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Giovanardi e il rapporto droga: numeri e nuvole

Se Giovanardi, nel presentare la Relazione 2010 al Parlamento sulle tossicodipendenze, avesse voluto sorprenderci positivamente, avrebbe avuto una scelta obbligata: dedicare il documento sui dati del 2009 a Stefano Cucchi e alla sua via crucis, dall’arresto alla morte, simbolo della persecuzione e del disprezzo per i tossicodipendenti. Sarebbe stato un segno di umanità e di resipiscenza rispetto al cinismo manifestato a caldo. Invece ha pensato bene di annunciare il trionfo della guerra alla droga in Italia con la diminuzione del 25% di consumatori di sostanze stupefacenti in un solo anno.

Un milione di drogati in meno che ricorda l’altro efficace slogan berlusconiano di un milione di nuovi posti di lavoro!

Che l’ispiratore di questa linea ottimista sia l’imbonitore di Arcore è testimoniato dal commento della Presidenza del Consiglio che ha elogiato l’opera dello zar e l’azione del Governo per aver causato un evidente danno alla mafia. Ma i dati del crollo dei consumi sono incredibili. Soprattutto è incredibile che si pretenda di parlare in nome della scienza. Come è possibile che i consumatori “life time” di canapa (che hanno consumato almeno una volta nella vita) passino in un anno dal 32 al 22 per cento? Dove sono finiti, sono tutti morti in un così breve lasso di tempo? O era errata la cifra  dell’anno passato o quello di quest’anno, tertium non datur. La prevalenza life time comunque non può avere scostamenti simili. E’ inaccettabile che il governo si affidi a dati chiaramente inaffidabili per battere la grancassa politica. Forum Droghe non intende far passare questa valutazione come una bufala su cui scherzare e sta lavorando con un gruppo scientifico per contestare radicalmente il modo di lavorare del Dipartimento antidroga e per costituire un Osservatorio indipendente a disposizione degli operatori.

Con questo escamotage ancora una volta Giovanardi è riuscito a non far parlare i giornali dei dati veri, quelli relativi alle conseguenze della legge da lui promossa quattro anni fa in termini di incarcerazioni e di sanzioni amministrative.

Nel 2008 gli ingressi in carcere dalla libertà per tutti i reati erano stati 92.800 di cui dichiarati tossicodipendenti ben 30.528 soggetti, pari al 33%. Nel 2009 gli ingressi in carcere sono stati 88.066, con una flessione del 5% e le persone con problemi di tossicodipendenza ammontano a 25.180, pari al 29%. Secondo i dati della Relazione vanno aggiunti gli ingressi in carcere per violazione del Dpr 309/90 e in particolare per l’art. 73 relativo a condotte di detenzione e spaccio che riguardano 27.640 persone rispetto ai 26.931 soggetti del 2008.

Il numero delle denunce è invece nettamente più alto (36.277) e gli arresti sono stati ben 29.529.

I soggetti in carico al Sert in carcere nel 2009 sono stati 17.166, in aumento rispetto al 2008, quando erano 16.798.

Il quadro che emerge conferma, al di là di minime differenze, che il sovraffollamento che attanaglia le carcere è dovuto alla presenza di tossicodipendenti e di imputati di piccolo spaccio.

I dati relativi alle segnalazioni alle prefetture per semplice consumo sono ancora provvisori e assommano a 28.494 unità; è certo invece il dato di aumento delle sanzioni inflitte (15.923 rispetto alle 14.993 del 2008). Resta confermata la percentuale di segnalazioni per consumo di cannabis, il 72%.

Un ultimo dato che mostra il peso impressionante sul funzionamento della giustizia della legislazione antidroga è offerto dal numero di persone coinvolte in processi penali pendenti: 224.647 nel secondo semestre del 2009. Le persone in trattamento presso i Sert si attestano sulla cifra di

168.364 con una situazione del personale assolutamente carente.

Di questo quadro che conferma le analisi fatte nel Libro Bianco sugli effetti della Fini Giovanardi, presentato in occasione della Conferenza nazionale di Trieste, discuteremo martedì 13 luglio a Firenze in occasione della presentazione del volume “Lotta alla droga. I danni collaterali” sull’impatto sul carcere e sulla giustizia in Toscana della legge contro gli stupefacenti. E’ una ricerca che dà un contributo per un approccio scientifico alle politiche antidroga.

(Articolo pubblicato dal Manifesto il 7 luglio 2010. La presentazione del volume “Lotta alla droga. I danni collaterali” su www.fuoriluogo.it)

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Gli inganni del governo

CARCERE. Il ddl Alfano sulla detenzione domiciliare arriva in Consiglio dei ministri. Intanto il sottosegretario Giovanardi lancia la sua proposta contro il sovraffollamento: chi è dentro per droga sconti la pena in comunità


Dina Galano su Terra del 7 maggio 2010.

Il giorno successivo allo scontro tra Alfano e Maroni sulla questione carceraria, è intervenuto a fare da paciere il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi: i detenuti per reati di droga di lieve entità – questa la sostanza della proposta – possono lasciare la cella per la comunità. In tal modo, ha spiegato il responsabile delle politiche contro la tossicodipendenza e coautore della legge 309 del 1990 che ha inasprito le sanzioni per i reati di droga, «da un lato, si darebbe sollievo alle strutture penitenziarie e, dall’altro, si consentirebbe una maggiore sicurezza per i cittadini perché l’opportunità di cura garantirebbe di restituire alla società una persona con minore propensione a delinquere».

L’idea, a ben vedere, gli è stata suggerita dal cartello di associazioni e comunità terapeutiche (composto dal Forum droghe, associazione Antigone, Cnca, Gruppo a’Abele e altre realtà) che ad aprile aveva iniziato a predisporre documenti per sollecitare un’uscita razionale dei tossicodipendenti ristretti in carcere. «L’unica riforma seria e importante che sia possibile realizzare senza incidere sulle leggi proibizioniste attualmente in vigore», ha commentato il garante dei detenuti di Firenze Franco Corleone. E che, ieri, è stata rilanciata inviando all’ufficio del sottosegretario una bozza di emendamento che, presumibilmente, è stata di ispirazione per la soluzione di misura.

Quello che, infatti, il ministro Maroni ha definito il decreto “svuota carceri” o ancora un “indulto mascherato”, rischia di non essere adottato nella forma più rapida del decreto legge. Proprio oggi, infatti, in sede di Consiglio di ministri, si dovrebbe conoscere l’iter di discussione del provvedimento a firma Alfano che permetterebbe la detenzione domiciliare per chi deve scontare un residuo di pena inferiore ai 12 mesi. L’obiettivo è arginare il sovraffollamento degli istituti di pena, che si aggrava al ritmo di 700/800 nuovi ingressi ogni mese. La possibilità concreta, invece, è che a beneficiarne saranno in pochissimi, come ripetono incessantemente gli esponenti dei Radicali italiani da tre settimane in sciopero della fame.

Dei quasi 67mila detenuti, infatti, la maggior parte non sarebbe toccata dal provvedimento: la metà perché non condannati in via definitiva, un altro 50 per cento perché appartenente a categorie (come ex articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario) normalmente escluse dall’accesso alle misure alternative. Sottratti, poi, tutti i detenuti stranieri che normalmente sono privi della garanzia dell’alloggio, occorre verificare a quanti manchi meno di un anno di pena da scontare. Il risultato, a rigor di logica, è ben lontano dalle 10mila unità “mandate a casa” di cui ha parlato il ministro degli Interni. Ma, nonostante i numeri, meglio battere il ferro fin che è caldo.

Dunque, auspica Franco Corleone insieme alle associazioni, «approfittiamo del trenino strumentale di Alfano per dire la grande verità: che le carceri sono piene di tossicodipendenti». Agendo per la decarcerizzazione di questa categoria, insomma, «si contenerebbe davvero il drammatico sovraffollamento delle strutture».

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I miei articoli In Primo Piano Le carceri

La guerra alla droga all’italiana non prevede diritti

L’ombra di Stefano Cucchi continua ad agitare i sonni del sottosegretario Giovanardi. L’ineffabile zar antidroga insiste a diffondere dichiarazioni insultanti per la memoria del giovane che sarebbe morto perché drogato e non per i pestaggi e il successivo abbandono da parte dei medici. Non può essere solo cinismo. Giovanardi si rende conto che il corpo martoriato di Cucchi è la rappresentazione crudele degli effetti della war on drugs all’italiana. Nonostante un abisso morale ci divida da chi tratta i consumatori di sostanze come esseri privi di diritti, insistiamo nella ricerca del confronto per far uscire dal carcere migliaia di detenuti tossicodipendenti e perseguire la via sociale e non palazzinara alla soluzione del sovraffollamento delle carceri. Per questo, tra qualche giorno parteciperemo con varie associazioni, a un incontro con il capo del Dipartimento antidroga, Giovanni Serpelloni. Questi in un’intervista all’Avvenire del 6 aprile ha messo le sue carte in tavola. Con funambolici giochi di prestigio, ha dimezzato il numero dei tossicodipendenti in carcere, sostenendo che vi sono tossicodipendenti veri e falsi e che quelli con il bollino degli standard clinici internazionali sarebbero solo 7mila. I dati ufficiali sono ben altri: i tossicodipendenti sarebbero oltre 15mila. Il doppio rispetto ai numeri di Serpelloni, che con le sue minimizzazioni vorrebbe dimostrare che la Fini-Giovanardi non ha prodotto una criminalizzazione dei consumatori.
Ma Cucchi allora perché è stato arrestato? Il 38% dei detenuti è dentro per avere violato un’unica norma: l’articolo 73 della legge sulle droghe. Su quel 38% bisognerebbe lavorare per risolvere seriamente il tema del sovraffollamento. Noi saremmo per mettere mano al complessivo impianto ideologico proibizionista, ma sappiamo chi sono i nostri interlocutori. Percò proponiamo un’agenda pragmatica di deflazione carceraria: abrogare le norme della legge Cirielli sulla recidiva che penalizzano i tossicodipendenti non consentendo loro di accedere ai benefici e all’affidamento terapeutico; limitare la custodia cautelare promuovendo il ricorso ai domiciliari; evitare per i piccoli spacciatori-consumatori le pene da 6 a 20 anni; eliminare il limite a due sole concessioni dell’affidamento terapeutico. Solo a seguire si potrà chiedere alle Regioni un impegno straordinario per l’affidamento in comunità o per trattamenti non residenziali nel territorio.
Questo è il terreno discriminante per affrontare il macigno del sovraffollamento carcerario. Il dibattito parlamentare sulle misure di decongestionamento delle carceri è partito male. La proposta di legge Alfano, pur avendo in sé la consapevolezza di affrontare il problema, pone tali e tanti limiti da renderla quasi evanescente. Si pensi all’obbligo della riparazione a favore delle vittime. Cosa dovrà riparare un consumatore di droghe o un immigrato accusato di irregolare permanenza in Italia? Fare il badante a Borghezio? Ben venga una discussione ponderata che faccia uscire allo scoperto partiti e posizioni. Tutti sappiano però che per superare l’emergenza carceraria bisognerebbe modificare tre leggi: la Cirielli sulla recidiva, la Bossi-Fini sull’immigrazione e la Fini-Giovanardi sulle droghe. Tutto il resto non è risolutivo. Noi temiamo che il fallimento annunciato della proposta Alfano faciliti il disegno della speculazione edilizia penitenziaria senza controllo.

Franco Corleone e Patrizio Gonnella, dal Manifesto del 14 aprile 2010.

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A Roma fa troppo caldo…

Riporto dal blog di fuoriluogo.it:

Il caldo fa male e dà alla testa ai responsabili del Dipartimento Antidroga. E’ l’unica spiegazione all’ultima uscita del Dipartimento Politiche Antidroga in seno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha predisposto una segnalazione alla procura affinche’ valuti se i contenuti del video pubblicato sul blog di Beppe Grillo dal titolo Erba di casa mia “possano connotare gli estremi di reato” previsti degli articoli 82, 83 e 84 della legge sulle droghe (T.U. 309/90), “istigazione e proselitismo e induzione all’uso di droghe”. Il comico ovviamente ringrazia, con una lettera aperta a Carlo Giovanardi pubblicata oggi sul suo blog.

Non c’è l’ho con loro, ma con chi ancora si attarda a dare loro credito, leggi il commento di Franco Marcomini sul blog di Fuoriluogo.it

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Il buco nero

Editoriale pubblicato su Terra il 2 luglio 2009.

Ieri  è stato presentato sia il Rapporto annuale di Antigone sullo stato delle carceri che la Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze da parte dell’ineffabile Carlo Giovanardi. Una coincidenza che aiuta a capire un fenomeno drammatico e le cause.
Parliamo di quel buco nero che è la galera oggi. Galere ridotte in condizioni bestiali e che diventano ogni giorno di più insopportabili per l’ammassamento di corpi eufemisticamente chiamato sovraffollamento. La fantasia della burocrazia penitenziaria ha anche inventato il termine di capienza tollerabile, forse tale solo per i detenuti che ancora  mostrano una capacità di sopportazione infinita, ma non certo per chi abbia una coscienza non imbarbarita.
Purtroppo l’opinione pubblica di questo paese profondamente incattivito, non si scandalizza, convinta di essere immune dal rischio e che la detenzione riguardi lo straniero, il nemico, il drogato. Il cittadino “onesto, bianco, perbene” accetta ormai che le regole di convivenza civile, i principi di tolleranza, la presunzione di innocenza, insomma le basi dello stato di diritto siano calpestate sull’altare della sicurezza.
Che le carceri siano piene di tossicodipendenti, di immigrati e di poveri non turba il senso comune di soggetti corrosi dall’egoismo più bieco. Giovanardi afferma impunemente che “la droga è come la spazzatura: va rimossa “. Per ora va ancora bene perchè le vittime  finiscono in carcere e non nell’inceneritore, ma domani chissà!
Se non si fa nulla, andremo incontro a un’estate calda. Non scoppieranno rivolte programmate con richieste precise di riforme come accadeva tanti anni fa, ma potranno esplodere sommosse incontrollate i cui bagliori illumineranno le nostre città.
Il ministro della giustizia e il Dipartimento dell’Ammnistrazione Penitenziaria stanno dando la dimostrazione di essere incapaci ma capaci di tutto.
Si stanno baloccando con un piano carcere per incrementare l’edilizia carceraria mentre la casa brucia. L’unica cosa che prevedono per l’estate è di rinchiudere nelle celle i detenuti per 22 ore al giorno come le bestie feroci nelle gabbie degli zoo: pronti al bagno di sangue in caso di ribellione secondo gli esempi di Sassari e Bolzaneto.
E’ ora che le forze democratiche lancino l’allarme e avanzino una proposta di riforma radicale della giustizia con l’obiettivo di un nuovo Codice Penale subito, della abrogazione delle leggi criminogene, in primo luogo quella sulla droga e comunque l’uscita dal carcere dei tossicodipendenti. Una campagna per il diritto e per i diritti è davvero urgente.

Franco Corleone

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Effetto Giovanardi

Carlo Giovanardi si disseta
Carlo Giovanardi si disseta

Dal blog di Fuoriluogo.it:

Ecco gli effetti reali della legge sulle droghe, illustrati oggi dalla coppia Serpelloni-Giovanardi. Nel 2008 385.000 tossicodipendenti in cura (+70.000). Di nuovo in crescita i tossicodipendenti da eroina.

Aumentano anche in minori in carcere (+38%) mentre come previsto cala il prezzo di cocaina ed eroina mentre aumentano i prezzi di cannabis ed ecstasy.
Si confermano gli effetti criminogeni della legge Fini-Giovanardi. Leggi tutto.

Documenti:
La sintesi della Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia per l’anno 2008.
Il libro bianco sugli effetti della leggi Fini Giovanardi.

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Agenda Le droghe

Droghe e diritti umani. Conferenza stampa al Senato il 25 giugno

Droghe e diritti umani
Verso la revisione delle strategie Onu sulla droga: la sfida di Vienna 2009. In occasione della giornata mondiale sulla droga conferenza stampa al Senato il 25 giugno. Da Fuoriluogo.it.

Droghe e diritti umani
Verso la revisione delle strategie Onu sulla droga: la sfida di Vienna 2009

in occasione della giornata mondiale sulla droga

Sala stampa del Senato
Roma, Corso Rinascimento
Mercoledì 25 giugno 2008, ore 11.30-12.30

Mercoledì 25 giugno si terrà presso la sala stampa del Senato (ore 11.30-12.30) un incontro sul tema Droghe e diritti umani. Verso la revisione delle strategie Onu sulla droga: la sfida di Vienna 2009.

Promuove l’incontro l’associazione Forum Droghe in collaborazione con i senatori radicali del gruppo Pd e con: Antigone; Arci; Cnca Lazio; Cgil nazionale, Dipartimento Welfare e diritti; Comunità San Benedetto al Porto di Genova; Gruppo Abele; Itaca Europa; Lia; Parsec.

Nel corso dell’incontro le associazioni promotrici presenteranno una piattaforma di riforma delle politiche internazionale sulle droghe che abbiano come fulcro il superamento delle violazioni dei diritti umani, ad iniziare dalla abolizione della pena di morte per reati di droga.

Quest’anno la giornata internazionale di contrasto alla droga cade infatti mentre è in corso il processo di valutazione del piano decennale antidroga delle Nazioni Unite, approvato nel 1998 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla droga a New York. Nel 2009, a Vienna, verrà lanciato il nuovo piano dell’Onu.

Interverranno:
Vittorio Agnoletto, parlamentare europeo RC-Sinistra Europea, Stefano Anastasia, Forum Droghe; Rita Bernardini, Segretaria Radicali Italiani; Giuseppe Bortone, Cgil nazionale, Franco Corleone, Segretario Forum Droghe; Toni Dall’Olio, Gruppo Abele; Carlo De Angelis, Presidente Cnca Lazio; Patrizio Gonnella, Presidente Antigone; senatore Marco Perduca, Lia; Edo Polidori, Itaca Europa; senatrice Donatella Poretti, radicali-Pd; Fabio Scaltritti, Comunità S. Benedetto al Porto di Genova; Marco Solimano, Arci nazionale; Ingo Stockel, Parsec.

La piattaforma programmatica

La giornata internazionale del 2008 cade mentre è in corso il processo di valutazione del piano decennale antidroga delle Nazioni Unite, lanciato nel 1998 all’Assemblea Generale Onu sulla droga di New York. Il processo di valutazione è iniziato nel marzo 2008 nella sede Onu di Vienna e lì si concluderà nello stesso mese del 2009, alla presenza dei ministri e capi di governo di tutto il mondo.

E’ ormai chiaro che l’obiettivo, stabilito a New York, di “eliminare o almeno significativamente ridurre entro dieci anni” la produzione delle principali sostanze illegali, non è stato raggiunto e il mercato illegale delle droghe non ha subito contrazioni; emergono invece i danni di un approccio internazionale fortemente centrato sulla repressione delle coltivazioni, del traffico e del consumo anche a scapito di diritti umani fondamentali.

Come organizzazioni impegnate nella riforma della politica della droga e nella difesa dei diritti, poniamo al centro della ricorrenza internazionale del 2008 il tema dei diritti umani quale fulcro di nuove strategie sulla droga più razionali e umane.

Le attuali politiche antidroga violano i diritti umani con:

– La pena di morte per reati di droga. Nonostante diminuisca il numero degli stati che applicano la pena capitale, si è esteso il numero dei paesi che la applicano per reati di droga. Più di 30 paesi hanno la pena di morte per reati di droga, compreso il possesso.Negli anni recenti ci sono state esecuzioni per droga in Cina, Egitto, Indonesia, Iran, Kuwait, Malesia, Arabia Saudita, Singapore, Tailandia e Vietnam.

– L’eradicazione forzata delle coltivazioni illegali con l’impoverimento e l’abbandono dei terreni e delle case da parte di migliaia di contadini. Il piano antidroga lanciato a New York dieci anni fa, nello sforzo di “eliminare” le coltivazioni ha promosso strategie centrate sull’eradicazione forzata, costate miliardi di dollari, a scapito di programmi di sviluppo alternativo. E’ stato pagato un prezzo umano e sociale altissimo a fronte di risultati infimi: lo stesso rapporto ufficiale del direttore dello Unodc, Antonio Costa, presentato nel marzo 2008, riconosce che “la coltivazione di oppio e coca è rimasta largamente immutata nei dieci anni passati”.

– La criminalizzazione degli usi tradizionali di alcune sostanze nelle culture indigene. La persecuzione della secolare tradizione della masticazione della foglia di coca in Sud America costituisce una discriminazione delle minoranze e viola il loro diritto a preservare la loro identità culturale.

– La inadeguata difesa della salute dei consumatori. Se in molti paesi mancano o sono fortemente carenti programmi di scambio siringhe, altrettanto si può dire per la prevenzione delle overdose, mentre è spesso negato ai consumatori di droghe l’accesso alle cure per l’infezione da HIV. Più in generale, la stigmatizzazione e la criminalizzazione dei consumatori costituiscono un ostacolo a programmi efficaci di tutela della salute.

Tra gli obiettivi prioritari che il governo italiano dovrebbe sostenere al prossimo meeting Onu indichiamo:

– stabilire che la pena di morte per reati di droga è contraria alla Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici.

– stabilire che la repressione dei reati di droga avvenga nel rispetto delle regole dello stato di diritto e della proporzionalità delle pene.

– porre fine all’eradicazione forzata e aumentare l’assistenza allo sviluppo. Promuovere programmi alternativi quali l’utilizzo della produzione di oppio afghana  a scopo medico.

– rimuovere la foglia di coca dalla Tabella I della Convenzione internazionale sulle droghe narcotiche del 1961

– riequilibrare l’attenzione e le risorse finanziarie dalla legge penale alla tutela della salute. Questo obiettivo vale per tutti gli stati membri, compresa l’Europa e l’Italia. (Nel 2006, in Italia, i costi socio-sanitari sono stati di 1 miliardo e 743 milioni di euro, mentre la repressione penale ha assorbito quasi il doppio delle risorse, 2 miliardi e 798 milioni di euro)