Categorie
I miei articoli In Primo Piano Le carceri

Battisti, l’ergastolo e i poteri del Quirinale

L’articolo di Franco Corleone per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 12 gennaio 2010. La lezione di Aldo Moro “La funzione della pena”, pubblicata nel volume Contro l’ergastolo, Ediesse, 2009, su www.fuoriluogo.it

C’era una volta Cesare Battisti, l’esponente dell’irredentismo trentino impiccato dagli austriaci il 12 luglio 1916. Oggi, a causa di una irriverente omonimia, la memoria del martire è cancellata a vantaggio di un protagonista minore della lotta armata. Anche questo esito è conseguenza certamente non voluta dell’orgia di parole sopra tono, delle speculazioni interessate, delle minacce altisonanti.

In un paese serio, la sua classe politica avrebbe reagito diversamente alla decisione del Presidente Lula di negare l’estradizione per un cittadino italiano condannato all’ergastolo per la responsabilità diretta o morale di quattro omicidi compiuti nel 1978. L’utilizzo di termini come “schiaffo all’Italia” o di “insulto alla giustizia” o addirittura di “attacco alla democrazia” sono il segno caratteristico di un paese dalla tenuta nervosa fragile e dalla tendenza vittimistica e isterica.

L’Italia avrebbe dovuto cogliere l’occasione offerta dal Brasile per fare i conti più che con la storia del terrorismo, delle leggi speciali, insomma con il passato, quanto meno con il suo presente.

La gran parte della stampa ha dato una pessima prova di disinformazione abbandonandosi alla più vieta propaganda: il complotto giudaico massonico questa volta è stato sostituito dalla protervia di un paese “inferiore”: senza che nessun giornale “indipendente” abbia ritenuto di fornire in maniera completa le ragioni del rifiuto di accedere alla richiesta di estradizione da parte del governo brasiliano e poi di Lula. Cosicché la decisione brasiliana appare un segno di stravaganza, quasi un dispetto. E invece vale la pena di capire perché un grande paese è disposto a mettere a rischio i rapporti economici e strategici con un partner importante: se non è un capriccio vi devono essere motivi che ci devono interrogare.

Mauro Palma e Alessandro Margara ( Manifesto, 31/12 e 7/1) hanno messo in luce i due punti che suscitano la contrarietà del Brasile: il fatto che l’Italia conservi la pena dell’ergastolo e la mancata ratifica del protocollo addizionale alla convenzione contro la tortura (che prevede un meccanismo ispettivo sovranazionale e l’istituzione di una autorità garante dei diritti dei detenuti).

Sono davvero questioni così irrilevanti da non meritare un confronto? Antonio Cassese, acuto giurista e paladino dei diritti umani, è incorso in un errore grave sostenendo che per la pena dell’ergastolo esistono forme di detenzione alternativa, delle quali Battisti potrebbe usufruire. Non è così, in quanto i suoi reati rientrano fra quelli previsti dall’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario, che non consentono la liberazione condizionale. Ciò dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, che in Italia l’ergastolo non è una finzione giuridica, come si vorrebbe far credere, anzi è una realtà pregnante (perfino in aumento negli ultimi anni). Con la stessa logica con cui l’Italia si rifiuta di consegnare un prigioniero ad un paese che prevede la pena di morte poiché estranea al suo ordinamento, così il Brasile si comporta per l’ergastolo.

Questo caso non si può risolvere in una bulimia di proclami, di ritorsioni e di boicottaggi più esilaranti che gravi. Deve invece essere una occasione per affrontare i nodi che sono emersi e che si vogliono nascondere sotto la coperta della lotta al terrorismo. Oltre ad esprimere delusione e rammarico, il presidente Napolitano potrebbe compiere degli atti concreti di sua esclusiva competenza per rimuovere gli equivoci: ad esempio, annunciare la commutazione dell’ergastolo di Battisti in una reclusione congrua e invitare il Parlamento ad adempiere a quegli obblighi internazionale che le associazioni che si occupano di carcere, giustizia e diritti chiedono da anni. Allora la richiesta di estradizione avrebbe maggiore forza e legittimità sostanziale. Questa è la vera questione su cui l’opposizione dovrebbe incalzare il governo, senza farsi sedurre dall’urlo del topo di Frattini e La Russa e infilarsi in polemiche giuste, ma minori, sulla scarsa credibilità internazionale dell’Italia.

L’ammonimento ai giovani di Aldo Moro a proposito dell’ergastolo, “Ricordatevi che la pena non è la passionale e smodata vendetta dei privati”, è un monumento del pensiero giuridico umanistico da cui non si dovrebbe prescindere mai.

Categorie
I miei articoli In Primo Piano Le droghe

Cacciatori di semi

Articolo sulla vicenda dei due titolari di Semitalia per la rubrica settimanale di Fuoriluogo sul Manifesto del 12 maggio 2010.

Nell’anno di grazia 2010 in Italia si può finire in galera per un reato d’opinione. La cronaca di questi giorni parla da sé. Da quindici giorni due giovani imprenditori di Vicchio, storico paese del Mugello, sono imprigionati a Sollicciano, il carcere di Firenze, su ordine del pubblico ministero di Bolzano per violazione dell’articolo 82 della legge antidroga, il Dpr 309 del 1990, che punisce l’istigazione, il proselitismo e l’induzione all’uso illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope.

Nella realtà Marco Gasparrini e Luigi Bargelli  titolari di una società, la Semitalia, da sette anni a questa parte si sono limitati a vendere semi di canapa utilizzando un sito on line. L’attività è perfettamente legale in quanto la legge italiana punisce la detenzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti in relazione alla quantità e alla presenza di principio attivo. Le Convenzioni internazionali che sono alla base della legislazione proibizionista non contemplano tra le sostanze vietate i semi in quanto sono un prodotto neutro, che non può essere assimilato alla droga. Il pm titolare dell’inchiesta, Markus Mayr, ha candidamente affermato che infatti l’arresto non è per il commercio di semi di canapa ma per l’istigazione all’uso. A sua detta, il reato procederebbe per deduzione, sulla base dei numerosi sequestri di piante coltivate con i semi provenienti dalla ditta toscana (sic!).

Ho denunciato la presenza in carcere di due detenuti “abusivi”, nel senso che occupano due posti in un carcere sovraffollato senza alcun titolo, ma come vittime di un vero e proprio abuso.

Il magistrato di Bolzano ha utilizzato un articolo che già di per sé trasuda ideologia e rappresenta un oltraggio al diritto per come è scritto. Ma ha fatto di peggio: ha forzato la lettera della legge che indica l’istigazione quale attività pubblica con un dettaglio dei luoghi tutelati (scuole, caserme, carceri, ospedali). Oltretutto, in quel famigerato articolo della Iervolino-Vassalli non si parla di istigazione alla coltivazione.

La persecuzione giudiziaria dei due commercianti fiorentini fa emergere gravi contraddizioni e  disparità nell’applicazione della legge. Nel febbraio scorso, in questa stessa rubrica commentavo una fondamentale sentenza del giudice Salvini del tribunale di Milano che ha assolto un cittadino accusato di aver coltivato in giardino sette piante di marijuana. Allora, facciamo il punto. Secondo Giovanardi, la legge non punisce col carcere il semplice uso di droga, ma solo con sanzioni amministrative; secondo l’autorevole magistrato Giorgio Salvini, la coltivazione domestica è equiparata al consumo personale e non sanzionabile con misure penali; invece per la scuola giuridica di Bolzano tutti devono essere messi in galera, consumatori e coltivatori, iniziando da Marco Gasparrini e Luigi Bargelli per il non- reato di vendita di semi.

Il codice Rocco, emblema del diritto etico, rivive nel Sud Tirolo! A pochi chilometri da Vicchio si trova Scarperia, paese produttore di coltelli: suggeriamo al pm di Bolzano di accusare di istigazione all’omicidio tutti i venditori di lame che abbiano fornito l’arma a uxoricidi. Per la par condicio, naturalmente.

Mentre il procuratore della repubblica di Venezia Vittorio Borraccetti raccomanda di arrestare solo per i casi estremi per non aggravare inutilmente il sovraffollamento delle carcere, i pm di Bolzano incarcerano allegramente, anche in assenza delle condizioni della custodia cautelare previste dal codice. Magari per soddisfare il protagonismo di esponenti della polizia giudiziaria locale che non hanno di meglio da fare che vantarsi di essere  “cacciatori di semi”. Oggigiorno molti attaccano i  principi sacri dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura, mettendo in discussione che il giudice sia soggetto solo alla legge. Per difenderli,  mi aspetto che l’Associazione Nazionale Magistrati non copra per spirito di corpo i magistrati che si inventano la legge per pregiudizio  ideologico.

Venerdì il Tribunale della Libertà di Bolzano deciderà sulla sorte di due giovani incensurati, impegnati nella loro comunità (uno è vice presidente del consiglio comunale) e che hanno ricevuto la solidarietà di tutto il paese.

Senza scomodare Berlino, ci basta che ci sia un giudice a Bolzano!

Categorie
Senza categoria

Un saluto

Dal blog di fuoriluogo.it:

janvandertas

Jan van der Tas è morto il 10 settembre all’età di 81 anni. Jan era stato ambasciatore per l’Olanda; dopo il suo pensionamento, si era impegnato nel movimento di riforma della politica delle droghe, diventando così “ambasciatore” dell’approccio tollerante olandese. Jan è stato un collaboratore di Fuoriluogo e più volte ci ha sollecitato a creare una versione internazionale in inglese del giornale e del sito, per uscire dal circuito locale italiano. Durante la carriera diplomatica, aveva contributo alla costruzione dell’Unione Europea: ci credeva molto, nonostante la sua insoddisfazione per come l’istituzione europea si era venuta sviluppando.

Per ricordarlo, riproponiamo una sua intervista del 2006: Jan sostiene il ruolo guida dell’Europa delle politiche “miti” per sconfiggere la war on drugs.

Jan van der Tas era un politico colto e acuto e un uomo gentile. Lo salutiamo con riconoscenza ed affetto.

Categorie
Le droghe

Eroina medica, scienza ed etica della cura

In Germania, i servizi per le tossicodipendenze hanno la possibilità di prescrivere ai consumatori trattamenti con eroina medica: è questo il risultato della legge approvata qualche giorno fa dal Bundestag coi voti della SPD, della Linke, dei verdi e dei liberali (349 favorevoli e 198 contrari). Il parlamento federale ha preso atto dei risultati positivi della sperimentazione clinica conclusa nel 2004. Era iniziata nel 2002 in sette grandi città (fra cui Francoforte, Monaco e Amburgo), su iniziativa del ministro della salute insieme a tre regioni (Bassa Sassonia, Renania Westfalia e Assia). Continua a leggere <a href=”http://www.fuoriluogo.it/home/mappamondo/europa/germania/eroina_medica_scienza_ed_etica_della”>l’articolo di Grazia Zuffa</a> per la rubrica settimanale di Fuoriluogo sul Manifesto. Vai al <a href=”http://www.fuoriluogo.it/home/archivio/biblioteca/dossier/trattamenti_con_eroina.pdf”>dossier sui trattamenti con eroina</a> di fuoriluogo.it (aggiornato a giugno 09, in formato pdf).
Dal Blog di fuoriluogo.it.