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Carceri, Corleone da Siena: ‘Serve un garante nazionale’

Carceri, Corleone da Siena: ‘Serve un garante nazionale’
Il garante dei detenuti della regione Toscana visita il carcere di Siena.

Visita del Garante dei detenuti,Franco Corleone, nel carcere di Siena. Come in quasi tutti gli istituti italiani, anche nel carcere di piazza Santo Spirito si registra una presenza media superiore alle 70 unita’, a fronte di una capienza massima di 50 persone. La componente straniera ammonta al 50 per cento dei detenuti. Con la visita a Siena, il Garante Corleone ha avviato una serie di sopralluoghi presso le strutture penitenziarie della Toscana. Chi in Parlamento si lamenta di segnalazioni che giudica improprie ha solo una cosa da fare: approvare la legge per l’istituzione del garante nazionale. E’ quanto auspica Franco Corleone, garante della Regione Toscana per le persone sottoposte a misure restrittive della liberta’ personale. Abbiamo un obbligo di convenzione Onu per approvare la legge e nominare il garante. Il Parlamento cosa aspetta? Oggi discutera’ della vicenda Cancellieri ma se si trovasse un’altra giornata per approvare quella legge sarebbe piu’ utile, ha aggiunto il garante toscano spiegando che il garante nazionale avrebbe le funzioni di un organo terzo con compito di affrontare tutte le questioni dei detenuti verso la magistratura di sorveglianza e verso l’amministrazione penitenziaria.

Da ToscanaTV

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Risolvere il problema delle carceri

Grande successo per il ciclo di incontri organizzati dalla libreria Ibs.it

Risolvere il problema delle carceri

(da La Nuova Ferrara del 13/10/13)
Si è conclusa alla libreria Ibs.it Bookshop di Ferrara, la terza edizione del ciclo di incontri Libri Galeotti, dedicato ai temi del carcere, della pena (e dintorni), promosso dal Dipartimento di giurisprudenza dell’ateneo cittadino. Anche questa volta, come già nei precedenti appuntamenti, un pubblico numeroso e attento ha assistito ad una riflessione a più voci sul tema del sovraffollamento carcerario: qual è la sua genesi? E quali sono le sue conseguenze sul piano del rispetto della legalità costituzionale e internazionale? E, soprattutto, quali possono essere i rimedi, adeguati e tempestivi, per uscire dall’attuale condizione inumana e degradante cui sono costretti 65.000 detenuti in carceri dalla capienza regolamentare stimata in 48.000 posti? Il tema è all’ordine del giorno in Parlamento, dopo il messaggio alle Camere del Presidente Napolitano dedicato alla questione carceraria e al dovere costituzionale di adempiere a quanto prescritto nella recente sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha condannato l’Italia per violazione del divieto di tortura: perché tale è considerata, dalla comunità internazionale, l’attuale condizione detentiva nelle nostre prigioni. Introdotta dalla suggestiva lettura dell’attore Marcello Brondi e dopo il saluto partecipato dell’avvocato Federico D’Anneo a nome dell’Ordine degli Avvocati e della Fondazione forense di Ferrara, la discussione è stata animata da Andrea Pugiotto (costituzionalista dell’Università di Ferrara), Marcello Bortolato (giudice di sorveglianza di Venezia), Franco Corleone (garante dei diritti dei detenuti della Regione Toscana) e Glauco Giostra (membro del CSM). Molteplici gli spunti emersi dal dibattito. Il messaggio presidenziale, che accoglie le sollecitazioni della lettera-aperta di cui il prof. Pugiotto è stato estensore e primo firmatario. La recente sentenza della Corte costituzionale in tema di differimento facoltativo della pena, che respinge il dubbio di legittimità prospettato proprio dal Tribunale di sorveglianza di Venezia. La relazione della Commissione mista del CSM, presieduta dal prof. Giostra. Legittima e più che giustificata la soddisfazione degli organizzatori per la qualità dell’intero ciclo e il suo successo di pubblico.
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Franco Corleone è il nuovo garante dei detenuti toscani

corleone-2Franco Corleone è il nuovo garante dei detenuti toscani

La nomina ha suscitato da subito un acceso dibattito. Pd contro Fratelli d’Italia; chi lo sostiene credendo in lui e chi si dice non rappresentato

Franco Corleone è il nuovo Garante dei detenuti della Regione Toscana. E’ stato eletto dal Consiglio regionale mercoledì 9 ottobre. Tre le candidature papabili: anche quelle di Francesco Ceraudo e di Aldo Vitelli. Corleone è stato scelto con 25 voti a favore.

Ma la neo-elezione ha scatenato da subito un dibattito, spaccando l’opinione di due fazioni politiche.

A suo favore, fervido sostenitore, Marco Ruggeri, capogruppo Pd Regione Toscana: “Franco Corleone è una persona seria e capace, che conosce in maniera approfondita la situazione carceraria. Per questo a nome del gruppo Pd esprimo grande soddisfazione per la sua elezione, siamo convinti saprà portare avanti al meglio questo incarico: a lui vanno i più sinceri auguri di buon lavoro”.

Di tutt’altro avviso Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia: “Corleone scelta sbagliata. Come garante dei detenuti non ci può rappresentare. Corleone, noto per la sua passata militanza politica nell’estrema sinistra non ci rappresenta come garante dei detenuti. Dispiace che la maggioranza di sinistra del Consiglio Regionale lo abbia votato, hanno fatto una scelta sbagliata. Corleone ha più volte in passato usato il ruolo di -garante- per propagandare idee da cui non ci sentiamo garantiti. Corleone si è battuto e si batte per la legalizzazione della droga, contro i CIE per gli immigrati e contro il carcere duro per i mafiosi. Opinioni più o meno legittime, ma sicuramente non a garanzia di tutti i cittadini”.

Chiude poi Donzelli: “Fratelli d’Italia si batte per la certezza della pena e in difesa delle vittime, non si arrende a combattere l’uso della droga e crede che il carcere duro per i mafiosi sia uno strumento utile e necessario”. L’elezione però, nonostante i pro ed i contro, oramai è avvenuta e Corleone si è portato a casa la maggioranza assoluta.

da FirenzeToday

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Carceri toscane, Franco Corleone è il nuovo garante dei detenuti

Carceri toscane, Franco Corleone è il nuovo garante dei detenuti

Franco Corleone, garante dei detenuti toscani

FIRENZE – Franco Corleone è il nuovo Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Toscana. E’ stato eletto dal Consiglio regionale, che si è trovato a scegliere fra tre candidature: oltre a quella di Corleone, erano pervenute quelle di Francesco Ceraudo e di Aldo Vitelli. Corleone è stato scelto con 25 voti a favore. Franco Corleone, attualmente Garante per i diritti dei detenuti del Comune di Firenze e coordinatore dei Garanti territoriali per i diritti dei detenuti, succede ad Alessandro Margara, che si è dimesso il 20 luglio scorso per motivi personali.

Nato a Milano nel 1946, Corleone è stato deputato nell’VIII, IX, XII e XIII legislatura e senatore nella X, ricoprendo anche per cinque anni (1996-2001) l’incarico di sottosegretario al ministero della Giustizia. E’ presidente dell’associazione «La Società della ragione» e ha scritto numerosi saggi e articoli sui  temi della giustizia, dei diritti, del carcere e sulla politica delle droghe.

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Toscana: Franco Corleone nuovo Garante regionale detenuti

imageFranco Corleone nuovo Garante regionale detenuti

ASCA 09 Ottobre 2013 – 15:54

(ASCA) – Firenze, 9 ott – Franco Corleone e’ il nuovo Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della liberta’ personale della Toscana. Corleone e’ stato eletto dal Consiglio regionale, che si e’ trovato a scegliere fra tre candidature: oltre a quella di Corleone, erano pervenute quelle di Francesco Ceraudo e di Aldo Vitelli. Corleone e’ stato scelto con 25 voti a favore, mentre Ceraudo ne ha ricevuti 13 e Vitelli 3.

Franco Corleone, attualmente Garante per i diritti dei detenuti del Comune di Firenze e coordinatore dei Garanti territoriali per i diritti dei detenuti, succede ad Alessandro Margara, che si e’ dimesso il 20 luglio scorso per motivi personali. Nato a Milano nel 1946, Corleone e’ stato deputato e senatore, ricoprendo anche per cinque anni (1996-2001) l’incarico di sottosegretario al ministero della Giustizia. E’ presidente dell’associazione ‘La Societa’ della ragione’ e ha scritto numerosi saggi e articoli sui temi della giustizia, dei diritti, del carcere e sulla politica delle droghe.

Il gruppo Piu’ Toscana ha deciso di non partecipare al voto.

Il perche’ lo ha spiegato Gian Luca Lazzeri: ”Innanzitutto abbiamo presentato una proposta per far svolgere la funzione dei garanti ai consiglieri regionali: questo – ha detto Lazzeri – permetterebbe un notevole risparmio di costi e garantirebbe un maggiore raccordo dell’attivita’ dei garanti con il Consiglio regionale stesso. Inoltre, come ha segnalato Daniela Lastri in Ufficio di presidenza, esiste un mancato rispetto delle quote di genere e dunque sarebbe preferibile scegliere una donna. E nutriamo molte perplessita’ sulla scelta della maggioranza di puntare su Corleone”.

Marco Ruggeri (capogruppo Pd) ha al contrario sottolineato che ”i Garanti devono essere figure terze e quindi non e’ opportuno che siano consiglieri regionali” e che ”c’e’ bisogno di persone con grande esperienza in materia”.

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I miei articoli

Amnistia, non amnesia

carcere-zuglianoTra poco più di otto mesi l’Italia dovrà rispondere alle autorità giurisdizionali europee intorno alla condizione di vita nelle carceri italiane. Dovrà in sintesi fornire risposte adeguate e convincenti su come si è avviata ad assicurare i diritti fondamentali alle persone ristrette nelle nostre carceri, oggi inverosimilmente e tragicamente stipate in luoghi perlopiù fatiscenti. Va ricordato che ci sono circa 30 mila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari. Inoltre una parte significativa della popolazione detenuta è costretta all’ozio in cella per 20-22 ore al giorno in condizioni degradanti.
In questo scenario è stato riproposto il tema dell’amnistia. Dopo la riforma costituzionale che ha reso quasi impossibile la sua approvazione con l’introduzione di un quorum assurdamente spropositato, si pone come un tema a tutto tondo politico. Un tema che è venuto periodicamente a galla per fronteggiare il surplus di detenuti.
L’amnistia e l’indulto, nella tradizione della Repubblica ad egemonia democristiana, sono state le vie per governare giustizia e carcere. Sono stati usati alla stregua di due rubinetti di scarico per liberare le scrivanie dei tribunali e sfoltire le presenze in galera. Le decine di provvedimenti di clemenza non suscitavano polemiche perché costituivano la valvola di sfogo per reggere un sistema che aveva scelto di non abrogare il Codice Rocco e di mantenersi fedele al processo inquisitorio.
Strumenti penali tipici di uno stato paternalistico-autoritario che in alternativa alle riforme mancate elargiva manciate di benefici a prezzo di saldo. Così è accaduto fino all’approvazione del nuovo codice di procedura penale e all’ultima amnistia del ministro Vassalli.
Purtroppo non solo quella riforma tanto attesa venne rapidamente ridimensionata dalla legislazione d’emergenza dei primi anni novanta ma non fu accompagnata da un nuovo Codice Penale (si continuarono però a elaborare progetti da parte di Commissioni ad hoc come le ultime elaborate da Federico Grosso, Carlo Nordio e Giuliano Pisapia). Peggio, nuove questioni sociali come l’immigrazione o l’uso di stupefacenti furono utilizzate per alimentare campagne securitarie e alimentare paure. Così in quegli anni si elaborò il diritto autoctono penale del nemico, dove il nemico era il tossicodipendente o l’immigrato. Due tipologie di detenuti che oggi complessivamente  riempiono per due terzi le nostre prigioni.
In questo scenario è assolutamente necessario abrogare quelle leggi, a partire dalla Fini-Giovanardi sulle droghe che come abbiamo dimostrato anche con l’ultimo Libro Bianco, è responsabile in modo massiccio del sovraffollamento carcerario. Eppure il dibattito parlamentare avvenuto a fine luglio in sede di conversione del decreto Cancellieri sull’esecuzione delle pene, che aveva misure di buon senso seppur non risolutive, è stato ancora una volta desolante tanto da temere la riviviscenza di una paccottiglia demagogica. In questo contesto ci preme sottolineare che si è rischiato un nuovo asse della sicurezza con pezzi del Pdl, Fratelli d’Italia, Lega e M5S.
Il tema della clemenza non può prescindere quindi da quello delle riforme sistemiche: amnistia e riforme devono essere contestualizzate, dando così al provvedimento di clemenza quella connotazione di ricostruzione sociale che tale istituto dovrebbe avere (proprio su queste pagine Livio Pepino ha ricordato una delle rarissime amnistie con tale profilo, quella della fine degli anni sessanta dopo la repressione dei movimenti sociali di quegli anni). Da mesi siamo impegnati insieme a molte organizzazioni di società civile, a sindacati come la Cgil, alle Camere Penali, in una campagna che abbiamo chiamato simbolicamente “tre leggi per la giustizia”. Siamo al traguardo delle 50 mila firme e in questo mese le presenteremo alla presidente della Camera Boldrini chiedendo una sessione parlamentare per affrontare in maniera organica un pacchetto di misure incisive. Le nostre tre leggi riguardano l’introduzione del delitto di tortura nel codice penale, il radicale cambiamento della legge sulle droghe, l’abrogazione del reato di immigrazione clandestina, l’istituzione del garante nazionale delle persone private della libertà, modifiche in senso meno repressivo delle norme in materia di custodia cautelare e recidiva, le liste di attesa. A questo complessivo processo crediamo debba essere legata con urgenza l’amnistia  per  ripristinare un trattamento penale ordinario verso quelle categorie sociali deboli contro cui è stata brandita l’arma della repressione penale e per accompagnare la stabile cancellazione dall’area del penale di quei reati privi di offensività e che tali non dovrebbero essere. Si tratta quindi di introdurre una diversa agenda sui temi della giustizia. Lo stesso recente attacco a Magistratura Democratica, la componente garantista dei giudici, ci suggerisce di organizzare con rapidità un confronto serrato sui contenuti per tale cambiamento del funzionamento della macchina che amministra la giustizia: un cambiamento radicale anche perché il riformismo senza riforme porta alla condanna definitiva dell’Italia e la radicalità assoluta e senza compromessi è in realtà la via del buon senso e della ragione. In questo contesto si pone quanto chiaramente evidenziato nella sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia: la condizione di vita delle carceri, definita come quotidiano trattamento disumano e degradante, accostata alla tortura dallo stesso ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, rende indilazionabile un provvedimento a efficacia immediata che riporti il sistema nella legalità penitenziaria e contabile. Nelle carceri non vi deve essere un detenuto in più rispetto ai posti letto regolamentari. Il provvedimento di clemenza mirato può servire a questo, se insieme però si cambia la filosofia della pena. In questo senso sarebbe cosa buona e giusta che le indicazioni che stanno emergendo dalla Commissione presieduta da Mauro Palma vengano messe subito in atto, visto che esse vanno verso l’obiettivo di tenere insieme la riduzione dell’impatto carcerario e una migliore qualità della vita nelle carceri.

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In Primo Piano Le carceri

L’occasione mancata e la nostra felice avventura

corleoneL’OCCASIONE MANCATA E LA NOSTRA FELICE AVVENTURA

Finisce così, con l’amaro in bocca la vicenda della conversione in legge del decreto sull’esecuzione delle pene. Certo poteva finire peggio. Se fosse rimasto il testo uscito dal Senato, sarebbe stato meglio lasciarlo decadere e riprendere da capo la questione.

La discussione parlamentare è stata comunque utile per far emergere molti atteggiamenti e comportamenti con cui dovremo nuovamente cimentarci. Gli argomenti addotti dagli oppositori, Lega, Pdl, ma anche M5Stelle, per contrastare le misure del cosiddetto decreto svuotacarceri dimostrano che la subcultura securitaria ha scavato in questi anni nelle viscere profonde. Il giustizialismo ha sconfitto il garantismo: occorre una profonda opera di ricostruzione della cultura del diritto penale mite e minimo, delle ragioni della convivenza contrapposta alla logica della vendetta.

Eravamo stati facili profeti nel sostenere che la scelta da parte della ministra Cancellieri di non affrontare il nodo che provoca il sovraffollamento carcerario, cioè la legge sulle droghe, la famigerata Fini-Giovanardi e di aggredire, giustamente, la legge Cirielli sulla recidiva, avrebbe facilitato l’espressione truculenta di luoghi comuni e la ricerca delle eccezioni per i reati ritenuti più odiosi. Non avere seguito la via maestra suggerita dai dati del Libro Bianco sugli effetti della legislazione antidroga ha comportato la conseguenza di un taglio di basso profilo che ha ringalluzzito i forcaioli di ogni risma con toni di becera propaganda.

E’ necessario anche un primo bilancio dell’iniziativa del digiuno a staffetta. Considero straordinario per la stagione (metereologica e politica) la durata, ben 60 giorni!, e le tante adesioni, 42, di persone con storie e sensibilità diverse che hanno scelto con autonomia e responsabilità, di costruire una catena di solidarietà importante e significativa. L’adesione delle detenute di Sollicciano con forme originali di partecipazione, ad esempio con lo sciopero del carrello, suggerisce l’idea di arricchire l’armamentario e le modalità di partecipazione con iniziative dirette e nonviolente che non siano solamente l’astensione dal cibo.

Abbiamo contribuito alla sensibilizzazione su un tema difficile e nell’incontro con la ministra Cancellieri abbiamo illustrato proposte e richieste di portata immediata e di lunga gittata. Molte di queste idee sono entrate nel primo documento della Commissione presieduta da Mauro Palma e mi auguro vengano assunte come un piano operativo e non meramente speculativo.

Ultima cosa, decisiva. Occorre rilanciare la campagna della raccolta firme sulle tre leggi di iniziativa popolare su tortura, carcere, droghe. Invito tutte e tutti a organizzarsi per una raccolta autogestita fino al 20 settembre. Basta andare sul sito www.3leggi.it e verificare tutti i modi per partecipare a un esito che deve essere un successo a partire dalle 50.000 firme e per imporre una agenda di riforme efficaci al Parlamento e al Governo.

Da settembre sarà in libreria un nuovo volume su carcere e dintorni, intitolato Volti e maschere della pena, edito da Ediesse che potrà aiutare confronto e dibattito.

 

Franco Corleone

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22° GIORNO DI DIGIUNO

COMUNALI: CANCELLIERI, DISAFFEZIONE CITTADINI ERA NELL'ARIA22° GIORNO DI DIGIUNO

CAMBIARE IL DECRETO PER LA  LEGALITA’ NELLE CARCERI E PER SUPERARE IL SOVRAFFOLLAMENTO”

 APPELLO

Oggi è stato  pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il testo del decreto legge, con la firma del Presidente Napolitano. E’ stato assegnato al Senato e inizia quindi il conto alla rovescia per la conversione. Se vogliamo accompagnare i 60 giorni previsti, e sostenere gli emendamenti migliorativi che saranno presentati e contrastare quelli dei forcaioli, occorrono nuove e numerose adesioni alla catena del digiuno. Le adesioni per un giorno due giorni o tre giorni devono pervenire nelle prossime ore in modo da definire un calendario almeno per i prossimi trenta giorni.

Franco Corleone, ha dichiarato: “Segnalo a tutti il contenuto del quarto Libro Bianco (il documento è scaricabile dal sito: www.fuoriluogo.it) sugli effetti della Fini Giovanardi che è stato presentato il 25 giugno alla Camera dei Deputati. I dati sono accecanti e spiegano la vera ragione del sovraffollamento delle carceri. Per questo è grave che la ministra Cancellieri non abbia ritenuto di inserire nel decreto legge, modifiche minime ma essenziali a quella legge criminogena, per impedire l’ingresso in carcere per fatti di lieve entità e per far uscire migliaia di tossicodipendenti dal carcere. Ancora più grave è il fatto che  il Presidente del Consiglio Letta, non abbia ancora attribuito la delega per la politica delle droghe e che quindi il Dipartimento Politiche Antidroga, sia senza guida e completamente autoreferenziale”.

Oggi digiuna  Hassan Bassi, cooperatore sociale

I detenuti  e le detenute di Sollicciano hanno proclamato “lo sciopero del carrello”, cioè del vitto passato dall’Amministrazione Penitenziaria, come sostegno al digiuno a staffetta per la legalità nelle carceri e per superare il sovraffollamento. E’ un segno  di presa di coscienza e di rivendicazione di piena cittadinanza e soggettività da parte della popolazione detenuta, che va ricordato, ha aderito a Firenze alla raccolta di firme per le tre proposte di legge di iniziativa popolare, raccolta che ha ottenuto l’adesione anche da parte di ristretti in altri istituti.

Inoltre dalla prima settimana di luglio, sempre i detenuti di Sollicciano sosterranno “lo sciopero del sopravvitto”, in segno di protesta contro i prezzi praticati sui prodotti in vendita all’interno dell’istituto, maggiorati rispetto ai prezzi praticati nei supermercati esterni”.

La questione che viene posta è annosa e preannuncia un estate calda. E’ troppo grave e insostenibile il ritardo da parte dell’Amministrazione Penitenziaria della predisposizione di una seconda cucina e dei lavori di ristrutturazione al femminile.

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comunicati stampa In Primo Piano

Il DL è uno strumento unico e irripetibile: non va sprecato

Carceri Inferni7° GIORNO DI DIGIUNO

 “SUBITO UN DECRETO LEGGE PER LA LEGALITA’ NELLE CARCERI E PER SUPERARE IL SOVRAFFOLLAMENTO”

Franco Corleone, Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze, ha dichiarato: “ La mobilitazione per il giorno 26 giugno per una grande raccolta delle firme sulle tre proposte di legge di iniziativa popolare sta prendendo corpo, con l’obbiettivo di raggiungere le 50mila firme da consegnare in Parlamento proprio per fine giugno.

Il Governo non ha ancora proceduto all’attribuzione della delega per la politica delle droghe. Vi è il timore che per il gioco degli equilibri interni alle larghe intese la decisione sia di pura conservazione mentre occorrerebbe una chiara discontinuità rispetto alle scelte compiute negli anni scorsi da Carlo Giovanardi. Sarebbe assurdo che dopo la sentenza della Cassazione, che rinvia la legge Fini Giovanardi alla Corte Costituzionale, si rilegittimasse una posizione che ha la responsabilità principale del sovraffollamento carcerario. E’ confermata l’intenzione del Governo di emanare un decreto legge sulle questioni del carcere nei prossimi giorni. E’ uno strumento unico e irripetibile che non può essere sprecato con provvedimenti minimali e parziali. Per questo suggerisco che con le associazioni e con i movimenti si faccia il massimo di pressione affinché il decreto legge contenga le proposte elaborate dal Cartello per le leggi di iniziativa popolare e integralmente i contenuti della Commissione del CSM presieduta dal professor Giostra.

Aspettiamo ancora la fissazione degli incontri istituzionali che abbiamo chiesto.

Oggi è partito il digiuno a staffetta con l’adesione del giornalista, Renzo Magosso .

Domani raccoglierà il testimone Leonardo Fiorentini, webmaster di Fuoriluogo.it e del sito www.3leggi.it.”

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comunicati stampa In Primo Piano

Sabbia negli occhi

3° GIORNO DI DIGIUNO
“SUBITO UN DECRETO LEGGE PER LA LEGALITA’ NELLE CARCERI E PER SUPERARE IL SOVRAFFOLLAMENTO”

Carceri InferniFranco Corleone, Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze, ha dichiarato: “La questione del carcere sta imponendosi all’attenzione del Parlamento e del Governo. La decisione che verrà assunta non potrà essere parziale, limitata e quindi inefficace. Non si può sprecare uno strumento delicato come il decreto legge. Soprattutto dopo l’invio alla Corte Costituzionale della Legge Fini Giovanardi da parte della Corte di Cassazione, non si può non affrontare le modifiche degli aspetti più devastanti della legge, che si è rivelata la causa principale del sovraffollamento.

Le proposte chiare sono sul tappeto da tempo. Il Governo deve raccogliere i contenuti delle proposte di legge di iniziativa popolare e quelli della Commissione del Csm, presieduta dal professor Giostra. Tutto il resto sarebbe sabbia negli occhi.”