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Garante detenuti: Corleone il 21 al carcere di Montelupo

Ultima tappa nelle strutture penitenziarie della Toscana. Domani il Garante incontra il provveditore regionale Carmelo Cantone e i garanti comunali e provinciali della regione: alle 12 conferenza stampa

Firenze – Giovedì 21 novembre alle 10, il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Franco Corleone, sarà all’Ospedale psichiatrico di Montelupo. “L’incontro – anticipa Corleone – servirà per offrire sia alla Regione che all’amministrazione penitenziaria prospettive future dopo la chiusura della struttura. L’auspicio – conclude il Garante – è quello che la Toscana faccia da apripista rispetto ad altre regioni, che la chiusura dello psichiatrico sia fatta nei tempi dell’iniziativa autonoma e non in quelli delle proroghe”.
Domani, mercoledì 20 novembre nell’ufficio del Garante (via dei Pucci, 1, a Firenze) si terrà un incontro di lavoro con il provveditore regionale Carmelo Cantone e con i garanti comunali e provinciali della Toscana. L’iniziativa ha l’obiettivo di individuare azioni comuni per contrastare il sovraffollamento nelle celle e per migliorare la vita in carcere. Alle 12 il Garante incontrerà i giornalisti.

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Droghe, carcere e diritti umani: depositate alla Camera le #3leggi

camera-dei-deputatiIeri, 12 novembre, sono state depositate alla camera dei Deputati i testi delle proposte di legge di iniziativa popolare della Campagna Tre leggi per la giustizia e i diritti. Tortura, carceri, droghe a firma degli Onorevoli Laura Coccia (Pd – Giovani democratici), Gennaro Migliore (Sel), Fausto Raciti (Pd – Giovani Democratici) e Ivan Scalfarotto (Pd).

Vista l’urgenza dei temi trattati, su richiesta del Comitato promotore della Campagna e in attesa della verifica della regolarità formale delle firme raccolte nelle centinaia di banchetti organizzati nei mesi passati, si è deciso di anticiparne la presentazione. Nello specifico l’On.le Coccia ha presentato la proposta riguardante L’introduzione del garante nazionale dei detenuti e norme per la tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti; l’On.le Migliore quella riguardante Norme contro il sovraffollamento carcerario e per la legalità negli istituti di pena, l’On.le Raciti quella riguardante l’Introduzione del reato di tortura, l’On.le Scalfarotto, infine, quella recante Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope recanti la depenalizzazione del consumo e la riduzione dell’impatto penale. I testi completi sono disponibili sul sito 3leggi.it e presto anche in quello della Camera dei Deputati.

Tutte le proposte hanno l’obiettivo di ripristinare la legalità nella carceri e di contrastare in modo sistemico il sovraffollamento agendo anche su quelle leggi che producono carcerazione senza produrre sicurezza.

La proposta per L’introduzione del garante nazionale dei detenuti e norme per la tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti si muove nella direzione dell’istituzione della figura del Garante nazionale delle persone private della libertà da intendersi come organo di garanzia, autorità autonoma e indipendente, con funzioni di tutela delle persone private o limitate della libertà personale. In Europa una figura analoga esiste già negli ordinamenti di Austria, Ungheria, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Spagna, Portogallo, Inghilterra e Francia.

Il disegno Norme contro il sovraffollamento carcerario e per la legalità negli istituti di pena vuole intervenire in materia di diritti dei detenuti e di riduzione dell’affollamento penitenziario, rafforzando il concetto di misura cautelare intramuraria come extrema ratio, proponendo modifiche alla legge Cirielli sulla recidiva, imponendo l’introduzione di una sorta di “numero chiuso” sugli ingressi in carcere, affinché nessuno vi entri qualora non ci sia posto. Nella proposta è presente anche la richiesta di abrogazione del reato di clandestinità.

Con la proposta dell’Introduzione del reato di tortura nel codice penale, si vuole sopperire ad una lacuna normativa grave mancando in Italia il crimine di tortura nonostante vi sia un obbligo internazionale in tal senso. Il testo prescelto è quello codificato nella Convenzione delle Nazioni Unite. La proibizione legale della tortura qualifica un sistema politico come democratico.

L’ultimo disegno di legge Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope recanti la depenalizzazione del consumo e la riduzione dell’impatto penale propone la modifica dell’attuale legge sulle droghe che tanta carcerazione inutile produce nel nostro Paese: chiedendo il superamento del paradigma punitivo della legge Fini-Giovanardi, la depenalizzazione dei consumi, la diversificazione del destino dei consumatori di droghe leggere da quello di sostanze pesanti, diminuendo le pene e restituendo centralità ai servizi pubblici per le tossicodipendenze.

La Campagna Tre leggi per la giustizia e i diritti. Tortura, carceri, droghe è stata promossa da: A Buon diritto, Acat Italia, L’Altro Diritto, Associazione 21 luglio, Associazione difensori di Ufficio, A Roma, insieme – Leda Colombini, Antigone, Arci, Associazione Federico Aldrovandi, Associazione nazionale giuristi democratici, Associazione Saman, Bin Italia, Consiglio italiano per i rifugiati – Cir, Cgil, Cgil – Fp, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Cnca, Coordinamento dei Garanti dei diritti dei detenuti, Fondazione Franca e Franco Basaglia, Fondazione Giovanni Michelucci, Forum Droghe, Forum per il diritto alla salute in carcere, Giustizia per i Diritti di Cittadinanzattiva Onlus, Gruppo Abele, Gruppo Calamandrana, Il detenuto ignoto, Itaca, Libertà e Giustizia, Lila Onlus – Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids, Medici contro la tortura, Naga, Progetto Diritti, Ristretti Orizzonti, Rete della Conoscenza, Società della Ragione, Società italiana di Psicologia penitenziaria, Unione Camere penali italiane, Vic – Volontari in carcere.

Roma, 13 novembre 2013

Ecco i testi delle leggi depositate

Introduzione del garante nazionale dei detenuti e norme per la tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti: garante_nazionale.pdf

Norme contro il sovraffollamento carcerario e per la legalità negli istituti di pena: carcere.pdf

Introduzione del reato di tortura: Tortura.pdf

Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope recanti la depenalizzazione del consumo e la riduzione dell’impatto penale: droghe.pdf

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Comune, Provincia e Regione: “finire i lavori di ristrutturazione del carcere”

carceri.conferenza1Comune, Provincia e Regione: “finire i lavori di ristrutturazione del carcere”

Claudia Failli per Arezzo Notizie

“Investirò della questione il Dipartimento amministrazione penitenziaria ed il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria. La Toscana non merita questo affronto”.

Le parole sono quelle che Franco Corleone, garante dei detenuti per la Regione Toscana, ha pronunciato qualche giorno fa dopo la seconda visita alla casa circondariale di Arezzo. Un commento che ha lasciato il segno e che ha posto l’accento ancora una volta su una situazione particolarmente difficile. Il carcere di Arezzo è stato chiuso nel 2010 per un progetto di ristrutturazione che però, a causa del fallimento dell’impresa appaltante, non è mai stato terminato.
Ad oggi la capienza effettiva dell’istituto è di 32 posti, di cui 14 riservati ai collaboratori di giustizia, nonostante i dati ufficiali del Dap continuino a parlare di una capienza regolamentare di 103 posti. I presenti sono oggi 29.

Di questa situazione si sono fatti portavoce da tempo anche i parlamentari aretini, Donella Mattesini e Marco Donati che, insieme ai consiglieri regionali De Robertis e Brogi e al sindaco Fanfani e presidente della Provincia Vasai, hanno fatto nuovamente il punto sulla situazione sottolineando l’assoluta necessità di finire i lavori iniziati e restituire funzionalità alla casa circondariale di Arezzo.

“Devono essere investi i 600mila euro disponibili, trovare risorse aggiuntive e completare i lavori di ristrutturazione del carcere”.

Questa la richiesta sottoscritta all’unanimità dai politici e amministratori aretini rivolta direttamente al Ministro della Giustizia e il Commissario per il Piano Carceri.

“Una situazione – ha detto la senatrice Donella Mattesini – destinata a peggiorare con il blocco dei lavori. 600 mila euro sono disponibili ma questa cifra non è sufficiente a coprire i bisogni e quindi è necessario avere risorse aggiuntive e far riaprire subito il cantiere”. “Lavoriamo per una pressione generale della città di Arezzo – ha aggiunto l’onorevole Marco Donati. Siamo di fronte ad un problema strutturale che deve essere compiutamente affrontato”.

E bisogna farlo rapidamente: “non è più possibile perdere tempo – ha affermato il Presidente della Provincia, Roberto Vasai. La struttura di Arezzo ha sempre funzionato bene ed ha avuto un buon rapporto con il territorio. Non possiamo assistere al suo progressivo abbandono”.

Questo carcere come simbolo di un problema nazionale: “in Italia – ha ricordato il consigliere regionale Enzo Brogi – abbiamo 66mila detenuti in strutture che ne dovrebbero ospitare solo 35mila. Le cause del sovraffollamento? Il 45% è in attesa di giudizio ed è la percentuale più alta d’Europa. La legge Giovanardi Fini colloca in carcere persone, come i tossicodipendenti, che dovrebbero invece stare nei centri di recupero. Ci sono infine strutture carcerarie che con interventi modesti potrebbero essere recuperate consentendo una distribuzione migliore dei detenuti”.

La consigliera regionale Lucia De Robertis ha sottolineato come “quando si parla del carcere di Arezzo si pensa ai detenuti ma non dobbiamo dimenticare il personale di sevizio che opera all’interno di esso. Personale a rischio occupazionale e in condizioni lavorative non certo ottimali”.

Il Sindaco Fanfani ha concluso ricordando come, per la sua professione di avvocato, abbia visitato tutte le maggiori strutture carcerarie italiane e come quella di Arezzo sia stata, quando funzionava a regime, tra le migliori. “Oggi siamo di fronte, nel nostro paese, ad un problema strutturale che è rappresentato dalla qualità della detenzione e ad un problema emergenziale evidenziato dalla capienza e dal degrado delle strutture. Occorrono interventi seri. Le amnistie non sono in grado di risolvere i problemi di fondo”.

 

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Carcere Arezzo, Brogi (Pd): ‘Ora è necessario recuperare il tempo perduto’

Carcere Arezzo, Brogi (Pd): ‘Ora è necessario recuperare il tempo perduto’
Il consigliere regionale Brogi alla conferenza stampa sul carcere di Arezzo, da tre anni in gran parte inagibile e con i lavori fermi

Si è tenuta stamani ad Arezzo una conferenza stampa sulla situazione del carcere di Arezzo, che alcuni giorni fa è stata evidenziata dal Garante Regionale dei diritti dei detenuti Franco Corleone che, dopo il sopralluogo ad Arezzo, ha denunciato con fermezza il fatto che la struttura sia ancora in gran parte chiusa e inagibile, per lavori di ristrutturazione mai portati a compimento, e un grave stato di abbandono.

Il consigliere regionale Enzo Brogi (Pd), che da anni visita regolarmente gli istituti toscani ed è impegnato sul tema delle condizioni carcerarie e dei diritti dei detenuti, ha partecipato alla conferenza stampa insieme alle istituzioni del territorio, sottolineando l’urgenza dell’appello lanciato dal Garante: “Bene ha fatto Corleone ha iniziare in questo modo il suo mandato, con sopralluoghi in tutte le strutture penitenziarie e facendo emergere i problemi. Ad Arezzo il problema esiste, tant’è che le istituzioni locali, dopo almeno due anni di inattività, stamani hanno deciso di affrontare una situazione non più tollerabile. Di fronte a un disastroso sovraffollamento carcerario, con 67.000 detenuti in Italia nello spazio per 45.000, che vivono in troppi casi in condizioni indegne, non possiamo permetterci di sprecare una struttura come quella aretina”.

“Adesso quindi è urgente che le istituzioni del territorio lavorino per recuperare il tempo perduto. Ma anche stamani ho tenuto a ribadire come quella di Arezzo sia ancora una volta la dimostrazione di una disattenzione ai problemi strutturali che si somma ai problemi di un ordinamento penitenziario e giudiziario da riformare” – conclude Brogi – “Dobbiamo ribadire l’impegno a superare la Fini-Giovanardi sulle droghe, che riguardano un quarto dei detenuti, a eliminare gli abusi della detenzione in attesa di giudizio, per la quale l’Italia ha il record negativo in Europa con il 40% di detenuti. Serve un maggior ricorso alle pene alternative e che dentro le carceri si possa lavorare e cercare il reinserimento nella società. Solo con questi elementi l’Italia potrà finalmente avere carceri degne di un civile paese europeo”.

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Garante detenuti: Corleone domani al carcere di Lucca

Garante detenuti: Corleone domani al carcere di Lucca
Mercoledì 13 novembre alle 10 terza tappa nelle strutture penitenziarie della Toscana. Il 14 ad Empoli e il 21 all’Opg di Montelupo

Firenze – Domani, mercoledì 13 novembre alle 10, il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Franco Corleone, sarà alla casa circondariale di Lucca.

“Il carcere di Lucca ha sede in un vecchio convento ed ospita tra 150 e 200 detenuti. Il sovraffollamento – dice Corleone – pesa sulla vivibilità del carcere e l’obbietivo della visita di domani è quello di verificare l’applicazione delle nuove indicazioni del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sull’affollamento e valutare le prospettive future della struttura, se sia cioè possibile una ristrutturazione o si debba pensare a soluzioni alternative”.

Il Garante acquisirà, inoltre, informazioni sui recenti episodi che hanno evidenziato difficili rapporti tra agenti e detenuti.
Proseguono i sopralluoghi alle strutture penitenziarie della Toscana, il Garante sarà il 14 ad Empoli e il 21 all’Opg di Montelupo.

Benedetta Bernocchi su Parlamento della Toscana.

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Carceri, Corleone da Siena: ‘Serve un garante nazionale’

Carceri, Corleone da Siena: ‘Serve un garante nazionale’
Il garante dei detenuti della regione Toscana visita il carcere di Siena.

Visita del Garante dei detenuti,Franco Corleone, nel carcere di Siena. Come in quasi tutti gli istituti italiani, anche nel carcere di piazza Santo Spirito si registra una presenza media superiore alle 70 unita’, a fronte di una capienza massima di 50 persone. La componente straniera ammonta al 50 per cento dei detenuti. Con la visita a Siena, il Garante Corleone ha avviato una serie di sopralluoghi presso le strutture penitenziarie della Toscana. Chi in Parlamento si lamenta di segnalazioni che giudica improprie ha solo una cosa da fare: approvare la legge per l’istituzione del garante nazionale. E’ quanto auspica Franco Corleone, garante della Regione Toscana per le persone sottoposte a misure restrittive della liberta’ personale. Abbiamo un obbligo di convenzione Onu per approvare la legge e nominare il garante. Il Parlamento cosa aspetta? Oggi discutera’ della vicenda Cancellieri ma se si trovasse un’altra giornata per approvare quella legge sarebbe piu’ utile, ha aggiunto il garante toscano spiegando che il garante nazionale avrebbe le funzioni di un organo terzo con compito di affrontare tutte le questioni dei detenuti verso la magistratura di sorveglianza e verso l’amministrazione penitenziaria.

Da ToscanaTV

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No, non c’è alcuno scandalo

COMUNALI: CANCELLIERI, DISAFFEZIONE CITTADINI ERA NELL'ARIAUn intervento doveroso, anche se rivolto a una persona amica, a garanzia dei diritti di tutti. Franco Corleone commenta il caso Cancellieri sul Messaggero Veneto.

La bufera che si è scatenata contro il ministro della Giustizia Cancellieri per un presunto intervento di favore verso la figlia di Salvatore Ligresti è un frutto avvelenato di quell’incattivimento assai diffuso che vede in sospetto ogni misura che rispetti garanzie e regole dello stato di diritto, soprattutto se rivolte ai potenti caduti in disgrazia. Un ministro della giustizia, quando riceve una segnalazione – da avvocati, amici o sconosciuti non importa – sul rischio che corre un detenuto, ha il dovere di intervenire attraverso l’azione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Sarebbe invece riprovevole se il ministro avesse trascurato altrettanto gravi denunce, privilegiando invece solo questo caso. I garanti dei diritti dei detenuti (può valere come autodenuncia) intervengono frequentemente, con lettere e telefonate ai direttori di carcere o ai responsabili del Dap per far conoscere episodi di ordinaria drammaticità che mettono a rischio la vita e la salute dei detenuti. Non nascondo di essermi rivolto anche ai magistrati di sorveglianza per sollecitare decisioni che non ammettevano ritardi. Il Comitato Nazionale di Bioetica recentemente ha approvato un documento dal titolo eloquente, “La salute dentro le mura”, che denuncia le disfunzioni del sistema sanitario e le drammatiche condizioni di vita delle carceri. La salute è un diritto costituzionale per tutti i cittadini, ma in particolare per le persone private della libertà, perché il loro corpo è nella piena e incontrollata disponibilità dello Stato, con il rischio che si trasformi in arbitrio. Uno scandalo c’è. Ed è il silenzio che si è steso sul messaggio al Parlamento del Presidente Napolitano sulla condizione delle carceri e la ineludibilità di interventi di riforma radicale, non escludendo anche straordinarie forme di clemenza come l’amnistia e l’indulto. E c’è un altro scandalo. La distrazione con cui la politica considera la condanna dell’Italia da parte della Corte europea per i diritti umani per trattamenti crudeli e degradanti. Il nostro Paese ha avuto un anno, fino a maggio 2014, per adottare rimedi sostanziali. C’è poco tempo e l’Italia si avvia dunque con allegra irresponsabilità ad assumere nel giugno 2014 la direzione dell’Unione europea con il marchio dell’infamia per violenza e tortura sistematica. Questa vicenda dimostra un assoluto strabismo. Da una parte abbiamo dati impressionanti sull’eccesso di custodia cautelare e su un numero irrisorio di misure alternative (compresi gli affidamenti terapeutici per i tossicodipendenti); dall’altra la rivolta “morale” per la concessione degli arresti domiciliari per una detenuta, Giulia Ligresti (restituiamo identità personale a una persona in quanto tale e non come parente di qualcuno), colpita da una grave forma di anoressia e con il timore di un ricorso al suicidio. La concessione di questa misura deriva dall’esito di una perizia del 6 agosto, antecedente alla telefonata del ministro Cancellieri al Dap che già per altro monitorava il caso. Il problema che dovrebbe angosciare le coscienze è che dal fondo del pozzo troppe poche voci si levano e si fanno ascoltare: troppi detenuti senza voce parlano solo con il proprio corpo, tagliandosi o cucendosi la bocca. Il rischio di questa sollevazione è che invece di rafforzare i diritti degli ultimi, si consolidi l’assenza dei diritti per tutti. Non voglio cedere alla facile tentazione di vedere trame e complotti. Mi colpisce però che il caso Cancellieri sia esploso alla vigilia di decisioni incisive per aggredire le ragioni del sovraffollamento e per rendere più umana la vita negli istituti di pena. Temo che proprio queste misure si vogliano delegittimare. Se non se ne facesse di nulla, per le carceri potrebbe venire l’ora dell’apocalisse.