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I Garanti e l’esecuzione della pena: quali prospettive?

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Appello per una discussione seria sugli anni 70

Dopo le polemiche contro il film “La Prima linea”, che fanno seguito a tanti altri e sempre più frequenti episodi di attacchi mediatici tesi a imporre il silenzio e l’invisibilità nei confronti di ex condannati per fatti di lotta armata, pubblichiamo un appello, che tra i primi firmatari vede il sottoscritto, padre Camillo De Piaz e Patrizio Gonnella.
Ci pare preoccupante che il tono – spesso troppo alto e violento ? e i contenuti della discussione attorno agli anni 70 abbiano visto in questi anni un decadimento, oltre che un accanimento. La riflessione sulla lacerazione armata, sulle leggi d’emergenza, sullo Stato di diritto e sulla qualità della democrazia di venti anni fa era arrivata a un grado di maturità e profondità assai maggiore dell’attuale.
Allora forse, questo ennesimo caso, può diventare occasione non solo per dire basta, ma anche per costruire luoghi e prossime occasioni di un confronto e di una riflessione alta e rivolta in avanti. Ad esempio, immaginando e organizzando un grande convegno da tenersi nei prossimi mesi.

APPELLO. BASTA CON L’ACCANIMENTO. PER UNA DISCUSSIONE SERIA SUGLI ANNI 70

Raramente si è visto il caso di un film sottoposto a censura prima e durante la lavorazione. E, ovviamente, non si sa dopo. Sta capitando al film “La prima Linea”, tratto dal libro di Sergio Segio “Miccia corta”. Noi abbiamo letto quel libro: non è un racconto agiografico, è la ricostruzione sofferta di una storia politica, umana, d’amore, di morte. Drammaticamente autobiografica, fortemente autocritica. Da questo bel libro sta per essere tratto un film: il cinema racconta storie di persone o di gruppi, non la Storia, anche se può contribuire a rendere uno spaccato di momenti storici. Sono stati girati film su aspetti drammatici del passato lontano e recente del nostro Paese; sono stati girati film tratti dalle memorie autobiografiche di persone colpevoli di delitti, comuni o politici; sono stati girati film tratti da libri scritti da persone che hanno partecipato alle organizzazioni terroristiche degli anni Settanta.
Perché questo è il cinema, questa è l’arte, questo è il racconto di storie.
Mai nessuno, in precedenza, in Italia e all’estero (perlomeno in regime democratico), ha sottoposto a censura un film per il libro da cui è liberamente tratto, anche se molti criticano dei film, o dei libri, come dice la canzone di Rino Gaetano, senza prima vederli o leggerli.
L’ultimo censore preventivo, al momento, di “La prima linea” è il dottor Spataro, procuratore della Repubblica a Milano, che in un’intervista lanciata in prima pagina dal “Corriere della Sera” ha duramente criticato Segio e il finanziamento pubblico a un film tratto da un libro di “un terrorista non pentito”.
Noi non siamo d’accordo. In primo luogo perché il finanziamento a un film è valutato in base alle sue qualità artistiche, non alla personalità dell’autore da cui è liberamente tratto. In secondo luogo perché conferma la visione unilaterale, continuata nel tempo da parte del dottor Spataro, secondo cui le uniche persone che possono avere diritto di parola sono i collaboratori di giustizia, in quanto avrebbero permesso la sconfitta per via giudiziaria del terrorismo. Ma il terrorismo, a nostro giudizio, è stato sconfitto solo parzialmente dalla via giudiziaria, mentre è stato delegittimato alle radici da chi ha rivisitato criticamente, e in maniera collettiva, il proprio passato.
È significativo quanto scrisse al riguardo padre Davide Turoldo tanti anni fa, quando la memoria e le ferite erano più fresche e tuttavia la riflessione più seria e profonda: «Cosa dire di uno stato che fonda la sua sicurezza sulla delazione e non tiene in adeguato conto la dissociazione, che invece significa precisamente nuova coscienza e collaborazione a “capire”? Infatti, il pentito non dice perché lo ha fatto, dice solo chi c’era; invece il dissociato non dice chi c’era ma dice perché lo ha fatto. E questo è ancor più importante per uno stato che si rispetti. Naturalmente se vuol “capire” e trarne profitto, e magari cambiare» (“il manifesto”, 28 gennaio 1985).
Le possibili uscite dalle dinamiche della lotta armata sono state sostanzialmente tre: la prima è stata quella della collaborazione piena con i magistrati, definita normalmente come il fattore pentiti; la seconda è stata un movimento di rivisitazione critica comune del proprio passato, meglio conosciuta come dissociazione; la terza è stata una fuoriuscita attraverso l’utilizzazione personale degli strumenti messi a disposizione dalla legge Gozzini, meglio conosciuta come area del silenzio.
La prima e la terza hanno avuto connotazioni prettamente individuali; la seconda ha conosciuto invece un percorso collettivo.
Il movimento della dissociazione, di cui Segio è stato tra i principali esponenti, ha avuto quindi delle connotazioni collettive, quindi politiche. Non è stato solo un momento comune di revisione critica del passato, ha rappresentato anche un passaggio significativo per la riforma del carcere. La legge Gozzini, che ha aperto concretamente le porte delle prigioni alla possibilità riabilitativa, quindi di cambiamento reale, dei detenuti, è stata costruita con il contributo delle aree omogenee e delle sezioni penali delle carceri metropolitane.
La connotazione stessa del movimento della dissociazione ha portato molti dei suoi esponenti, prima dentro e poi fuori dal carcere, a svolgere lavori socialmente utili. Per impegno personale e a dimostrazione che il cambiamento è possibile. Come appunto hanno fatto anche Segio e Ronconi presso il Gruppo Abele di don Luigi Ciotti e in altre realtà del volontariato e dell’impegno sociale. Questa cosa, che in altri Stati a civiltà giuridica consolidata è stata apprezzata al punto che gli ex esponenti di movimenti armati hanno potuto inserirsi nella vita lavorativa, nelle attività sociali e anche in quelle politiche, in Italia si è trasformata in una colpa.
Gli ex terroristi non possono essere ex: sono e rimangono tali; non possono lavorare, soprattutto se lavorano bene, perché questa cosa a qualcuno può non piacere; soprattutto, non possono parlare: se a loro, anche una volta scontata la pena, si chiede qualcosa, devono solo stare zitti.
Noi non siamo d’accordo sull’ergastolo alla parola né sull’epurazione sociale e lavorativa. Che riguardi ex militanti della sinistra o della destra o ex detenuti per reati comuni. Ci pare contro la Costituzione ma pure contro il buon senso. E neanche siamo d’accordo sul linciaggio mediatico, come quello cui è stato di nuovo sottoposto Segio in questi giorni.
Non lo siamo perché sono persone che possono avere delle cose interessanti da dire sul presente, in relazione alle attività che svolgono; e non lo siamo perché sono persone che possono dare un contributo significativo nella ricostruzione delle loro scelte sbagliate negli anni Settanta. Ma non lo siamo soprattutto perché in Italia il diritto di parola finora non è mai stato negato a nessuno; e negarlo a loro significa arrecare un danno allo Stato di diritto.
Per questo non condividiamo le censure a priori e a posteriori; e non siamo d’accordo con chi, come il dottor Spataro, vorrebbe subordinare la libertà di parola alla collaborazione di giustizia. Ci pare poi paradossale che gli attacchi si rivolgano sempre contro Segio, dopo che questi ha scontato sino in fondo decenni di carcere, a differenza di coimputati per gli stessi fatti che, a parità di responsabilità ma grazie al “pentimento”, sono rimasti sostanzialmente impuniti, ed è stato comunque l’ultimo della sua organizzazione a uscire dal carcere.
Ridurre queste persone al silenzio e alla morte civile sarebbe un ritorno al diritto della Santa Inquisizione, non l’esercizio del diritto in uno Stato laico moderno. Sarebbe un modo preoccupante di soffocare ogni tensione alla riconciliazione in favore di una logica sterilmente vendicativa.

Per aderire, inviare una mail a: appelli@societadellaragione.it.

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blog Le carceri Le droghe

Ecco i veri effetti della legge Fini-Giovanardi

Le associazioni Antigone, Forum Droghe e La società della Ragione hanno presentato in occasione della Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze a Trieste il “Libro bianco sulla Fini Giovanardi” (l. 49/2006). Nel rapporto sono illustrati e commentati i dati sulle conseguenze penali e sulle sanzioni amministrative della legge.

TRE ANNI DI APPLICAZIONE DELLA LEGGE 49/2006 SULLE DROGHE
LIBRO BIANCO SULLA FINI-GIOVANARDI
Presentazione (dal blog di fuoriluogo.it)
Scarica il libro in formato pdf (252kb dal sito di fuoriluogo.it)

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I miei articoli Le carceri

Vienna. L’incantesimo si è rotto.

Articolo per Notizie Verdi del 14 marzo 2009.

Antonio Maria Costa, capo dell’Agenzia antidroga delle Nazioni Unite, sognava forse di ripetere i fasti dell’Assemblea Generale di New York del 1998 nella quale fu accolto il Piano Arlacchi per un mondo senza droga da conquistare in dieci anni. Era un obiettivo irrealistico ma dotato di fascino millenaristico; Pino Arlacchi finì malamente la sua avventura all’Onu e l’oscuro professore raccolse la difficile eredità.
Bisogna riconoscergli una certa abilità nel tessere rapporti di potere con gli stati più potenti e che influenzano le scelte di politica internazionale sulle droghe e soprattutto nell’avere costruito la 52° assise della CND come occasione per riproporre la strategia perdente della proibizione e della repressione.
Occorre una capacità diabolica nel trasformare un fallimento conclamato che dovrebbe portare a cambiare rotta e a licenziare i responsabili di una strategia meramente illusoria e consolatoria, in un riaffermazione pervicace della stessa strada spacciando dati e cifre diversi dalla realtà.
Non solo, l’impudenza arriva a chiedere maggiori fondi e soldi per un organismo, l’Unodc, già oggi costoso, inutile e dannoso.
Per fortuna l’Economist, l’autorevole settimanale britannico proprio nei giorni della riunione di Vienna invitava a cessare la guerra alla droga, corredando questa richiesta con il quadro dei costi e degli insuccessi.
Un lavoro intenso della diplomazia doveva portare a una nuova Dichiarazione Politica che rappresentasse un diverso livello di consapevolezza dei problemi e di attenzione alle pratiche sociali che in questi dieci anni si sono sviluppate sotto la denominazione di riduzione del danno. In questo compito l’Unione Europea aveva assunto un ruolo che ridimensionava il tradizionale strapotere degli Stati Uniti e dei paesi satelliti, autoritari e non democratici.
Il colpo di scena è avvenuto quando l’Italia, fino a quel momento silente e d’accordo con i 27 paesi dell’Unione si è pesantemente smarcata e con l’alleanza della Svezia, tradizionale punto di riferimento del paternalismo solidarista e del moralismo contro il “vizio” in nome della virtù ha pesantemente contestato l’inserimento nel testo del riferimento alle politiche di salute pubblica.
Così è stato. La pressione di Carlo Giovanardi da Roma, con il sostegno del Vaticano, in nome della Vita, ovviamente, ha avuto successo e dal testo ridotto a un collage di frasi banali e retoriche messo insieme da burocrati annoiati è scomparso il riferimento alla riduzione del danno.
Un documento senza anima e che raggiunge il ridicolo quando rinvia al 2019, l’obiettivo dell’eliminazione della produzione e del consumo di sostanze stupefacenti.
Lord Keynes ammoniva che a lungo termine saremo tutti morti. Ma ai guerrieri della droga fa comodo illudere sul futuro per continuare a ingannare sul presente.
Ma il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. La prepotenza italiana non è piaciuta a molti  e per la prima volta in sede di approvazione di un documento che non viene votato ma accolto e adottato per consenso, un nutrito gruppo di  paesi, soprattutto europei, hanno espresso una riserva puntuale sul Documento censurando l’assenza di un riferimento che è diventato l’elemento discriminante. Quando il rappresentante della Germania, a nome della Gran Bretagna, della Spagna, del Portogallo, dell’Olanda e di altre venti nazioni, ha fatto la dichiarazione, si è capito che il castello di carta fondato sull’unanimismo pigro era irrimediabilmente crollato. L’ira del delegato della Russia rendeva plasticamente il significato della svolta.
Un altro colpo all’ipocrisia del Palazzo di Vetro è venuto dall’intervento del Presidente Evo Morales che ha chiesto con pacatezza ma altrettanta fermezza la cancellazione dalla tabella delle sostanze vietate la foglia di coca in nome del rispetto della cultura delle popolazioni indigene e della produzione dei contadini boliviani. Morales ha sottolineato il carattere politico della sua richiesta e ha difeso l’utilizzo millenario di una pianta che non può essere sradicato autoritariamente con una decisione del 1961. I sepolcri imbiancati sono ancor più impalliditi quando Morales ha iniziato a masticare una foglia di coca!
Solo Giovanardi può essere soddisfatto del ruolo dell’Italia, come fanalino di coda dell’Europa. A Trieste si celebra infatti il trionfo della carcerazione di massa e della criminalizzazione di migliaia di giovani grazie a una legge che punisce il consumo di tutte le sostanze con pene spropositate.  I tossicodipendenti marciscono in galera, ma questa decisione è per il loro bene, comunque per salvare la loro anima e redimerli dal peccato. La provincia sa essere davvero crudele!

Franco Corleone

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I miei articoli Le droghe

Ma questa battaglia non si vince con il moralismo

Articolo uscito su Il Piccolo di Trieste dell’11 marzo

Trieste sarà invasa il 12 marzo da una corte di ministri che si eserciteranno in esercizi di diffusione di paura e di terrore in nome della guerra alla droga. Il maestro di cerimonie sarà il sottosegretario Carlo Giovanardi che da anni si è appassionato al ruolo di piccolo zar antidroga italiano, convinto che questo tema offrisse un significativo consenso a chi alimenta il timore tra i cittadini per il destino dei loro figli o nipoti. Per sua sfortuna la questione della politica delle droghe è uscita dall’agenda della politica e rimane all’onore della cronaca solo nei casi di incidenti stradali in cui i responsabili vengono additati come “drogati” o “ubriachi”. Le emergenze funzionali alla strategia dell’allarme sociale sono altre: gli stupri, i rom, l’immigrazione, le ronde.
L’occasione è rappresentata dalla convocazione della Conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti allo scopo di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall’esperienza applicativa da presentare al Parlamento. Tanto più che da tre anni è in vigore la legge chiamata Fini-Giovanardi, una riforma caratterizzata in senso proibizionista e punitivo, che fu approvata con un colpo di mano (inserita in un decreto legge sulle Olimpiadi e votata senza dibattito con il ricorso a un doppio voto di fiducia). E’ incredibile che invece questa questione sia assente come tema centrale nell’assise di Trieste, organizzata nella più assoluta clandestinità e senza il minimo coinvolgimento dei principali attori che nei servizi pubblici, nelle unità di strada e nelle comunità non autoritarie si occupano delle persone vittime della legislazione più ancora che delle sostanze. E’ censurato anche il tema della riduzione del danno che afferma la priorità del diritto alla salute.
Addirittura si è vietato a chi rappresenta una visione alternativa il diritto di parola e perfino la possibilità di diffondere libri, giornali, dossier di chi la pensa diversamente. Assisteremo a un meeting blindato! Per questo Forum Droghe denuncia l’illegittimità di questa costruzione propagandistica e non sarà presente.
L’autorevole settimanale Economist questa settimana ha denunciato il fallimento della proibizione delle droghe illegali che data da cento anni e in particolare la scelta dell’Onu che dieci anni fa a New York rilanciò con enfasi il sogno di un mondo senza droga , da raggiungere entro il termine di dieci anni. Il bilancio sarà fatto a Vienna negli stessi giorni di Trieste e la previsione è che la narcoburocrazia confermerà la guerra impossibile e il disastro dell’aumento della produzione, dei consumi e della repressione.
L’Economist denuncia i costi economici e sociali che il narcotraffico acquisisce inevitabilmente e ribadisce come l’unica strada razionale sarebbe la legalizzazione.
Ben altro è lo stato della discussione in Italia. Dobbiamo ricordare che nella legge in vigore le droghe leggere e pesanti sono state equiparate in una unica tabella con le stesse pene, da sei a venti anni di carcere per la detenzione di qualunque sostanza, eroina, cocaina o cannabis che sia. La ragione di questa impostazione, del tutto antiscientifica, si fonda sull’affermazione che “la droga è una” e sulla pretesa della astinenza. La campagna pubblicitaria terroristica, ossessivamente imposta in televisione, sulla “droga bruciacervello” strumentalizza in chiave di ridicolo riduzionismo biologico le evidenze che provengono da studi delle neuroscienze, ignorando quelle che provengono da ricerche in ambito psicosociale.
La recrudescenza penale è clamorosa: i tossicodipendenti marciscono in carcere, tanto è vero che in questi giorni è stato superato il livello dei 60mila detenuti di cui la metà sono reclusi per la violazione della legge sulle droghe o per reati connessi.
La criminalizzazione dei consumatori, soprattutto di marijuana, è confermata da un altro dato. Dal 1990 ad oggi quasi 600.000 giovani sono stati segnalati alle prefetture per semplice consumo subendo odiose sanzioni amministrative.
Trieste è una città laica e intelligente e soprattutto colta, basti pensare a Joice, Saba e Svevo e saprà rispondere alla mistificazione moralistica e alle pretese da stato etico con i principi della ragione liberale di Stuart Mill.
Franco Corleone

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I miei articoli Le droghe

Il governo con l’elmetto

L’Italia lavora in silenzio, lontano dai riflettori, senza discutere con associazioni e operatori del settore. E la Gelmini è il nuovo testimonial antidroga

La questione della politica delle droghe in questo momento appare fuori dall’agenda della politica e si situa in un cono d’ombra adatto alle trame oscure, lontana dai riflettori della cronaca e del dibattito pubblico. Si tratta di un mistero che appare inspiegabile se solo si rifletta sul fatto che le carceri sono tornate, dopo la breve parentesi di vivibilità assicurata dall’indulto, a un sovraffollamento dovuto in massima parte agli effetti dell’applicazione della legge Fini-Giovanardi. Il mistero trova la sua ragione nel fatto che il corto circuito mediatico che dà il la per determinare gli umori della società italiana ha individuato come emergenze da cavalcare oggi, gli stupri, i rom, l’immigrazione, le ronde per la “sicurezza delle città”. La droga e l’alcol sono funzionali alla strategia dell’allarme sociale e della paura solo nel caso di incidenti stradali che causano la morte di pedoni, ciclisti o altri automobilisti.
Nonostante gli sforzi di alcuni pseudo scienziati che preconizzano l’esplosione del flagello droga a causa della diffusione dei consumi di sostanze stupefacenti non solo tra i giovani ma in ampie fasce della popolazione, il pericolo ipotizzato sulla base di estrapolazioni statistiche arbitrarie, non viene preso sul serio. Puzza troppo di moralismo e di tolleranza zero. Ecco perché Carlo Giovanardi, che si è appassionato al ruolo di piccolo zar italiota nella strumentale guerra alla droga, può lavorare per preparare la Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze convocata a Trieste per il 12 marzo nella più assoluta clandestinità, con il mancato coinvolgimento dei principali attori della politica delle droghe, con una programmazione blindata delle sessioni tematiche senza spazi di dibattito libero aperto ai partecipanti e soprattutto con l’assenza di un confronto reale sulla legge punitiva approvata nel 2006 e con la censura assoluta della riduzione del danno.
Purtroppo questa impostazione provinciale non si ferma all’interno dei nostri confini ma tenta di affermarsi in sede internazionale sostenendo un fronte di Paesi proibizionisti, autoritari e antidemocratici nella discussione che si sta svolgendo a Vienna in vista della riunione dell’Onu che dovrà approvare una nuova dichiarazione politica per definire le linee della politica globale sulla droga a partire da un bilancio delle scelte fallimentari decise dall’Assemblea generale del 1998 a New York. Allora fu approvato il cosiddetto Piano Arlacchi caratterizzato dall’obiettivo demagogico di un mondo senza droga. La narcoburocrazia che vive di menzogne e retorica tenta un ultimo colpo di coda approfittando dell’assenza di un cambio di posizione chiaro da parte di Obama. Così l’Italia ha rotto l’unità dell’Unione europea sul punto qualificante della riduzione del danno. Ovviamente anche Antonio Costa, che sta manovrando per avere un prolungamento fino al 2010 del suo incarico di direttore dell’Unodc, l’Agenzia antidroga dell’Onu, sta dando il suo contributo per impedire una revisione delle politiche reazionarie. è arrivato al punto di sostenere che la riduzione del danno è paragonabile all’azione di chi offrisse zucchero a un malato di diabete.
Intanto Giovanardi lancia un portale per scuole “drugfree” con il sostegno del ministro Mariastella Gelmini che sostituisce come testimonial il povero Don Gelmini. Forum droghe a Trieste non mangerà questa polpetta avvelenata.

Franco Corleone

Da Notizie Verdi, Anno V – n. 53, domenica 8 marzo 2009

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Agenda Le droghe

Conferenza stampa in vista di Vienna 2009

Nei prossimi giorni sarò a Vienna, al vertice per la revisione delle politiche sulle droghe dell’ONU, dove si cercherà di sorvolare sui 10 (undici) anni di fallimenti della war on drugs.

Ecco la Conferenza stampa che abbiamo organizzato come Forum Droghe lunedì, da radioradicale.

Maggiori info nello speciale di Fuoriluogo.

Blog incatenati per una svolta verde

Aderisco anch’io alla catena lanciata da ilKuda:

Di fronte alla crisi economica e energetica Berlusconi fa esattamente il contrario di Obama. In Usa stanno investendo miliardi in fonti rinnovabili, in Italia si fa il contrario arrivando a peggiorare le già poche misure a favore della razionalizzazione energetica. E’ necessario impegnarsi per la cancellazione dei nuovi balzelli di Berlusconi sugli impianti di pannelli solari fotovoltaici. Ma non basta.

In questi mesi il fronte ecologista ha giocato in difesa provando a difendere i risultati attenuti sotto il Governo Prodi. Oggi è arrivato il momento di chiedere all’Italia di fare un passo in avanti verso la sostenibilità ambientale. Come? Passando dalla protesta alla proposta. La nostra idea è quella di lanciare una seconda catena di blog Contro il suicidio energetico e nucleare. Abbiamo visto che è uno strumento di comunicazione efficace. Qui sotto trovate alcune richieste che vanno da piccole iniziative fino a grandi cambiamenti.

Per una settimana discuteremo di queste e altre idee che chiunque potrà portare nei blog www.jacopofo.com e blog.libero.it/kudablog. Dopodiché elaboreremo un documento con il pacchetto legge blog-ambiente che sottoporremo ai nostri parlamentari, forse qualcuno di loro riterrà le nostre proposte sensate e le porterà in aula. Ecco le prime idee, nei commenti lo spazio per migliorarle o proporne di nuove:

1- TOGLIERE L’ICI DAL FOTOVOLTAICO, RIPRISTINARE LE CONDIZIONI DI PAGAMENTO INIZIALI DEL FINANZIAMENTO SUGLI IMPIANTI: gli impianti solari fotovoltaici a terra e sui tetti quelli non integrati, vengono classificati come impianti industriali e si impone l’onere di accatastarli e di pagare quindi l’Ici. Inoltre il governo Berlusconi ha modificato una serie di aspetti secondari dei meccanismi di pagamento in modo peggiorativo: vogliamo sia ripristinata la situazione iniziale. (+ info)

2- RIPORTARE IL RECUPERO DEL 55% DELL’IRPEF SPALMABILE SU 10 ANNI: per i lavori sull’efficienza energetica, con le nuove norme, si può recuperare il 55% di detrazione spalmandolo su un periodo di 5 anni. Di fatto si penalizza chi ha un reddito inferiore e quindi può recuperare ogni anno una quota inferiore di finanziamento. Chiediamo che anche i cittadini che non pagano l’Irpef e quindi non possono recuperare nulla venga dato modo di usufruire di pari incentivi o rimborsi. E’ assurdo che possa investire in efficienza energetica solo la fascia medio alta della popolazione. Inoltre chiediamo che vengano immediatamente emessi i decreti attuativi per la detrazione 2009, senza i decreti attuativi la detrazione del 55% del’Irpef non esiste. (+ info)

3- RECUPERO DELL’OLIO FRITTO PER FARNE BIODISEL: istituire la raccolto degli olii alimentari come in Germania dove si consegnano ai distributori di carburante che rilasciano un buono sconto proporzionato alla quantità d’olio fritto. Inoltre togliere il divieto di commercializzare liberamente il biodiesel, oggi i produttori hanno l’obbligo di conferirlo ai petrolieri che lo mischiano con il diesel. (+ info)

4- OBBLIGARE I COMUNI A PUBBLICARE LA LORO BOLLETTA ENERGETICA e chiedere un impegno perchè ogni anno ci sia una diminuzione del consumo pro-capite. (+ info)

5- ISTITUIRE FORME DI CREDITO PERMANENTI PER CHI VUOLE INVESTIRE IN ECOTECNOLOGIE magari su esempio di quello che ha fatto la Provincia di Milano.

6- SBLOCCARE LA RACCOLTA DEI RIFIUTI ELETTRONICI: Il 1 gennaio 2008 sarebbe dovuto partire il nostro sistema di raccolta dei rifiuti hi-tech. Ufficialmente ma non nella realtà! Mancano all’appello diversi decreti attuativi necessari a tradurre in pratica le disposizioni di legge. Tra questi, c’è il cosiddetto “Decreto Semplificazioni”, che obbliga la distribuzione a ritirare gratuitamente, in ragione di uno contro uno, l’apparecchiatura usata al momento dell’acquisto di un nuovo articolo simile destinato a un nucleo domestico. Questo decreto doveva entrare in vigore entro il 28 febbraio 2008, ma ancora non vede luce. (+ info)

7- SOSTEGNO ALLA MOBILITA’ CICLABILE: introdurre in tutti i comuni la legge che prevede il diritto di parcheggiare le biciclette nei cortili dei palazzi e delle aziende. Obbligare i gestori dei trasporti pubblici a permettere il trasporto delle biciclette su metropolitana ed autobus per almeno il 50% del tempo di servizio. (+ info)

8- RIDURRE L’USO DI BATTERIE USA E GETTA: tassazione sulle batterie usa e getta per finanziare un incentivo a quelle ricaricabili. (+ info)

9- SOSTEGNO ALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA: mettere simboli chiari su ogni materiale utilizzato nelle confezioni in modo da evitare confusioni. (+ info)

e poi una proposta macro:

10- INVESTIRE NELLE FONTI RINNOVABILI I SOLDI DEL NUCLEARE, DELLE CENTRALI ELETTRICHE ALIMENTATE DA FONTI ENERGETICHE NON RINNOVABILI E DEI NUOVI INCENERITORI: nei recenti accordi Francia-Italia si parla di una spesa di oltre 20 miliardi di euro per costruire centrali nucleari in Italia che daranno energia solo tra 12/15 anni. Investire subito le stesse risorse sul centrali e microimpianti alimentati da fonti rinnovabili per avere energia da subito e non trovarsi il problema delle scorie e di eventuali incidenti. (+ info)

Aderiscono:

  1. ilKuda: http://blog.libero.it/KudaBlog/6668843.html
  2. Jacopo Fo: http://www.jacopofo.com/nucleare_berlusconi_fonti_rinnovabili_catena_suicidio_energetico_energia
  3. Letizia Palmisano: http://www.letiziapalmisano.it/html/2009/03/i-blog-difesa-dellambiente/
  4. I blog alla difesa dell’ambiente: http://letiziapalmisano.ilcannocchiale.it/2009/03/10/i_blog_partono_alla_difesa_del.html
  5. Domenico Finiguerra: http://domenicofiniguerra.wordpress.com/2009/03/10/le-proposte-dei-blog-per-salvare-il-clima/
  6. Resistenza Civile: http://blog.libero.it/rigitans/view.php?nocache=1236728322
  7. Fiore: http://fiore.iworks.it/blog/2009/03/10/contro-il-suicidio-energetico-e-nucleare/
  8. Verdi di Ferrara: http://www.verdi.ferrara.it/sito/2009/03/10/diamo-una-spinta-alla-rivoluzione-verde-italiana/
  9. Franco Corleone: http://www.francocorleone.it/blog/2009/03/10/blog-incatenati-per-una-svolta-verde/
  10. Come ti vorrei: http://blog.libero.it/PDnostro/view.php?nocache=1236728482
  11. Alessandro Ronchi: http://www.alessandroronchi.net/2009/pacchetto-leggi-blog-ambiente/
  12. Marcello Saponaro: http://www.marcellosaponaro.it/blog/2009/03/10/la-crisi-e-grigia-il-new-deal-e-verde/
  13. Pianeta Verde: http://natura.forpassion.net/2009/03/11/diamo-una-spinta-alla-rivoluzione-verde-italiana/
  14. Rigeneriamoci: http://www.rigeneriamoci.com/i-blogger-per-lambiente/

Per aderire puoi parlare dell’iniziativa nel tuo blog, e riportare qui le idee che nascono dai commenti, linkare questa lista di idee sottoscrivendole, commentare il post con le tue osservazione, segnalare l’iniziativa, votare OK su Oknotizie

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Agenda Le droghe

Dieci anni di fallimenti: fermiamo la guerra globale alla droga!

Dal Blog di fuoriluogo.it:

vienna

In vista del meeting ad alto livello dell’Onu a Vienna, Forum Droghe organizza una serie di appuntamenti tra Roma e Trieste.

Il primo è un incontro con la stampa a cui interverranno parlamentari, operatori pubblici e del privato sociale, esperti ed altri. Nel corso dell’incontro sarà presentata una piattaforma politica nella quale si chiedono alcune riforme urgenti a livello mondiale tra cui la decriminalizzazione del consumo personale, l’abolizione della pena di morte per reati connessi alla droga, la fine delle eradicazioni forzate e il rispetto delle culture indigene, una maggiore facilità di accesso alla terapia del dolore, il rispetto dei diritti umani dei consumatori, il ricorso in misura crescente a misure di riduzione del danno come i trattamenti sostitutivi con oppiacei, lo scambio di siringhe, le stanze del consumo.

Lunedì 9 marzo, Roma.
Incontro con la stampa organizzato da Forum Droghe a Roma, sul meeting Onu ad alto livello di Vienna. L’incontro si terrà lunedì 9 marzo alle ore 11 presso la sede del Partito radicale (via di Torre Argentina, 76). Nel corso dell’incontro sarò presentata una piattaforma politica globale.

Il secondo, sempre a Roma, è una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati:
Mercoledì 11 marzo, Roma.
Conferenza stampa alle ore 14 a Roma presso la Sala stampa della Camera dei deputati, Via della Missione. In vista di Trieste. Partecipano più associazioni. Per Forum Droghe parteciperà Giorgio Bignami.

Il terzo è la presentazione del Libro bianco sui danni sociali della legge Fini-Giovanardi.
Il 13 marzo sarà presentato a Trieste, in concomitanza con i lavori della V Conferenza nazionale governativa sulle droghe, un libro bianco sui danni sociali della legge Fini-Giovanardi. Nel corso dell’incontro è organizzato da Forum Droghe, Antigone, La società della ragione è saranno illustrati e commentati i dati sulle conseguenze della legge sia per quanto riguarda gli effetti penali, sia per quanto riguarda le sanzioni amministrative. Saranno inoltre illustrati i riflessi sull’amministrazione della giustizia e del carcere. La conferenza governativa, denunciano gli organizzatori, rischia infatti i trasformarsi in un puro evento mediatico invece che adempiere alla sue finalità istituzionali.

Venerdì 13 marzo, Trieste.
Presentazione di un libro bianco sui danni sociali della Fini-Giovanardi. Saranno illustrati gli effetti sia delle sanzioni penali che delle sanzioni amministrative. Organizzano Forum Droghe, Antigone, La società della ragione. L’incontro si terrà a Trieste il 13 marzo presso la Sala Sauro dell’Hotel Jolly, Corso Cavour 7, dalle 11 alle 13.