Ho ricevuto dai rappresentanti della Commissione detenuti del carcere di Sollicciano, questo documento, che spiega la loro posizione rispetto alla iniziativa nelle carceri dei Radicali e la scelta di attuare una forma di “sciopero di bianco” vista la difficoltà di uno sciopero effettivo del lavoro, che metterebbe in ulteriore difficoltà il carcere e costringerebbe la Direzione a trovare il modo di garantire comunque i servizi essenziali. I detenuti tengono molto al fatto che venga data notizia di questa iniziativa pacifica di denuncia delle condizioni di vita nel carcere e di testimonianza della loro umanità e della loro appartenenza alla società.
Franco Corleone
Coordinatore nazionale dei Garanti dei detenuti
I detenuti di Sollicciano prendono la parola
Dopo una valutazione da parte nostra dell’iniziativa dei Radicali di una mobilitazione di quattro giorni (18-21 luglio) di non violenza, sciopero della fame e del silenzio, all’interno degli istituti penitenziari, per la richiesta di Amnistia, è da noi stata ritenuta poco incisiva, vista la situazione intollerabile e anticostituzionale in cui versano le Carceri.
A tale proposito i Detenuti del carcere di Sollicciano hanno pensato d’integrare l’iniziativa dei Radicali con lo sciopero dei lavoranti, per rimarcare le disastrose situazioni in cui versano le carceri in Italia (mancanza di fondi, sovraffollamento, impossibilità lavorative, negazione all’istruzione, mancanza di fornitura dei prodotti per l’igiene, assistenza sanitaria minimo garantita, ecc…) fra l’indifferenza della politica e della società cosiddetta civile.
Da un incontro con la Direzione dell’Istituto dove portavamo a conoscenza la nostra scelta di sciopero, consapevoli delle difficoltà che tale forma di protesta avrebbe determinato (impossibilità di garantire il vitto, il servizio di pulizie interno ecc…) i detenuti hanno deciso di promuovere una iniziativa alternativa devolvendo il proprio salario (delle 4 giornate del mancato sciopero) alle popolazioni terremotate dell’Emilia. Questa scelta di solidarietà ai terremotati è la risposta di noi Detenuti alle affermazioni negative e offensive (chiamandoci sciacalli) emerse da parte della stessa popolazione terremotata, in occasione della proposta del Ministro Severino ad utilizzare l’impiego dei Detenuti nell’opera di rimozione e ricostruzione delle zone terremotate.
Firenze, 16 luglio 2012