Da RadioRadicale.
Mese: Giugno 2008
Droghe e diritti umani
Verso la revisione delle strategie Onu sulla droga: la sfida di Vienna 2009. In occasione della giornata mondiale sulla droga conferenza stampa al Senato il 25 giugno. Da Fuoriluogo.it.
Droghe e diritti umani
Verso la revisione delle strategie Onu sulla droga: la sfida di Vienna 2009
in occasione della giornata mondiale sulla drogaSala stampa del Senato
Roma, Corso Rinascimento
Mercoledì 25 giugno 2008, ore 11.30-12.30Mercoledì 25 giugno si terrà presso la sala stampa del Senato (ore 11.30-12.30) un incontro sul tema Droghe e diritti umani. Verso la revisione delle strategie Onu sulla droga: la sfida di Vienna 2009.
Promuove l’incontro l’associazione Forum Droghe in collaborazione con i senatori radicali del gruppo Pd e con: Antigone; Arci; Cnca Lazio; Cgil nazionale, Dipartimento Welfare e diritti; Comunità San Benedetto al Porto di Genova; Gruppo Abele; Itaca Europa; Lia; Parsec.
Nel corso dell’incontro le associazioni promotrici presenteranno una piattaforma di riforma delle politiche internazionale sulle droghe che abbiano come fulcro il superamento delle violazioni dei diritti umani, ad iniziare dalla abolizione della pena di morte per reati di droga.
Quest’anno la giornata internazionale di contrasto alla droga cade infatti mentre è in corso il processo di valutazione del piano decennale antidroga delle Nazioni Unite, approvato nel 1998 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla droga a New York. Nel 2009, a Vienna, verrà lanciato il nuovo piano dell’Onu.
Interverranno:
Vittorio Agnoletto, parlamentare europeo RC-Sinistra Europea, Stefano Anastasia, Forum Droghe; Rita Bernardini, Segretaria Radicali Italiani; Giuseppe Bortone, Cgil nazionale, Franco Corleone, Segretario Forum Droghe; Toni Dall’Olio, Gruppo Abele; Carlo De Angelis, Presidente Cnca Lazio; Patrizio Gonnella, Presidente Antigone; senatore Marco Perduca, Lia; Edo Polidori, Itaca Europa; senatrice Donatella Poretti, radicali-Pd; Fabio Scaltritti, Comunità S. Benedetto al Porto di Genova; Marco Solimano, Arci nazionale; Ingo Stockel, Parsec.La piattaforma programmatica
La giornata internazionale del 2008 cade mentre è in corso il processo di valutazione del piano decennale antidroga delle Nazioni Unite, lanciato nel 1998 all’Assemblea Generale Onu sulla droga di New York. Il processo di valutazione è iniziato nel marzo 2008 nella sede Onu di Vienna e lì si concluderà nello stesso mese del 2009, alla presenza dei ministri e capi di governo di tutto il mondo.
E’ ormai chiaro che l’obiettivo, stabilito a New York, di “eliminare o almeno significativamente ridurre entro dieci anni” la produzione delle principali sostanze illegali, non è stato raggiunto e il mercato illegale delle droghe non ha subito contrazioni; emergono invece i danni di un approccio internazionale fortemente centrato sulla repressione delle coltivazioni, del traffico e del consumo anche a scapito di diritti umani fondamentali.
Come organizzazioni impegnate nella riforma della politica della droga e nella difesa dei diritti, poniamo al centro della ricorrenza internazionale del 2008 il tema dei diritti umani quale fulcro di nuove strategie sulla droga più razionali e umane.
Le attuali politiche antidroga violano i diritti umani con:
– La pena di morte per reati di droga. Nonostante diminuisca il numero degli stati che applicano la pena capitale, si è esteso il numero dei paesi che la applicano per reati di droga. Più di 30 paesi hanno la pena di morte per reati di droga, compreso il possesso.Negli anni recenti ci sono state esecuzioni per droga in Cina, Egitto, Indonesia, Iran, Kuwait, Malesia, Arabia Saudita, Singapore, Tailandia e Vietnam.
– L’eradicazione forzata delle coltivazioni illegali con l’impoverimento e l’abbandono dei terreni e delle case da parte di migliaia di contadini. Il piano antidroga lanciato a New York dieci anni fa, nello sforzo di “eliminare” le coltivazioni ha promosso strategie centrate sull’eradicazione forzata, costate miliardi di dollari, a scapito di programmi di sviluppo alternativo. E’ stato pagato un prezzo umano e sociale altissimo a fronte di risultati infimi: lo stesso rapporto ufficiale del direttore dello Unodc, Antonio Costa, presentato nel marzo 2008, riconosce che “la coltivazione di oppio e coca è rimasta largamente immutata nei dieci anni passati”.
– La criminalizzazione degli usi tradizionali di alcune sostanze nelle culture indigene. La persecuzione della secolare tradizione della masticazione della foglia di coca in Sud America costituisce una discriminazione delle minoranze e viola il loro diritto a preservare la loro identità culturale.
– La inadeguata difesa della salute dei consumatori. Se in molti paesi mancano o sono fortemente carenti programmi di scambio siringhe, altrettanto si può dire per la prevenzione delle overdose, mentre è spesso negato ai consumatori di droghe l’accesso alle cure per l’infezione da HIV. Più in generale, la stigmatizzazione e la criminalizzazione dei consumatori costituiscono un ostacolo a programmi efficaci di tutela della salute.
Tra gli obiettivi prioritari che il governo italiano dovrebbe sostenere al prossimo meeting Onu indichiamo:
– stabilire che la pena di morte per reati di droga è contraria alla Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici.
– stabilire che la repressione dei reati di droga avvenga nel rispetto delle regole dello stato di diritto e della proporzionalità delle pene.
– porre fine all’eradicazione forzata e aumentare l’assistenza allo sviluppo. Promuovere programmi alternativi quali l’utilizzo della produzione di oppio afghana a scopo medico.
– rimuovere la foglia di coca dalla Tabella I della Convenzione internazionale sulle droghe narcotiche del 1961
– riequilibrare l’attenzione e le risorse finanziarie dalla legge penale alla tutela della salute. Questo obiettivo vale per tutti gli stati membri, compresa l’Europa e l’Italia. (Nel 2006, in Italia, i costi socio-sanitari sono stati di 1 miliardo e 743 milioni di euro, mentre la repressione penale ha assorbito quasi il doppio delle risorse, 2 miliardi e 798 milioni di euro)
Ho conosciuto Gualtiero Schiaffino all’inizio degli anni ottanta a Milano. Ci fece incontrare Luciano Cervone, fondatore di Secondamano, giornale assai innovativo di annunci gratuiti.
Da allora, fino alla morte sconvolgente dello scorso 25 dicembre scorso, si è dipanato un sodalizio ricco di solidarietà, amicizia e di costruzione e condivisione di progetti.
Se osservassimo dall’esterno i ruoli, io ero il politico e lui l’intellettuale. Nella realtà politica e cultura erano molto legate e soprattutto vivevamo una stagione legata alle battaglie per i diritti civili, per l’ambiente e con un clima di allegria che caratterizzava l’impegno e la militanza. Tanto volontariato, poco professionismo e nessun potere.
Tante e diverse sono state le stagioni che ci hanno visto insieme.
La prima è stata quella del Club Il Politecnico, un circolo culturale che fondammo mettendo insieme energie e esperienze diverse, unite dallo spirito critico della sinistra laica, radicale, liberale. Schiaffino interpretò l’ispirazione ideale con un disegno che riproduceva la tavolata dei soci riuniti per scegliere il nome. Il fumetto finale, dissacrante, riassumeva il dibattito che aveva evocato il sessantotto e Vittorini, esclamando “allora chiamamolo il policlinico”!
La sede di viale Bligny divenne una fucina di confronto spregiudicato su temi di attualità politica, di cultura, di costume, di urbanistica. Alcune questioni di confine furono affrontate con grande anticipo grazie proprio a Schiaffino. Ricordo la mostra di disegni dei più noti autori di satira intitolata “Elaboratori di tutto il mondo, unitevi!”. Il volume, una chicca ormai introvabile, fu curato da Schiaffino.
In quegli anni iniziammo una vera campagna per le due ruote e il Club si impegnò per la chiusura del Centro storico alle auto. Promuovemmo un referendum cittadino che vincemmo con una larga maggioranza. Iniziò allora la collaborazione con l’Ancma e con il suo direttore Costantino Ruggero.
Nel 1987 pubblicammo un volume intitolato “La bici, per una città a dimensione duomo” che raccoglieva le biciclette dedicate ai personaggi della politica del tempo.
La prefazione era affidata alla penna di Cesare Medail, giornalista e amico carissimo prematuramente scomparso. Diceva Medail: ”la sapiente matita di Gualtiero Schiaffino ha disegnato 50 biciclette dalle fogge più strane, ciascuna delle quali collegata, per forme e accessori,a un personaggio pubblico, per lo più a un uomo politico o a un potente della terra, con sotto un’epigrafe a completare il teatrino satirico”. E concludeva: ”Le biciclette di Schiaffino possono essere considerate amuleti taumaturgici contro i veleni provenienti dalle mefitiche stanze del Palazzo e contro le infezioni delle quali i suoi inquilini sono micidiali portatori. Messi di forza a cavalcioni del velocipide truccato su misura da Schiaffino, eccoli perdere ogni carisma, scendere dai troni a pedalare come tanti re ignudi tra la gente che il giullare del disegno invita allo sberleffo; anch’esso salutare e disintossicante, proprio come la bici al posto dell’auto nei giardini di pietra”.
Nelle didascalie che accompagnavano i disegni erano sintetizzati giudizi politici dissacranti che si chiudevano con una battuta fulminante.
La sintonia di Schiaffino con le due ruote si è poi arricchita con l’invenzione straripante del “ciclotappo” e con l’agenda VIAVAI pubblicata per diciassette anni.
Le vicende politiche mi portarono lontano da Milano, a Roma, a Catania, a Ortona. Potevo sempre contare sull’aiuto di Gualtiero per inventare incontri e creare rapporti nuovi. In ogni realtà Schiaffino stringeva rapporti e amicizie che producevano relazioni indipendenti e che proseguivano nel tempo.
A un certo punto in Gualtiero è scattata la vena del protagonismo politico. Ricordo di essere stato invitato al varo della lista civica per le elezioni comunali di Camogli. “I Mille Bianchi Velieri”, questo l’immaginifico nome, ebbe un buon successo e quel tentativo venne capitalizzato nell’elezione a consigliere provinciale con i Verdi.
Anch’io, abbandonata la politica nazionale nel 2001, divenni casualmente consigliere provinciale a Udine e collaborammo di nuovo. Nel frattempo Schiaffino era diventato assessore provinciale alla cultura. Ricordo la presentazione della valigia di libri per ragazzi, il bibliobus e la presentazione di cinque mostre di disegni umoristici sul vino in Carnia.
In questo ruolo mise a profitto la rete di conoscenze di anni e si cimentò con la concretezza e la pratica sul territorio.
Credo abbia stupito tutti, anche quelli che lo conoscevano di più, per il suo realismo e il fare quotidiano, davvero inesauribile.
La sua capacità di giudizio politico si affinava sempre più. La crisi della politica e lo scadimento della qualità della classe politica non gli sfuggivano di certo. Le delusioni delle esperienze fatte non riuscivano però a farlo desistere e ad abbandonare il campo. La sua ironia non precipitava nella demagogia, la sua satira non diveniva retorica. La sua cifra non era la protesta alla Masaniello, ma il disincanto e la ragione.
La sua vena polemica non era mai cattiva. Conosceva il suo valore e lottava per poterlo dimostrare anche su un terreno che poteva apparire estraneo per lui, raffinato uomo di cultura.
Fino all’ultimo ha dato il suo contributo al rinnovamento della politica a Genova e in Liguria, partecipando all’avventura del Movimento Ecologista e infine con la candidatura impossibile alle ultime elezioni provinciali nelle liste socialiste.
Gualtiero Schiaffino non poteva essere rinchiuso nelle logiche di corrente dei partiti, non poteva essere prigioniero della noia delle riunioni e questa è la ragione delle sue sconfitte.
Ma c’era un luogo della politica dove era imbattibile. Quando inventava sigle e movimenti apparentemente eterei e inventati ed erano invece la caricatura del nulla che avanzava inesorabile. “Eleganza democratica”, “Il non partito”, “il balenismo” sono solo alcune delle mirabolanti fantasie di Schiaffino.
La sua creatura forte, Andersen, rimane la rivista leader dell’editoria per ragazzi; ricordo di essere stato invitato a Genova per una tavola rotonda e senza esserci messi d’accordo lanciammo l’idea di una iniziativa per i libri d’evasione (io ero sottosegretario alla Giustizia!).
Anche la collaborazione con Fuoriluogo, il mensile su droghe e diritti, inserto del manifesto si è rivelata interna a un progetto politico su un tema che vede protagonisti il moralismo e l’ipocrisia, vere bestie nere di Gualtiero.
Gualtiero Schiaffino ha dato in un giorno, quello della sua scomparsa, un dolore pari per intensità al divertimento dei tanti incontri e delle telefonate in cui si susseguivano giochi di parole, apparentemente senza senso, lazzi e frizzi.
Credo che la sua morte abbia fatto capire a tutti il senso del suo esilarante biglietto da visita: esponente di spicco.
Franco Corleone
Dal mensile Andersen, febbraio 2008, pagina 22.
Fuoriluogo lancia un meme in occasione della giornata mondiale sulle droghe che ovviamente rilancio da questo blog.
Ecco le istruzioni per aderire:
26 giugno: l’altra giornata mondiale sulle droghe
In occasione della giornata mondiale sulle droghe lanciamo dal Blog di Fuoriluogo.it un piccolo Meme.
Un esperimento, un appello/invito alla blogosfera antiproibizionista e libertaria: il 26 giugno 2008 – ma anche nei giorni che lo precedono o in quelli successivi – scrivete un post sull’altra faccia della war on drugs. Quella delle vostre storie di ordinaria repressione o quella degli aneddoti curiosi e divertenti sulle sostanze ed il loro uso. Insomma sentitevi, per una volta, liberi di parlare di droghe nonostante i vari Giovanardi, Fini e Costa.Istruzioni:
- Perchè i pensieri e le opinioni siano più concatenati possibile vi preghiamo di linkare questo post/appello e tutti coloro aderiranno (che saranno riportati qui sotto).
- inserite, fra gli altri che vorrete, il tag “peace on drugs“
- scrivete (non si sa mai) a fuoriluogo@fuoriluogo.it una mail con l’url del vostro post.
- Ricordatevi di linkare anche gli aderenti. Per ora: fioreblog, Marcello Saponaro, DarkShadowNNN.