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Garante detenuti: Corleone il 21 al carcere di Montelupo

Ultima tappa nelle strutture penitenziarie della Toscana. Domani il Garante incontra il provveditore regionale Carmelo Cantone e i garanti comunali e provinciali della regione: alle 12 conferenza stampa

Firenze – Giovedì 21 novembre alle 10, il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Franco Corleone, sarà all’Ospedale psichiatrico di Montelupo. “L’incontro – anticipa Corleone – servirà per offrire sia alla Regione che all’amministrazione penitenziaria prospettive future dopo la chiusura della struttura. L’auspicio – conclude il Garante – è quello che la Toscana faccia da apripista rispetto ad altre regioni, che la chiusura dello psichiatrico sia fatta nei tempi dell’iniziativa autonoma e non in quelli delle proroghe”.
Domani, mercoledì 20 novembre nell’ufficio del Garante (via dei Pucci, 1, a Firenze) si terrà un incontro di lavoro con il provveditore regionale Carmelo Cantone e con i garanti comunali e provinciali della Toscana. L’iniziativa ha l’obiettivo di individuare azioni comuni per contrastare il sovraffollamento nelle celle e per migliorare la vita in carcere. Alle 12 il Garante incontrerà i giornalisti.

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Comune, Provincia e Regione: “finire i lavori di ristrutturazione del carcere”

carceri.conferenza1Comune, Provincia e Regione: “finire i lavori di ristrutturazione del carcere”

Claudia Failli per Arezzo Notizie

“Investirò della questione il Dipartimento amministrazione penitenziaria ed il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria. La Toscana non merita questo affronto”.

Le parole sono quelle che Franco Corleone, garante dei detenuti per la Regione Toscana, ha pronunciato qualche giorno fa dopo la seconda visita alla casa circondariale di Arezzo. Un commento che ha lasciato il segno e che ha posto l’accento ancora una volta su una situazione particolarmente difficile. Il carcere di Arezzo è stato chiuso nel 2010 per un progetto di ristrutturazione che però, a causa del fallimento dell’impresa appaltante, non è mai stato terminato.
Ad oggi la capienza effettiva dell’istituto è di 32 posti, di cui 14 riservati ai collaboratori di giustizia, nonostante i dati ufficiali del Dap continuino a parlare di una capienza regolamentare di 103 posti. I presenti sono oggi 29.

Di questa situazione si sono fatti portavoce da tempo anche i parlamentari aretini, Donella Mattesini e Marco Donati che, insieme ai consiglieri regionali De Robertis e Brogi e al sindaco Fanfani e presidente della Provincia Vasai, hanno fatto nuovamente il punto sulla situazione sottolineando l’assoluta necessità di finire i lavori iniziati e restituire funzionalità alla casa circondariale di Arezzo.

“Devono essere investi i 600mila euro disponibili, trovare risorse aggiuntive e completare i lavori di ristrutturazione del carcere”.

Questa la richiesta sottoscritta all’unanimità dai politici e amministratori aretini rivolta direttamente al Ministro della Giustizia e il Commissario per il Piano Carceri.

“Una situazione – ha detto la senatrice Donella Mattesini – destinata a peggiorare con il blocco dei lavori. 600 mila euro sono disponibili ma questa cifra non è sufficiente a coprire i bisogni e quindi è necessario avere risorse aggiuntive e far riaprire subito il cantiere”. “Lavoriamo per una pressione generale della città di Arezzo – ha aggiunto l’onorevole Marco Donati. Siamo di fronte ad un problema strutturale che deve essere compiutamente affrontato”.

E bisogna farlo rapidamente: “non è più possibile perdere tempo – ha affermato il Presidente della Provincia, Roberto Vasai. La struttura di Arezzo ha sempre funzionato bene ed ha avuto un buon rapporto con il territorio. Non possiamo assistere al suo progressivo abbandono”.

Questo carcere come simbolo di un problema nazionale: “in Italia – ha ricordato il consigliere regionale Enzo Brogi – abbiamo 66mila detenuti in strutture che ne dovrebbero ospitare solo 35mila. Le cause del sovraffollamento? Il 45% è in attesa di giudizio ed è la percentuale più alta d’Europa. La legge Giovanardi Fini colloca in carcere persone, come i tossicodipendenti, che dovrebbero invece stare nei centri di recupero. Ci sono infine strutture carcerarie che con interventi modesti potrebbero essere recuperate consentendo una distribuzione migliore dei detenuti”.

La consigliera regionale Lucia De Robertis ha sottolineato come “quando si parla del carcere di Arezzo si pensa ai detenuti ma non dobbiamo dimenticare il personale di sevizio che opera all’interno di esso. Personale a rischio occupazionale e in condizioni lavorative non certo ottimali”.

Il Sindaco Fanfani ha concluso ricordando come, per la sua professione di avvocato, abbia visitato tutte le maggiori strutture carcerarie italiane e come quella di Arezzo sia stata, quando funzionava a regime, tra le migliori. “Oggi siamo di fronte, nel nostro paese, ad un problema strutturale che è rappresentato dalla qualità della detenzione e ad un problema emergenziale evidenziato dalla capienza e dal degrado delle strutture. Occorrono interventi seri. Le amnistie non sono in grado di risolvere i problemi di fondo”.

 

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Carcere Arezzo, Brogi (Pd): ‘Ora è necessario recuperare il tempo perduto’

Carcere Arezzo, Brogi (Pd): ‘Ora è necessario recuperare il tempo perduto’
Il consigliere regionale Brogi alla conferenza stampa sul carcere di Arezzo, da tre anni in gran parte inagibile e con i lavori fermi

Si è tenuta stamani ad Arezzo una conferenza stampa sulla situazione del carcere di Arezzo, che alcuni giorni fa è stata evidenziata dal Garante Regionale dei diritti dei detenuti Franco Corleone che, dopo il sopralluogo ad Arezzo, ha denunciato con fermezza il fatto che la struttura sia ancora in gran parte chiusa e inagibile, per lavori di ristrutturazione mai portati a compimento, e un grave stato di abbandono.

Il consigliere regionale Enzo Brogi (Pd), che da anni visita regolarmente gli istituti toscani ed è impegnato sul tema delle condizioni carcerarie e dei diritti dei detenuti, ha partecipato alla conferenza stampa insieme alle istituzioni del territorio, sottolineando l’urgenza dell’appello lanciato dal Garante: “Bene ha fatto Corleone ha iniziare in questo modo il suo mandato, con sopralluoghi in tutte le strutture penitenziarie e facendo emergere i problemi. Ad Arezzo il problema esiste, tant’è che le istituzioni locali, dopo almeno due anni di inattività, stamani hanno deciso di affrontare una situazione non più tollerabile. Di fronte a un disastroso sovraffollamento carcerario, con 67.000 detenuti in Italia nello spazio per 45.000, che vivono in troppi casi in condizioni indegne, non possiamo permetterci di sprecare una struttura come quella aretina”.

“Adesso quindi è urgente che le istituzioni del territorio lavorino per recuperare il tempo perduto. Ma anche stamani ho tenuto a ribadire come quella di Arezzo sia ancora una volta la dimostrazione di una disattenzione ai problemi strutturali che si somma ai problemi di un ordinamento penitenziario e giudiziario da riformare” – conclude Brogi – “Dobbiamo ribadire l’impegno a superare la Fini-Giovanardi sulle droghe, che riguardano un quarto dei detenuti, a eliminare gli abusi della detenzione in attesa di giudizio, per la quale l’Italia ha il record negativo in Europa con il 40% di detenuti. Serve un maggior ricorso alle pene alternative e che dentro le carceri si possa lavorare e cercare il reinserimento nella società. Solo con questi elementi l’Italia potrà finalmente avere carceri degne di un civile paese europeo”.

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Garante detenuti: Corleone domani al carcere di Lucca

Garante detenuti: Corleone domani al carcere di Lucca
Mercoledì 13 novembre alle 10 terza tappa nelle strutture penitenziarie della Toscana. Il 14 ad Empoli e il 21 all’Opg di Montelupo

Firenze – Domani, mercoledì 13 novembre alle 10, il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Franco Corleone, sarà alla casa circondariale di Lucca.

“Il carcere di Lucca ha sede in un vecchio convento ed ospita tra 150 e 200 detenuti. Il sovraffollamento – dice Corleone – pesa sulla vivibilità del carcere e l’obbietivo della visita di domani è quello di verificare l’applicazione delle nuove indicazioni del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sull’affollamento e valutare le prospettive future della struttura, se sia cioè possibile una ristrutturazione o si debba pensare a soluzioni alternative”.

Il Garante acquisirà, inoltre, informazioni sui recenti episodi che hanno evidenziato difficili rapporti tra agenti e detenuti.
Proseguono i sopralluoghi alle strutture penitenziarie della Toscana, il Garante sarà il 14 ad Empoli e il 21 all’Opg di Montelupo.

Benedetta Bernocchi su Parlamento della Toscana.

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Carceri, Corleone da Siena: ‘Serve un garante nazionale’

Carceri, Corleone da Siena: ‘Serve un garante nazionale’
Il garante dei detenuti della regione Toscana visita il carcere di Siena.

Visita del Garante dei detenuti,Franco Corleone, nel carcere di Siena. Come in quasi tutti gli istituti italiani, anche nel carcere di piazza Santo Spirito si registra una presenza media superiore alle 70 unita’, a fronte di una capienza massima di 50 persone. La componente straniera ammonta al 50 per cento dei detenuti. Con la visita a Siena, il Garante Corleone ha avviato una serie di sopralluoghi presso le strutture penitenziarie della Toscana. Chi in Parlamento si lamenta di segnalazioni che giudica improprie ha solo una cosa da fare: approvare la legge per l’istituzione del garante nazionale. E’ quanto auspica Franco Corleone, garante della Regione Toscana per le persone sottoposte a misure restrittive della liberta’ personale. Abbiamo un obbligo di convenzione Onu per approvare la legge e nominare il garante. Il Parlamento cosa aspetta? Oggi discutera’ della vicenda Cancellieri ma se si trovasse un’altra giornata per approvare quella legge sarebbe piu’ utile, ha aggiunto il garante toscano spiegando che il garante nazionale avrebbe le funzioni di un organo terzo con compito di affrontare tutte le questioni dei detenuti verso la magistratura di sorveglianza e verso l’amministrazione penitenziaria.

Da ToscanaTV

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No, non c’è alcuno scandalo

COMUNALI: CANCELLIERI, DISAFFEZIONE CITTADINI ERA NELL'ARIAUn intervento doveroso, anche se rivolto a una persona amica, a garanzia dei diritti di tutti. Franco Corleone commenta il caso Cancellieri sul Messaggero Veneto.

La bufera che si è scatenata contro il ministro della Giustizia Cancellieri per un presunto intervento di favore verso la figlia di Salvatore Ligresti è un frutto avvelenato di quell’incattivimento assai diffuso che vede in sospetto ogni misura che rispetti garanzie e regole dello stato di diritto, soprattutto se rivolte ai potenti caduti in disgrazia. Un ministro della giustizia, quando riceve una segnalazione – da avvocati, amici o sconosciuti non importa – sul rischio che corre un detenuto, ha il dovere di intervenire attraverso l’azione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Sarebbe invece riprovevole se il ministro avesse trascurato altrettanto gravi denunce, privilegiando invece solo questo caso. I garanti dei diritti dei detenuti (può valere come autodenuncia) intervengono frequentemente, con lettere e telefonate ai direttori di carcere o ai responsabili del Dap per far conoscere episodi di ordinaria drammaticità che mettono a rischio la vita e la salute dei detenuti. Non nascondo di essermi rivolto anche ai magistrati di sorveglianza per sollecitare decisioni che non ammettevano ritardi. Il Comitato Nazionale di Bioetica recentemente ha approvato un documento dal titolo eloquente, “La salute dentro le mura”, che denuncia le disfunzioni del sistema sanitario e le drammatiche condizioni di vita delle carceri. La salute è un diritto costituzionale per tutti i cittadini, ma in particolare per le persone private della libertà, perché il loro corpo è nella piena e incontrollata disponibilità dello Stato, con il rischio che si trasformi in arbitrio. Uno scandalo c’è. Ed è il silenzio che si è steso sul messaggio al Parlamento del Presidente Napolitano sulla condizione delle carceri e la ineludibilità di interventi di riforma radicale, non escludendo anche straordinarie forme di clemenza come l’amnistia e l’indulto. E c’è un altro scandalo. La distrazione con cui la politica considera la condanna dell’Italia da parte della Corte europea per i diritti umani per trattamenti crudeli e degradanti. Il nostro Paese ha avuto un anno, fino a maggio 2014, per adottare rimedi sostanziali. C’è poco tempo e l’Italia si avvia dunque con allegra irresponsabilità ad assumere nel giugno 2014 la direzione dell’Unione europea con il marchio dell’infamia per violenza e tortura sistematica. Questa vicenda dimostra un assoluto strabismo. Da una parte abbiamo dati impressionanti sull’eccesso di custodia cautelare e su un numero irrisorio di misure alternative (compresi gli affidamenti terapeutici per i tossicodipendenti); dall’altra la rivolta “morale” per la concessione degli arresti domiciliari per una detenuta, Giulia Ligresti (restituiamo identità personale a una persona in quanto tale e non come parente di qualcuno), colpita da una grave forma di anoressia e con il timore di un ricorso al suicidio. La concessione di questa misura deriva dall’esito di una perizia del 6 agosto, antecedente alla telefonata del ministro Cancellieri al Dap che già per altro monitorava il caso. Il problema che dovrebbe angosciare le coscienze è che dal fondo del pozzo troppe poche voci si levano e si fanno ascoltare: troppi detenuti senza voce parlano solo con il proprio corpo, tagliandosi o cucendosi la bocca. Il rischio di questa sollevazione è che invece di rafforzare i diritti degli ultimi, si consolidi l’assenza dei diritti per tutti. Non voglio cedere alla facile tentazione di vedere trame e complotti. Mi colpisce però che il caso Cancellieri sia esploso alla vigilia di decisioni incisive per aggredire le ragioni del sovraffollamento e per rendere più umana la vita negli istituti di pena. Temo che proprio queste misure si vogliano delegittimare. Se non se ne facesse di nulla, per le carceri potrebbe venire l’ora dell’apocalisse.

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Volti e maschere della pena a Fahrenheit su Radio3

Volti e Maschere della PenaUna riflessione sui tanti volti della pena e i suoi altrettanti mascheramenti. Volti disegnati dall’urbanistica penitenziaria o dall’idea controversa di una riconciliazione tra reo e vittima. Maschere, come l’internamento del «reo folle» e la «tortura democratica» del detenuto in 41-bis, che il formalismo giuridico non annovera tra le pene, privandola così delle relative garanzie. Le malattie degenerative del nostro sistema penitenziario vengono analizzate da Franco Corleone e Andrea Pugiotto in un saggio che raccoglie i pareri di giuristi ed esperti. Il sovraffollamento è solo una parte del problema. Tutto il nostro sistema presenta arretratezze e insensatezze, sia sul piano del diritto penale sostanziale sia sul piano dell’esecuzione della pena.

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Risolvere il problema delle carceri

Grande successo per il ciclo di incontri organizzati dalla libreria Ibs.it

Risolvere il problema delle carceri

(da La Nuova Ferrara del 13/10/13)
Si è conclusa alla libreria Ibs.it Bookshop di Ferrara, la terza edizione del ciclo di incontri Libri Galeotti, dedicato ai temi del carcere, della pena (e dintorni), promosso dal Dipartimento di giurisprudenza dell’ateneo cittadino. Anche questa volta, come già nei precedenti appuntamenti, un pubblico numeroso e attento ha assistito ad una riflessione a più voci sul tema del sovraffollamento carcerario: qual è la sua genesi? E quali sono le sue conseguenze sul piano del rispetto della legalità costituzionale e internazionale? E, soprattutto, quali possono essere i rimedi, adeguati e tempestivi, per uscire dall’attuale condizione inumana e degradante cui sono costretti 65.000 detenuti in carceri dalla capienza regolamentare stimata in 48.000 posti? Il tema è all’ordine del giorno in Parlamento, dopo il messaggio alle Camere del Presidente Napolitano dedicato alla questione carceraria e al dovere costituzionale di adempiere a quanto prescritto nella recente sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha condannato l’Italia per violazione del divieto di tortura: perché tale è considerata, dalla comunità internazionale, l’attuale condizione detentiva nelle nostre prigioni. Introdotta dalla suggestiva lettura dell’attore Marcello Brondi e dopo il saluto partecipato dell’avvocato Federico D’Anneo a nome dell’Ordine degli Avvocati e della Fondazione forense di Ferrara, la discussione è stata animata da Andrea Pugiotto (costituzionalista dell’Università di Ferrara), Marcello Bortolato (giudice di sorveglianza di Venezia), Franco Corleone (garante dei diritti dei detenuti della Regione Toscana) e Glauco Giostra (membro del CSM). Molteplici gli spunti emersi dal dibattito. Il messaggio presidenziale, che accoglie le sollecitazioni della lettera-aperta di cui il prof. Pugiotto è stato estensore e primo firmatario. La recente sentenza della Corte costituzionale in tema di differimento facoltativo della pena, che respinge il dubbio di legittimità prospettato proprio dal Tribunale di sorveglianza di Venezia. La relazione della Commissione mista del CSM, presieduta dal prof. Giostra. Legittima e più che giustificata la soddisfazione degli organizzatori per la qualità dell’intero ciclo e il suo successo di pubblico.
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Franco Corleone è il nuovo garante dei detenuti toscani

corleone-2Franco Corleone è il nuovo garante dei detenuti toscani

La nomina ha suscitato da subito un acceso dibattito. Pd contro Fratelli d’Italia; chi lo sostiene credendo in lui e chi si dice non rappresentato

Franco Corleone è il nuovo Garante dei detenuti della Regione Toscana. E’ stato eletto dal Consiglio regionale mercoledì 9 ottobre. Tre le candidature papabili: anche quelle di Francesco Ceraudo e di Aldo Vitelli. Corleone è stato scelto con 25 voti a favore.

Ma la neo-elezione ha scatenato da subito un dibattito, spaccando l’opinione di due fazioni politiche.

A suo favore, fervido sostenitore, Marco Ruggeri, capogruppo Pd Regione Toscana: “Franco Corleone è una persona seria e capace, che conosce in maniera approfondita la situazione carceraria. Per questo a nome del gruppo Pd esprimo grande soddisfazione per la sua elezione, siamo convinti saprà portare avanti al meglio questo incarico: a lui vanno i più sinceri auguri di buon lavoro”.

Di tutt’altro avviso Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia: “Corleone scelta sbagliata. Come garante dei detenuti non ci può rappresentare. Corleone, noto per la sua passata militanza politica nell’estrema sinistra non ci rappresenta come garante dei detenuti. Dispiace che la maggioranza di sinistra del Consiglio Regionale lo abbia votato, hanno fatto una scelta sbagliata. Corleone ha più volte in passato usato il ruolo di -garante- per propagandare idee da cui non ci sentiamo garantiti. Corleone si è battuto e si batte per la legalizzazione della droga, contro i CIE per gli immigrati e contro il carcere duro per i mafiosi. Opinioni più o meno legittime, ma sicuramente non a garanzia di tutti i cittadini”.

Chiude poi Donzelli: “Fratelli d’Italia si batte per la certezza della pena e in difesa delle vittime, non si arrende a combattere l’uso della droga e crede che il carcere duro per i mafiosi sia uno strumento utile e necessario”. L’elezione però, nonostante i pro ed i contro, oramai è avvenuta e Corleone si è portato a casa la maggioranza assoluta.

da FirenzeToday

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La Riforma non può aspettare

corleone-aperteLA RIFORMA NON PUO’ ASPETTARE

di FRANCO CORLEONE Una questione di prepotente urgenza. Così il Presidente Giorgio Napolitano aveva definito nel luglio del 2011 la insostenibilità della situazione delle carceri italiane e in occasione di una visita al carcere di San Vittore a Milano nel febbraio di quest’anno aveva lamentato che i suoi appelli fossero rimasti inascoltati e sostanzialmente disattesi. Nel frattempo lo scenario si è aggravato in quanto l’Italia è stata condannata dalla Corte europea per i diritti umani per trattamenti crudeli e degradanti equiparabili alla tortura e ha avuto un anno di tempo per rimediare a uno stato di illegalità. La data limite indicata dalla Corte europea di Strasburgo è il maggio 2014 e per questo Giorgio Napolitano da Poggioreale, il carcere più affollato d’Italia, ha fatto un annuncio clamoroso, l’invio di un messaggio alle Camere su questo tema non più eludibile e ha accennato alla necessità che il Parlamento valuti l’opportunità e la necessità di un provvedimento di amnistia e indulto. Giusto un anno fa, il 27 settembre, fu ricevuta al Quirinale una delegazione dei 139 giuristi e garanti dei diritti dei detenuti che avevano sottoscritto una lettera aperta al capo dello Stato elaborata dal professor Andrea Pugiotto con la richiesta dell’invio alle Camere di un messaggio ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione affinché il Parlamento fosse chiamato ad affrontare i due problemi strettamente connessi della giustizia penale e del sovraffollamento carcerario. In quella occasione il Presidente ci spiegò il motivo per cui non riteneva di aderire a quel pressante invito, cioè il timore che il messaggio cadesse nel vuoto e indebolisse le ragioni della sollecitazione. Può essere un caso, o comunque una felice coincidenza, che il Presidente Napolitano abbia accettato il rischio di compiere un atto assai impegnativo anche in un momento politico così delicato. Il Presidente ha sicuramente messo in conto le reazioni polemiche di chi si richiamerà alla retorica securitaria e di chi denuncerà questa scelta come un favore per Berlusconi. La polemica incandescente tra il Quirinale e il capo di Forza Italia di fronte alle minacce di abbandono del Parlamento, alle dimissioni dei ministri e alle accuse farneticanti di un ruolo attivo di Napolitano nella redazione della sentenza della Cassazione sul lodo Mondadori, rendono questa accusa più grottesca che offensiva. Napolitano invece si rende conto che l’Italia non può rischiare una condanna che mette a rischio il suo prestigio internazionale non per l’equilibrio dei conti, ma addirittura per lo stato della democrazia. L’invivibilità delle prigioni è strettamente legata alla realtà dello stato di diritto e al rispetto dei principi della Costituzione, in particolare al senso della pena e al fine del reinserimento sociale dei detenuti previsti dall’articolo 27. Il Presidente Napolitano nel Messaggio alle Camere ha richiamato i possibili interventi, dalla limitazione del ricorso alla custodia cautelare alla depenalizzazione dei reati minori. Ricordo però che il sovraffollamento è determinato dagli effetti di troppe leggi frutto dell’ossessione panpenalistica assolutamente artificiosa e in particolare a causa della legge sulle droghe Fini-Giovanardi che provoca l’incarcerazione di oltre 25.000 persone e la presenza dietro le sbarre di oltre 15.000 tossicodipendenti. Questo scandalo è durato troppo tempo sull’altare di scelte ideologiche irragionevoli. Anche il Consiglio Superiore della Magistratura ha indicato le proposte per affrontare l’emergenza. L’amnistia, se ci sarà, dovrà interessare i reati che provocano il sovraffollamento e che dovranno essere cancellati perché non si riproduca dopo poco tempo lo stesso fenomeno. Il Presidente Napolitano ha ovviamente sollecitato anche l’approvazione di un provvedimento ben meditato di indulto legato a misure di accoglienza che favoriscano una positiva risocializzazione. La riforma del carcere non può aspettare. I volti e le maschere della pena (è il titolo di un volume appena uscito) devono uscire dall’ombra.

Articolo pubblicato sui quotidiani FINEGIL, 9 ottobre 2013