L’articolo di Franco Corleone per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 28 marzo 2012.
La fine ingloriosa del governo Berlusconi aveva travolto anche Carlo Giovanardi, responsabile della legge antidroga approvata nel 2006 con un decreto legge in odore di incostituzionalità e alfiere della guerra alla droga “senza se e senza ma”. In questi sei anni di applicazione della legge, le conseguenze sulla giustizia e sul sovraffollamento delle carceri sono state terribili.
Proprio per questo nessun rimpianto aveva accompagnato l’uscita di scena dello zar antidroga. Il silenzio è durato alcuni mesi, ma con la primavera Giovanardi ha emesso un cinguettio. Insieme al sodale Gasparri ha convocato, come responsabile del settore per il “Popolo della libertà,” le comunità terapeutiche per fare il punto sulla lotta alle tossicodipendenze.
Era presente anche il capo del Dipartimento Nazionale Antidroga, Giovanni Serpelloni che ha voluto confermare così la sua fedeltà al precedente governo. Qualche perplessità desta la presenza ad un’iniziativa di partito di chi si vanta di essere un tecnico “indipendente”. Ma c’è di peggio. Da una notizia Ansa del 21 marzo si apprende che Giovanardi aveva invitato il ministro Riccardi, che ha ora la delega del delicato settore della droga. Non avendo potuto partecipare, il ministro ha mandato il capo del Dipartimento “il quale ha fatto un quadro della situazione, spiegando che la linea del nuovo Governo non cambia rispetto a quello precedente, sia riguardo al rapporto tra l’Italia e i referenti stranieri come le Nazioni Unite, sia a livello nazionale. Su prevenzione, recupero e riabilitazione l’attività del Dipartimento continua sulla linea di prima, così come sul carcere e le misure alternative”.
Non stupisce l’arroganza di queste affermazioni da parte di chi ha sempre attribuito alle regioni e alla magistratura di sorveglianza (invece che alla legge iniqua) la responsabilità dello stato in cui versano le carceri affollate di tossicodipendenti e di consumatori. Il fatto che anche nel 2011 la metà degli arrestati e dei detenuti sia in prigione per la violazione della legge antidroga e per reati connessi alla tossicodipendenza continua ad essere taciuto con impudenza intollerabile.
Oggi però il vero problema è di sapere ciò che pensa il ministro Riccardi. Il ministro deve chiarire se le parole di Serpelloni sono frutto di millantato credito oppure riflettono il pensiero del governo. Il 21 dicembre scorso, questa rubrica ospitava una lettera aperta a Riccardi (firmata da me e dal presidente di Antigone), per richiamare la sua attenzione sull’emergenza carcere e droga. La lettera non ha avuto risposta. Ora, a seguito della performance della coppia Giovanardi-Serpelloni, il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza ha manifestato profondo sconcerto. Riteniamo che occorra una netta discontinuità con chi in sede nazionale e internazionale ha messo in discussione la politica di riduzione del danno, ha creato tensioni con il terzo settore, con le regioni e con la maggior parte delle comunità terapeutiche; con chi si oppone alle necessarie modifiche della legge criminogena che ha parificato tutte le sostanze inasprendo le pene e le sanzioni amministrative. Ora è giunto il tempo delle scelte e della responsabilità: dobbiamo sapere se l’esecutivo tecnico segue pedissequamente le orme del governo Berlusconi oppure no.