antigone sullo stato delle carceri che la Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze da parte dell’ineffabile Carlo Giovanardi. Una coincidenza che aiuta a capire un fenomeno drammatico e le cause.
Parliamo di quel buco nero che è la galera oggi. Galere ridotte in condizioni bestiali e che diventano ogni giorno di più insopportabili per l’ammassamento di corpi eufemisticamente chiamato sovraffollamento. La fantasia della burocrazia penitenziaria ha anche inventato il termine di capienza tollerabile, forse tale solo per i detenuti che ancora mostrano una capacità di sopportazione infinita, ma non certo per chi abbia una coscienza non imbarbarita.
Purtroppo l’opinione pubblica di questo paese profondamente incattivito, non si scandalizza, convinta di essere immune dal rischio e che la detenzione riguardi lo straniero, il nemico, il drogato. Il cittadino “onesto, bianco, perbene” accetta ormai che le regole di convivenza civile, i principi di tolleranza, la presunzione di innocenza, insomma le basi dello stato di diritto siano calpestate sull’altare della sicurezza.
Che le carceri siano piene di tossicodipendenti, di immigrati e di poveri non turba il senso comune di soggetti corrosi dall’egoismo più bieco. Giovanardi afferma impunemente che “la droga è come la spazzatura: va rimossa “. Per ora va ancora bene perchè le vittime finiscono in carcere e non nell’inceneritore, ma domani chissà!
Se non si fa nulla, andremo incontro a un’estate calda. Non scoppieranno rivolte programmate con richieste precise di riforme come accadeva tanti anni fa, ma potranno esplodere sommosse incontrollate i cui bagliori illumineranno le nostre città.
Il ministro della giustizia e il Dipartimento dell’Ammnistrazione Penitenziaria stanno dando la dimostrazione di essere incapaci ma capaci di tutto.
Si stanno baloccando con un piano carcere per incrementare l’edilizia carceraria mentre la casa brucia. L’unica cosa che prevedono per l’estate è di rinchiudere nelle celle i detenuti per 22 ore al giorno come le bestie feroci nelle gabbie degli zoo: pronti al bagno di sangue in caso di ribellione secondo gli esempi di Sassari e Bolzaneto.
E’ ora che le forze democratiche lancino l’allarme e avanzino una proposta di riforma radicale della giustizia con l’obiettivo di un nuovo Codice Penale subito, della abrogazione delle leggi criminogene, in primo luogo quella sulla droga e comunque l’uscita dal carcere dei tossicodipendenti. Una campagna per il diritto e per i diritti è davvero urgente.
Franco Corleone
Effetto Giovanardi
Dal blog di Fuoriluogo.it:
Ecco gli effetti reali della legge sulle droghe, illustrati oggi dalla coppia Serpelloni-Giovanardi. Nel 2008 385.000 tossicodipendenti in cura (+70.000). Di nuovo in crescita i tossicodipendenti da eroina.
Aumentano anche in minori in carcere (+38%) mentre come previsto cala il prezzo di cocaina ed eroina mentre aumentano i prezzi di cannabis ed ecstasy.
Si confermano gli effetti criminogeni della legge Fini-Giovanardi. Leggi tutto.Documenti:
La sintesi della Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia per l’anno 2008.
Il libro bianco sugli effetti della leggi Fini Giovanardi.
Articolo pubblicato da Terra il 27 giugno 2009.
Il 26 giugno, giornata dell’Onu contro l’abuso del consumo di droghe, è stata l’occasione per presentare lo World drug report 2009 da parte del Unodc, l’Agenzia antidroga delle Nazioni Unite.
Il Rapporto di più di trecento pagine analizza la situazione della produzione e del consumo nelle diverse aree del mondo e obliga ad una lettura attenta dei dati.
L’interesse immediato si è concentrato però sulla prefazione di Antonio Costa, direttore dell’Ufficio di Vienna, che ha voluto prendere spunto dalla coincidenza con i cento anni di proibizione delle droghe e il bilancio di dieci anni dell’obiettivo di un mondo senza droga lanciato dall’Assemblea dell’Onu di New York del 1998 per indicare alcune riflessioni sulla politica attuata per così lungo tempo.
Il fallimento di quella strategia è evidente e sotto gli occhi di tutti gli osservatori obiettivi: non solo perchè le droghe non sono state eliminate, ma soprattutto per le conseguenze drammatiche in termini di incarcerazione di massa di milioni di consumatori nel mondo.
Antonio Costa è quindi costretto a riconoscere che sta crescendo tra i politici, i media e anche nell’opinione pubblica la valutazione che il controllo sulla droga non funziona.
Proprio per questo, nonostante la riproposizione granitica dell’affermazione che le droghe continuano a costituire un pericolo per la salute dell’umanità, Costa si lancia in una contestazione della legalizzazione delle droghe dal punto di vista economico, sociale ed etico.
Non essendo un tema all’ordine del giorno è evidente che è un obiettivo polemico di comodo per sfuggire alle profonde contraddizioni di scelte che spesso violano i diritti umani. Costa fa appello ai paladini dei diritti umani perchè aiutino la sua Agenzia a promuovere “il diritto alla salute dei tossicodipendenti”.
Costa non rinuncia alle sue convinzioni di fondo: la tossicodipendenza è una malattia e le droghe sono proibite perchè dannose e non viceversa. E’ costretto però ad alcune aperture. A Vienna nel marzo scorso la Dichiarazione Politica approvata dal summit dell’Onu non riconosceva la positività delle politiche di riduzione del danno e su questo punto per la prima volta si è rotto l’unanimismo della retorica antidroga. Ventisei paesi con alla testa la Germania hanno dichiarato il proprio dissenso.
Ora Antonio Costa opera una svolta e invita gli Stati e le forze di polizia a non criminalizzare i tossicodipendenti e a dare priorità alla lotta ai trafficanti.
Nonostante il dissenso di fondo permanga, vogliamo prenderlo in parola; soprattutto aspettiamo che inviti Carlo Giovanardi a prendere atto della nuova linea. Le carceri italiane stanno scoppiando a causa della legge voluta proprio dallo zar antidroga nostrano per cui non esistono differenze tra le sostanze (canapa = cocaina) e la pena prevista per possesso e spaccio è identica, da sei a venti anni di carcere.
Il fondamentalismo proibizionista anche in America dà segni di cedimento e pare finito il tempo della crociata moralista. Allora si liberino 15.000 detenuti. Subito!
Franco Corleone