Dall’Agenzia DIRE, 18 marzo 2008
Giustizia: Corleone; il SSN può migliorare condizioni detenuti
Il Garante dei diritti dei detenuti di Firenze interviene a un dibattito all’università di Palermo: “In questo modo i detenuti saranno equiparati a normali cittadini sul piano dei servizi sanitari da garantire”.
“Diritto alla salute nelle carceri” è il titolo del dibattito che si è svolto stamattina nell’ambito del seminario “Muri da abbattere” organizzato dalla facoltà di Scienze della Formazione dell’università di Palermo. “Il carcere suscita impressioni strane, fra queste, quella di una realtà affettiva disumanizzante che mal si concilia con quella che realmente dovrebbe essere – ha spiegato Luca Bresciani, docente all’università di Pisa – . La costante di chi lavora e vive in carcere è la considerazione che questo va cambiato perché così com’è non funziona.
Da questo però nasce una sorta di ossessione correzionale finalizzata a cambiarlo e rinnovarlo. Chi si occupa di carcere, attraversando il muro, attraversa uno specchio e accetta di relazionarsi con un mondo rovesciato. Un mondo capovolto, una società non sociale. Chiediamoci quale sia il ruolo della legge in tutto questo. Soprattutto nel garantire il diritto fondamentale alla salute. Il diritto ad essere curati in carcere non è solo nell’interesse del singolo ma dell’intera collettività come precisa la legge. Il muro non può impedire il passaggio della legge”.
“Il carcere oggi potrebbe essere equiparato a un ospedale perché detiene persone malate ed è, anch’essa, un’istituzione malata – ha continuato Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti di Firenze -. È purtroppo un luogo di persone malate che presentano le patologie più varie, spesso provocate dall’ambiente carcerario. Ricordiamoci che il carcere non è una zona franca dal punto di vista sanitario, ma un luogo patogeno che fa ammalare se gestito in situazioni di pesante sovraffollamento.
Ricevo, per il ruolo che ricopro, molte lettere di detenuti che lamentano soprattutto le condizioni di salute nelle quali sono costretti a vivere. Il diritto alla salute è un diritto non rinviabile anzi il carcere dovrebbe creare le condizioni perché i detenuti non si ammalino. Ultimamente grazie ad alcune lettere, nel carcere di Lodigiano, sono avvenuti 100 interventi di protesi dentaria.
Ho vinto anche la battaglia che ha permesso il passaggio agli arresti domiciliari di un detenuto che pesava 120 chili. Credo che la speranza di garantire il diritto alla salute sia riposta soprattutto nel passaggio di competenze dall’amministrazione penitenziaria alla amministrazione sanitaria. Soltanto in questo modo si potranno equiparare sul piano dei servizi sanitari da garantire, i detenuti a normali cittadini. Solo l’intervento della sanità pubblica potrebbe migliorare la situazione attuale che i detenuti vivono in carcere.