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A Empoli un carcere per sole trans. Ma c’è chi parla di: “Rischio ghetto”

Un decreto ministeriale del 20 ottobre 2008 ha trasformato l’Istituto a custodia attenuata (dove cioè la funzione rieducativa della pena assume maggiore importanza rispetto a quella retributiva, offrendo maggiori opportunità al detenuto di riabilitarsi e di auto-sperimentare il grado di maturità e responsabilità raggiunta) della città toscana nel primo carcere italiano per transgender.

Ospiterà, dai primi giorni di marzo, venti giovani transessuali attualmente recluse in un’ala dedicata del penitenziario di di Sollicciano, in provincia di Firenze. La scelta del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria toscana è stata dettata dalla volontà di alleggerire il carcere fiorentino sfruttando le potenzialità di quello empolese, ormai vuoto.

“La scelta di trasferire le transessuali a Empoli” precisa a Panorama.it, il provveditore Maria Pia Giuffrida “è nata per alleviare le loro condizioni di detenzione. Nella nuova struttura sarà più semplice riuscire ad attuare programmi e percorsi educativi e lavorativi“. Attualmente solo tre delle future ospiti svolgono mansioni all’interno del carcere di Sollicciano. “A Empoli tutte avranno un’occupazione: potranno studiare ma anche imparare a lavorare la terra”, precisa Giuffrida. L’istituto empolese è infatti provvisto non solo di bagni idonei, ma anche di una sala per dipingere, strumenti musicali, una biblioteca, un cortile all’aperto con un gazebo, tavoli e un piccolo orto.

E le trans che cosa pensano del nuovo carcere? Secondo il provveditore Giuffrida che le ha incontrati solo pochi giorni fa: “Sono entusiaste e mi hanno fatto moltissime domande sulla struttura e sulle possibilità di lavoro”, racconta Maria Pia Giuffrida. “Ma la domanda più ricorrente è stata: quando?. La voglia di iniziare questa nuova esperienza è veramente forte”.

Mentre vanno ultimandosi i lavori di adeguamento al sistema idraulico e a quello elettrico della struttura e sono stati anche ridefiniti i livelli di sicurezza dell’istituto, il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria sta anche concludendo il percorso formativo per gli agenti. Saranno uomini, come stabilisce la normativa, a vigilare all’interno dell’Istituto. Ma considerando la particolarità delle detenute il Provveditorato ha previsto anche la presenza di alcuni agenti di custodia donne. In parallelo con i corsi di formazione, è stato attivato anche un ciclo di incontri con endocrinologi e psicologi della Asl empolese.

Attualmente, le venti trans che saranno trasferite stanno scontando la pena all’interno della sezione femminile di Sollicciano, sorvegliati da donne, con il supporto di un solo agente maschile: svolgono attività culturali con le donne, giocano a pallavolo e fanno sport con le altre detenute di sesso femminile. “Questo è un carcere all’avanguardia, dove esiste l’integrazione concreta tra trans e altri detenuti” commenta il garante dei detenuti toscani, Franco Corleone. “Certo, con i problemi di sovraffollamento che investono anche l’istituto fiorentino, il trasferimento di venti detenuti in una struttura inutilizzata non può che essere positivo”.

Parla di buona notizia Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay : “Questo progetto pilota non solo toglierà le trans da un ambiente dove sono costrette a subire umiliazioni ma le introdurrà in una nuova dimensioneche ne favorità il reinserimento e l’occupazione”.

Più cauto il commento di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale: “L’esperimento toscano va monitorato. Empoli eviterà spiacevoli episodi di mobbing sessuale, ma il modello di carcere auspicabile per le trans è quello che prevede un’integrazione completa con gli altri detenuti uomini e donne senza correre rischi”.

Dubbi sui quali invita a riflettere anche Franco Corleone, che paventa il rischi che il carcere di Empoli si possa “trasformare in un “ghetto” o peggio ancora in un ‘carcere spettacolo’, o in uno ‘zoo’”, dice a Panorama.it il garante dei detenuti. E prosegue: “Sono perplesso su questo trasferimento, che avviene senza aver fatto un serio percorso di integrazione con la comunità empolese, l’Amministrazione comunale e le associazioni di volontariato. E poi trovo che ci siano tante contraddizioni da risolvere. Una su tutte il nome del nuovo carcere deciso dal decreto ministeriale del 2008: Istituto transgender maschile di Empoli. È sul “maschile” che, oggi come in passato, manifesto tutte le mie perplessità. Non si può parlare di integrazione, di progetto all’avenguardia se poi si ghettizzano in partenza”.

Articolo di Nadia Francalacci per Panorama, Giovedì 28 Gennaio 2010

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Agenda Le droghe

Ricadute sociali della legge proibizionista fini-giovanardi

Presentazione del Libro Bianco sugli effetti della Legge Fini-Giovanardi. Bologna, sabato 30 gennaio 2010

Ricadute sociali della legge proibizionista fini-giovanardi
In materia di sostanze.

Stefano Cucchi, Aldo Bianzino, Federico Aldrovandi, Alberto Mercuriali, Giuseppe Ales… e tanti altri, vittime di una legge liberticida e infame, legge che colpisce il 60% della popolazione carceraria, i lavoratori sottoposti illegalmente ai test sulle sostanze, la delegittimazione della pratiche di riduzione del danno, la svalutazione dei servizi pubblici, la repressione dei contesti giovanili, danno il quadro degli effetti devastanti prodotti dalla legge Fini-Giovanardi.
Legge che colpisce indiscriminatamente i soggetti più deboli e ricattabili nella nostra società, legge usata come controllo sociale e come mezzo per chiudere e reprimere spazi sociali ed esperienze culturali in tutta Italia, come per il Livello 57 di Bologna, lo Spazio Blu di Monfalcone, la rassegna musicale Rototom

Consideriamo inoltre che i guadagni della criminalità organizzata derivanti dal mercato delle sostanze stupefacenti non si siano per niente assottigliati, anzi sono in continua espansione.
In questo scenario i danni che produce questa legge si estendono quotidianamente su chi consuma sostanze stupefacenti illegali e legali, danni prodotti dall’ignoranza dei consumatori e dalle difficoltà che incontrano le poche esperienze rimaste sul territorio che lavorano sull’informazione e riduzione del danno.

In questa realta’delirante e più che mai urgente ritessere reti sulle pratiche, sulla ricerca, nel sapere, e nella formazione e di una cultura sociale sulle droghe alternative a quella istituzionalmente dominante.
Per coltivare ancora una speranza che questa ignobile legge venga abolita o quantomeno che l’iniziativa antiproibizionista riesca a tamponare gli effetti più beceri, sentiamo la necessità di affrontare un ragionamento sul “libro bianco sugli effetti carcerari della Fini-Giovanardi “ realizzato da Forum Droghe e dall’Associazione Antigone.

SABATO 30 GENNAIO 2010
dalle ore 16.30 presso
ARTERIA vicolo Broglio 1 – Bologna

Presentazione del
Libro Bianco sugli effetti della Legge Fini-Giovanardi
a cura di Associazione Antigone e Forum Droghe

intervengono:
Giuseppe Campesi – Associazione Antigone – per i diritti dei detenuti
L’ATTIVITA’ OSSERVATORIO SUL CARCERE di Antigone per Emilia Romagna.

Vincenzo Scalia – Associazione Antigone – per i diritti dei detenuti e Professore università di cambridge
L’EMERGENZA DEI DIRITTI: oltre le carceri e la legislazione speciale

Beatrice Bassini – Forum Droghe
SANZIONI AMMINISTRATIVE E QUALITA’ DELLA VITA

Franco Corleone – Forum Droghe e Garante per i diritti del detenuto Firenze
IMPATTO PENALE E SANZIONATORIO DELLA LEGGE ANTIDROGA.
IL CONTESTO REGIONE TOSCANA.

L’utilizzo contro gli spazi sociali del reato di
agevolazione allo spaccio e al consumo di sostanze

intervengono:
LIVELLO57 – Bologna – Come la sentenza di Bologna restituisce dignità ai soggetti culturali, politici, e ai protagonisti del livello57 a tre anni dalla persecuzione giudiziaria del movimento bolognese antiproibizionista. Saranno presenti gli avvocati.

OFFICINA SOCIALE – Monfalcone – Febbraio 2009 sei attivisti di Officina furono arrestati accusati formalmente di cessione a titolo gratuito o oneroso di marijuana o hashish. L’accusa è di “consumare” hashish e marijuana, abitualmente ed in pubblico, passando la canna ad altri. Questo diventa “cessione” e soprattutto “induzione al consumo”. Siccome il giro di amici è di otto persone, diventano un’associazione organizzata. Siccome i “fatti” avvengono poi anche all’interno di un luogo che è sede di varie associazioni, i presidenti delle suddette sono da considerarsi “colpevoli” di non averli impediti, di averli tollerati.

ROTOTOM FESTIVAL
– Udine – Il festival reggae più grande d’Europa, un evento musicale e culturale antirazzista e anticolonialista che ogni estate da 16 anni porta 150 mila persone a Osoppo è attualmente nel mirino delle autorità, con il presidente indagato per agevolazione al consumo di sostanze stupefacenti a causa della legge Fini-Giovanardi sulle droghe.

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Agenda Le droghe

Strada Facendo 2010

Si svolgerà a Terni, dal 5 al 7 febbraio la quarta edizione di Strada Facendo, iniziativa sulle politiche sociali organizzata da Cnca, Gruppo Abele e Libera.

L’apertura in plenaria si svolgerà presso il Palatennistavolo di Terni.
Venerdì sera, partecipazione acustica dei Ned Ludd e dei Modena City Ramblers.

Il sabato si svolgeranno i 7 gruppi di lavoro dedicati alle tematiche:

1) Lavoro: disoccupazione, precariato. Quali riforme possibili in una nuova prospettiva di politica economica;

2) Welfare, i rinforzi necessari. Quali concrete misure da proporre oggi in grado di tracciare il solco per le riforme di domani; Leggi il documento

3) Il diritto all’abitazione. Le politiche dell’abitare in una città vivibile; Leggi il documento

4) Per una dignità dei migranti: tra il lavoro come merce e la mercificazione delle persone;

5) La salute per tutti: valorizzare i punti di forza e superare i punti di debolezza; Leggi il documenento

6) Carcere: dal penale al sociale. Revisionare le normative penali, realizzare le misure alternative, evitare le recidive; Leggi il documento

7) Giovani, risorse ed opportunità.

Domenica mattina, sempre al Palazzetto dello Sport, la plenaria di chiusura.

Programma (bozza)

Per iscrizioni on line clicca qui

Accrediti stampa
Da presentare entro il 3 febbraio

Comunicati stampa

Rassegna stampa

Per informazioni
Gruppo Abele
Tel 011.3841042 (dalle ore 9 alle ore 17, dal lunedì al venerdì)
Fax 011.3841091
stradafacendo@gruppoabele.org

Per informazioni su prenotazioni alberghiere e orari navette clicca qui

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Agenda

Trieste 2010: che cos’è ‘salute mentale’?

Incontro per una rete mondiale di salute comunitaria a Trieste dal 9 al 13 febbraio 2010.

L’abbiamo chiamato Incontro perché non è un convegno.
Che cos’è “salute mentale” oggi? Questo tema invita e sollecita chi vuole condividere il “rischio” di incontrasi e discutere con altri, diversi per storia, esperienza, contesto in cui operiamo e viviamo, tutte e tutti con l’intenzione di scambiare e costruire insieme. Dai vari Paesi nascono ragionamenti e pratiche diversi ed estremamente interessanti nel loro insieme: per questo internazionale.
L’incontro internazionale sarà un crocevia di storie, di azioni, di esperienze, di studi e ricerche. Non è quindi un tipico convegno psichiatrico. Le offerte di riflessione sono molte e diverse tra loro. Noi qui a Trieste mettiamo a disposizione luoghi, accoglienza e spunti. È un’opportunità per costruire una rete mondiale fondata sui nostri comuni obiettivi e aspirazioni che sia capace di intervenire come “massa critica”. Solo insieme potremo dare corpo a una nuova intrapresa: per questo fare rete.
Il Dipartimento di salute mentale dell’Azienda sanitaria triestina, assieme alla Provincia e all’Università di Trieste, alla Cooperazione sociale e al Comune, condomini del parco culturale di San Giovanni (l’ex-manicomio), nuovamente “apre le porte”: accogliamo chi vuole intervenire, confrontarsi, discutere.
È un incontro autogestito e in buona misura autofinanziato (fatto salvo per l’impegno degli operatori e l’uso degli spazi pubblici), come forse non si usa più o come si deve sempre più spesso immaginare quando si vuole marcare un’indipendenza di pensiero nel rispetto degli altri, anche e soprattutto delle differenze.
Chi verrà qui a Trieste in quei probabilmente freddi giorni di febbraio si aspetti calore, accoglienza, spazio e un gran benvenuto alla disponibilità di confronto organizzato o spontaneo. Non cederemo alla banalità e alla volgarizzazione delle questioni, ci saranno istituzioni e istituzionalizzati, ricercatori, pensatori, tecnici, teorici e praticanti, lavoratori, cittadini, familiari e impazienti pazienti dei servizi.
Ringraziamo sin da ora gli sponsor che ci sostengono per offrire l’infrastruttura minima necessaria, ringraziamo chi ha inviato e invierà l’adesione istituzionale e chi proposte di intervento o riflessione per uno sforzo che vuole nascere e svilupparsi come collettivo.
I vostri commenti, suggerimenti, proposte sono più che benvenuti.
Se fate parte di un’organizzazione che potrebbe contribuire alla “massa critica” della futura rete mondiale, vi chiediamo di prendere in considerazione la possibilità di essere tra i promotori di questa iniziativa. Vi chiediamo di diffondere questo annuncio e le future comunicazioni alla vostra mailing-list.

La Segreteria Organizzativa
trieste2010@ass1.sanita.fvg.it

Vai al programma e agli altri dettagli: http://www.trieste2010.net/ita/Default.asp

Per informazioni, iscrizioni, prenotazioni e maggiori dettagli
contattare la Segreteria Iscrizioni e Prenotazioni, Smile Tech srl:
service@trieste2010.netinfo@smilservice.it
tel +39 040 3481631-fax +39 040 3487023

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Le carceri Rassegna Stampa

Montelupo. L’Opg diventerà un carcere

L’annuncio del governatore Martini mentre a Pozzale è tutto pronto per l’arrivo delle trans
Gli internati a Solliccianino, al loro posto detenuti comuni
L’annuncio del governatore Martini ha colto di sorpresa il Comune di Montelupo. Il sindaco: non ci risulta e non ci piace

MONTELUPO. Una rivoluzione nella geografia carceraria del circondario con una formula di detenzione, quella a custodia attenuata di Pozzale, che è sparita, con un trasloco degli internati dell’Opg che andranno a “Solliccianino”. E con un riempimento conseguente, e inaspettato, della villa medicea dell’Ambrogiana con detenuti comuni. Una soluzione che non piace al Comune di Montelupo.
Un brusco stop dunque a desideri e progetti di recuperare l’imponente villa medicea dell’Ambrogiana, di aprirla al pubblico come, grazie ad appuntamenti mensili con una storica dell’arte, si era cominciato a fare da alcuni anni nella prospettiva del recupero più ampio possibile del patrimonio artistico e storico. Da anni e anni se ne parla e su questo tema si era impegnato anche l’attuale sindaco di Firenze Matteo Renzi quando era presidente della Provincia.
Nel protocollo d’intesa che è stato firmato ieri mattina i detenuti dell’Opg saranno trasferiti nelle regioni di loro provenienza e quelli toscani, al momento una cinquantina, saranno portati alla struttura Mario Gozzini (“Solliccianino”) che al momento accoglie giovani tossicodipendenti.
Fin qui il protocollo che comunque avrà tempi non immediati, si parla di un paio di anni, e che comunque non sono stati specificati dal capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta e dal presidente della Regione Claudio Martini. Ma sempre loro due hanno specificato che nella villa medicea «ci verrà realizzato un carcere ordinario». Una voce, questa, che circolava da mesi tra gli operatori dello stesso ospedale. E che si concilia bene con la ristrutturazione di alcuni padiglioni portata avanti dal ministero. Si tratta di lavori in corso e che andranno avanti nei prossimi mesi come quelli nella terza sezione (in parte già rimodernata nel 2006) e anche nell’area riservata ai colloqui.
«Nel protocollo – spiegano il sindaco Rossana Mori e l’assessore alle politiche sociali Giacomo Tizzanini – questa destinazione non è prevista e qualsiasi cambiamento va concordato con l’ente locale». «Noi stiamo combattendo la destinazione di quelli spazi a celle – aggiungono ancora – non sono adatti agli internati dell’Opg e di conseguenza non lo sarebbero neppure per dei detenuti normali».
Critico anche Franco Corleone, garante dei detenuti di Sollicciano. «Io sono dell’idea che vada superata l’istituzione dell’Opg – spiega – ma bisognerebbe chiedersi se la struttura più adatta sia davvero il Mario Gozzini. E ancora che ne facciamo dell’Opg? E’ opportuno fare un altro carcere in Toscana? Bisognerebbe non prendere decisioni improvvise, ma concordate con le altre istituzioni. Che cosa ne pensa il Comune di Montelupo di questa idea?». (l.a.)

E la prigione riservata ai trans fa discutere
Al garante dei detenuti non piace, la presidente del Mit invece applaude

EMPOLI. Piace ai transessuali il carcere per soli detenuti trans. La struttura tra poche settimane aprirà a Pozzale e trova d’accordo la presidente del Movimento nazionale identità transgender (Mit), Regina Satariano, transessuale e imprenditrice in Versilia, che commenta positivamente l’iniziativa del provveditorato regionale della Toscana per l’amministrazione penitenziaria.
«E’ stata un’idea geniale realizzare un carcere per soli detenuti trans – osserva Regina – non sarà un ghetto ma un’opportunità per evitare l’isolamento nei penitenziari e dare ai trans detenuti le motivazioni per affrontare progetti di reinserimento sociale mentre scontano la pena». La struttura sarà la prima in Italia di questo tipo ed è stata ricavata dall’ex casa circondariale a custodia attenuata per donne pregiudicate di reati di lieve gravità. Vi verranno trasferiti circa 30 persone trans che attualmente sono recluse in un apposito reparto del carcere di Sollicciano. «Questa iniziativa ha grandi possibilità, anche perchè non si può continuare a relegare i trans in un isolamento di fatto nelle carceri» aggiunge Regina Satariano, che nei giorni scorsi, proprio a Empoli, ha partecipato, a un’assemblea scolastica degli studenti del liceo scientifico Pontormo.
Meno entusiasta sulla nuova esperienza al via il garante dei detenuti di Sollicciano, Franco Corleone, sull’esperienza al via a Empoli. «Le detenute transessuali – spiega ancora il garante – dovrebbero andare nella sezione femminile. Creando una struttura apposta per loro si finierà per creare un ghetto».

Articoli dal Tirreno del 28 gennaio 2010.

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Le carceri Rassegna Stampa

Italy ‘to open first prison for transgender inmates’

Many prisons in Italy suffer from overcrowding

Italy is to open one of the world’s first prisons for transgender inmates, reports say.

The prison, at Pozzale, near the Tuscan city of Florence, is expected to house inmates who mainly have convictions for drug-related offences and prostitution.

Gay rights groups in Italy welcomed the move to convert an almost empty medium security women’s prison into a specially equipped detention centre.

It is thought that Italy has a total of some 60 transgender prisoners.

The centre will house about 30 people, according to reports.

The BBC’s Duncan Kennedy, in Rome, says that until now transgender prisoners have been located in women’s prisons where they are often segregated for their own safety.

Psychological support

Leading gay rights groups say they welcome the new prison as a dedicated space providing the psychological support transgender prisoners need.

However, one local council official has said she cannot understand why the Pozzale prison had remained almost empty for so long.

“There are at least 30 to 40 women held in nearby prisons who would be ready to be transferred to a medium-security centre such as Pozzale. But very restrictive entry requirements were imposed,” Franco Corleone told Italian news agency Adnkronos.

According to Italian newspaper Il Giornale, the prison only has two inmates at present but has a staff of 22 people.

The prison has its own library, recreation centre, football pitch and agricultural land which produces olive oil and wine.

Inmates also have their own cell and are given a personal development plan.

Dal sito della BBC.

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I miei articoli In Primo Piano Le carceri

Gli affari prima di tutto, anche sulle Carceri

Il ministro della Giustizia Alfano nella conferenza stampa a Palazzo Chigi per illustrare le misure per risolvere il sovraffollamento nelle carceri giunte a contenere 65.000 persone ha proclamato una missione senza precedenti. Abbandonare la via delle amnistie e degli indulti che hanno caratterizzato la storia repubblicana e concentrare le risorse per costruire nuove carceri per arrivare a contenere fino a 80.000 detenuti.
E’ stato confermato lo stato di emergenza delle carceri che nelle parole della modesta caricatura di Bava Beccaris si sostanzia in questo anno nella costruzione di 47 padiglioni nelle aree delle carceri esistenti.
Il tandem Berlusconi-Alfano hanno giustificato la via cementificatrice in nome dei principi costituzionali della concezione della pena rieducativa e del senso di umanità, per difendere cioè la dignità e la salute delle persone private della libertà.
Di fronte a tanta faciloneria e pressapochismo intellettuale si rimane costernati. La vita negli hangar per ammassare corpi sarà bestiale: senza acqua, senza luce, senza cucine, senza spazi di socialità, senza educatori.
Un ministro irresponsabile e presuntuoso è davvero pericoloso. Un ministro della giustizia che non sa che l’ultimo indulto di tre anni fa è stato approvato dopo ben sedici anni di assenze di misure di clemenza e che attribuisce i numeri attuali di presenze al rientro in carcere degli “indultati” dimostra di non sapere quello di cui parla (o straparla?).
Demagogia e propaganda sono le armi per coprire le responsabilità di una Amministrazione penitenziaria incapace, senza idee e segnata da una paralisi progressiva.
Alfano non è un contabile, dovrebbe essere un ministro che si confronta con le scelte criminali del governo e della sua maggioranza. Non può far finta di non sapere che le carceri sono piene di immigrati, di tossicodipendenti e di poveri e di emarginati.
Alfano dovrebbe spalancare i suoi occhioni perennemente stupefatti sulla vergogna di una legge come la Cirielli che condanna a una sorta di ergastolo bianco i soggetti più deboli, in particolare i tossicodipendenti, colpevoli e vittime della recidiva.
Il finto buon senso che giustifica la scelta di non affrontare le ragioni del sovraffollamento con l’aumento dei posti letto fa letteralmente vomitare.
Non sono poche le celle, sono troppi i detenuti che non dovrebbero entrare in carcere e soprattutto non starci.
La criminalizzazione di massa mette a rischio la qualità della democrazia di un paese e l’Italia sta precipitando in un gorgo che fa strage di giustizia e di diritto.
La strada annunciata dal Governo ha dei costi enormi. 600 milioni di euro sottratti alle misure alternative e al reinserimento sociale dei detenuti per millantare un miglioramento delle condizioni di vita dei prigionieri.
In realtà il carcere si conferma con la forza dei numeri previsti una orrenda discarica sociale.
La promessa di allargare la detenzione domiciliare a chi deve scontare l’ultimo anno di pena e i lavori di pubblica utilità sono affidati a un disegno di legge dalla sorte incerta. Gli affari prima di tutto!

Articolo di Franco Corleone per il Manifesto del 14 gennaio 2010

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Empoli, il carcere vuoto due agenti, zero detenuti

Il carcere empolese di Pozzale è un caso già da mesi per la sua sottoutilizzazione. Un vero scandalo in un’Italia piena di carceri che scoppiano. Ma ora è un caso due volte: perché la struttura da ben sei mesi è completamente vuota. 26 celle, due agenti di guardia a nessuno, una destinazione (carcere per trans) che ancora non matura benché sia stata decisa da tempo. E poco lontano l’Opg di Montelupo è un inferno

di Lucia Aterini, da Il tirreno del 7 gennaio 2010

EMPOLI. A Pozzale è rimasto un fortino di cemento vuoto e inutile. Una fortezza Bastiani, come quella del “Deserto dei tartari”, che però alle tasche dei contribuenti costa migliaia di euro. Mentre, invece, a pochi chilometri di distanza, nell’Opg di Montelupo, i detenuti soffocano in celle piccole e anguste, dove vivono come nelle stive dei conigli. Dovrebbero essere 120 al massimo e sono 180.

Una assurdità colossale che costa e che non si spiega perché da un anno e mezzo l’amministrazione penitenziaria ha predisposto la trasformazione della struttura empolese a carcere per i transgender di Sollicciano e i lavori di adeguamento sono già terminati. I motivi di questi ritardi sono sconosciuti. E comunque danno l’idea che l’operazione conversione sia stata nel complesso malgestita.

In più pare di entrare in un labirinto del paradosso perché, dopo tanti proclami ufficiali del ministero, la destinazione di Pozzale potrebbe essere anche diversa rispetto a quella concordata. Mesi fa era venuta fuori l’ipotesi che nel piccolo carcere empolese che ha recuperato decine e decine di giovani tossicodipendenti ci potevano essere trasferiti i pazienti più gravi dell’Opg di Montelupo. Pozzale come valvola di sfollamento della villa dell’Ambrogiana. Mentre, invece, di recente si parlava di un carcere per detenuti che fanno l’università. Nell’empasse operativa, le voci si rincorrono. E vengono fuori le tesi più strane.

Declino e chiusura.
La verità è che da anni è sotto gli occhi di tutti, compreso quelli di Regione e Comune di Empoli, che il fiore all’occhiello dell’amministrazione penitenziaria italiana era destinato alla sepoltura. Che per mesi la struttura è costata 3/4 mila euro al giorno con 22 addetti alla sorveglianza e sei operatori per garantire un servizio quando all’interno c’erano solo paio di detenute. E ancora, dopo sei mesi che il carcere è vuoto, non è stato messo riparo all’emorragia di soldi e all’inutilità evidente di 26 celle. Tutto questo alla faccia della razionalizzazione delle spese declamata dall’amministrazione penitenziaria. Le tre ragazze rimaste, quando ancora dovevano terminare gli esami per ottenere la licenza di terza media, erano state trasferite in altri istituti all’improvviso. Era la fine di giugno. Gli unici ospiti ora sono rimasti alcuni agenti tenuti a sorvegliare la struttura. Il ripopolamento del carcere con i transessuali doveva avvenire a settembre, poi a fine anno. Poi… non si sa. I rinvii si sono sommati ai rinvii.

Nuove ipotesi. «Sono abbastanza stufo di parlare del carcere di Empoli – attacca Franco Corleone, garante dei detenuti di Sollicciano – sono stati spesi migliaia di euro per aumentare la sicurezza della struttura e ora vengono fuori nuove ipotesi sulla sua destinazione futura». «Ma perché invece di chiuderlo – continua Corleone – non è stato utilizzato fino a quando non veniva concretizzato il nuovo progetto con i transessuali? Tenere un carcere vuoto è un insulto alla ragione quando tutte le strutture sono al collasso e scoppiano». E anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano più volte si è espresso con l’invito a porre rimedio al sovraffollamento nelle carceri. Franco Corleone conclude: «Si prendono decisioni senza però poi fare i conti con la realtà carceraria. Senza contare che la soluzione trovata, tra l’altro, contribuisce a ghettizzare ulteriormente i detenuti transessuali che invece dovrebbero essere inseriti gradualmente nelle strutture femminili». Anche gli operatori, distaccati ora in altri istituti tipo Opg, (oltre alle 22 guardie carcerarie e sei operatori ci sono anche i medici) non sanno quando rientreranno a Pozzale. Tra l’altro, il corso di formazione che dovevano frequentare per lavorare con i transessuali non è ancora partito. E non ci sono date fissate.

La direttrice. Convinta, invece, che la struttura di Pozzale riaprirà presto con i transgender è Margherita Michelini, direttrice del carcere empolese e ora distaccata a Sollicciano. Quella con i trans doveva essere la prima esperienza in Italia, con detenuti provenienti anche di altre carceri italiani (nella sezione di Sollicciano sono una quindicina). Progetti e studi in questo senso sono già stati elaborati dalla direttrice e dai suoi collaboratori. «A Pozzale dovevano essere fatti interventi nei bagni – spiega la direttrice – e doveva essere ampliata la portineria per motivi di sicurezza. I lavori sono stati già conclusi. Penso che tra poco venga fatto il trasferimento». «Tra l’a ltro – continua Michelini – abbiamo giù preso contatto con una struttura dell’ospedale di Careggi, il Ciadig, l’unico centro in Toscana composto da endocrinologi, psichiatri e psicologi che si occupa di transgender». E conclude: «Sotto le feste non era opportuno spostare le detenute di Sollicciano. Se non ci sono nuovi indirizzi da parte del ministero, a breve la struttura di Pozzale sarà a regime di nuovo». Ma è proprio quella possibilità di “nuovi indirizzi” che lascia qualche dubbio sul fatto che le 26 celle di Pozzale siano destinate a essere riempite presto.

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La Befana ti porta la tessera di Forum Droghe!

Quest’anno metti nella calza della Befana anche la tessera di Forum Droghe. Aderisci all’Associazione, da oggi anche on line con carta di credito o PayPal, e sostieni Forum Droghe e Fuoriluogo.it.

Queste le modalità di versamento della quota di adesione all’Associazione:

Versamento con Bollettino Postale
I versamenti possono essere fatti negli uffici postali o attraverso bonifico bancario sul conto corrente postale n. 25917022 intestato a Forum Droghe.

Bonifico Bancario:
Conto corrente Bancoposta n. 25917022 intestato a Forum Droghe. Coordinate bancarie: CAB 03200-3 ABI 7601-8 – Codice IBAN: IT65N0760103200000025917022.

Carta di Credito o Paypal.
Ora potete aderire on line pagando con carta di credito o conto Paypal. Selezionando la quota di adesione scelta sarete rediretti in un’altra finestra del browser sul sito di Paypal per una transazione sicura per voi e per la vostra Carta di Credito.
Clicca qui per iniziare la procedura.

Quote associative 2010
12,00 Euro studenti e disoccupati
30,00 Euro socio ordinario
60,00 Euro socio sostenitore
150,00 Euro associazioni

(dal blog di fuoriluogo.it)

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I miei articoli In Primo Piano Rassegna Stampa

La Misura è colma

Articolo pubblicato su Terra del 02/01/2010

Ci siamo lasciati alle spalle un anno orribile e terribile, caratterizzato dalle proteste dei detenuti nel mese di agosto e dalla morte di Stefano Cucchi.
Nel pieno dell’estate il mondo delle carceri, un’umanità abbandonata e disperata, ha fatto sentire la propria voce per denunciare condizioni di vita indecenti e disumane.
Il Governo e l’Amministrazione penitenziaria hanno manifestato un’assenza di reazione assolutamente imbarazzante; nessuna iniziativa per mostrare una attenzione anche minima alle richieste legittime e ragionevoli. Intanto in carcere si continua a morire; per suicidio o per cause misteriose.  Continua a scorrere il sangue prodotto dall’autolesionismo: l’unico linguaggio di persone deboli e fragili che usano il proprio corpo per comunicare una disperazione inascoltata.
Il calvario di Stefano Cucchi ha suscitato un orrore diffuso anche in settori dell’opinione pubblica che in questi anni erano state suggestionate dalle evocazioni della certezza della pena e del mito del carcere come luogo di eliminazione dei conflitti. E’ una tragedia che deve far coltivare l’indignazione più profonda e far gridare che “mai più, mai più” possa accadere un accanimento così bestiale contro un corpo meritevole solo di rispetto. E’ stata la bancarotta della pietà, ma occorre chiedersi come è potuto accadere. La spiegazione è una sola: medici, giudici, forze di polizia hanno introiettato la convinzione che un tossicodipendente, un “drogato” non è un uomo, non ha diritti e può essere vilipeso con la convinzione dell’impunità.
Sembra proprio che ci si aspetti (o ci si auguri) una rivolta o un episodio di violenza, ovviamente verso un direttore o un agente di polizia penitenziaria per gridare all’emergenza e dare sfogo a una spirale di repressione e violenza liberatoria. E poi ottenere le agognate risorse per una nuova stagione di edilizia carceraria “d’oro”. Affermo invece che troppi sono i detenuti e non poche le galere e che occorre un piano straordinario per liberare i tossicodipendenti e per aumentare le misure alternative.
E’ indispensabile la convocazione degli Stati Generali del Carcere per un confronto tra tutte le realtà e i soggetti che si occupano di questo pianeta dimenticato e sconosciuto per scrivere una agenda delle riforme indispensabili.
Il cardinale Tettamanzi ha visitato il carcere di San Vittore il giorno di Natale ed è rimasto sconvolto per lo stato delle celle che “offendono la dignità umana”. Ma le parole davvero rivoluzionarie rispetto al senso comune sono state quelle dedicate alla composizione della popolazione detenuta: l’arcivescovo erede di Martini ha parlato di immigrati e di un percorso per il rientro in una società ospitale per tutti “perchè la più grande etnia che fonda e spiega tutte le altre etnie particolari è quella umana”. In tempi di barbarie e razzismo è una lezione da meditare per la Milano rassegnata ai pogrom.