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Droghe. Diciamo basta alle pene illegittime della Fini-Giovanardi

La Corte di Cassazione alle prese con le pene illegittime della Fini-GiovanardiDROGHE. E’ ORA DI DIRE BASTA ALLE PENE ILLEGITTIME DELLA FINI GIOVANARDI
NEL SILENZIO DELLA POLITICA LA PAROLA TORNA ALLA CORTE DI CASSAZIONE

Come pre-annunciato dal Primo Presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, giovedì prossimo le Sezioni unite sono chiamate “a fare un po’ d’ordine” nella giurisprudenza che sta affrontando le conseguenze della dichiarazione di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi. Dei circa 10.000 detenuti potenzialmente beneficiari della decisione della Consulta, a giugno almeno 3000 erano ancora in carcere in attesa della rideterminazione della pena. Ma in questi mesi i giudici di merito e la stessa Cassazione hanno espresso orientamenti tra loro molto diversi, in alcuni casi con esiti paradossali di conferme di condanne che da minime sono diventate massime, alla luce della nuova normativa.

Mercoledì 24 febbraio, alle 11, presso la Sala Nassiriya del Senato, il Senatore Luigi Manconi, l’on. Franco Corleone, Garante dei detenuti della Regione Toscana, Luigi Saraceni, autore delle prime memorie che hanno portato alla pronuncia di incostituzionalità, e Stefano Anastasia, presidente della Società della Ragione, illustreranno gli sviluppi della campagna contro l’esecuzione di pene illegittime in materia di droghe e le prospettive del movimento internazionale per la riforma delle convenzioni e delle leggi sulla droga in vista dell’Assemblea Onu del 2016.

Scarica il fascicolo di documentazione: fascicolo-pena-illegittima.pdf.

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Digiuno per la chiusura degli OPG

stop-opg-digiunoChiudere gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, senza proroghe e senza trucchi
“… luoghi indegni per un Paese appena civile” (Giorgio Napolitano)

La data per la chiusura degli OPG si avvicina: il 31 marzo 2015 è la scadenza fissata dalla legge.

Vogliamo essere sicuri che sarà rispettata.

E che al loro posto non si apriranno nuove strutture manicomiali.

Perciò continua la mobilitazione:

  • per far chiudere gli  OPG al 31 marzo 2015 senza proroghe e senza trucchi
  • per la nomina di un Commissario per l’attuazione della legge 81/2014 sul superamento degli Opg
  • per fermare i nuovi ingressi e favorire le dimissioni, con buone pratiche per la salute mentale, una buona assistenza socio sanitaria nel territorio,
  • per evitare che al posto degli Opg crescano nuove strutture manicomiali (le cosiddette Rems: i “mini Opg” il cui numero può e deve essere invece drasticamente ridotto)

L’Appello è promosso per stopOPG da:

Stefano Cecconi (Cgil nazionale), don Luigi Ciotti (Gruppo Abele) Franco Corleone (Garante diritti dei detenuti Toscana), Adriano Amadei (Cittadinanzattiva referente salute mentale), Denise Amerini (Fp Cgil), Stefano Anastasia (Società della Ragione), Cesare Bondioli (Psichiatria Democratica), Antonella Calcaterra (Camera Penale di Milano), Enzo Costa (Auser nazionale), Vito D’Anza, Peppe Dell’Acqua (Forum Salute Mentale), Giovanna Del Giudice (Conferenza Permanente Salute Mentale nel Mondo), Maria Grazia Giannichedda (Fondazione Basaglia), Patrizio Gonnella (Antigone), Fabio Gui (Forum Salute e Carcere), don Giuseppe Insana (Ass. Casa di Barcellona Pozzo di Gotto, Elisabetta Laganà (Presidente Conf. Naz. Volontariato Giustizia), Aldo Mazza (Edizioni Alphabeta Verlag), Anna Poma (coop. Con.Tatto), Alessandro Sirolli (Associazione180Amici Aq), Gabriella Stramaccioni (Libera) Gisella Trincas (Unasam), don Armando Zappolini (Cnca)

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Le carceri Rassegna Stampa

Carcere di Pisa: Corleone, servono interventi per vivibilità

Il garante regionale per i detenuti dopo la visita al penitenziario: “Le poche ristrutturazioni fatte mostrano i limiti dell’amministrazione penitenziaria” Firenze – “Secondo il direttore, per rendere vivibile il carcere Don Bosco di Pisa servirebbero 60 interventi di ristrutturazione o manutenzione. Da quello che ho visto stamani, il più urgente sarebbe senza dubbio quello della cucina, che presenta una situazione drammatica”. Lo ha dichiarato il garante dei detenuti della regione Toscana, Franco Corleone, a conclusione della visita nel penitenziario di Pisa, che ha compiuto insieme con il locale garante dei detenuti. “Le prescrizioni dell’Asl”, ha aggiunto, “sono puntuali, ma secondo la direzione gli interventi sull’esistente non risolverebbero i problemi, per cui sarebbe necessario smantellare l’attuale cucina e realizzarne una nuova in altri locali”. La questione della mancanza di risorse e anche la questione di un loro non corretto utilizzo torna più volte nelle parole di Corleone. “Il Don Bosco è un carcere sul quale, pur non essendo vecchissimo, pesa fortemente l’inadeguatezza delle strutture”, ha detto. “La sezione femminile, ad esempio, che ospita 11 detenute su una capienza massima di 13, hariaperto da poco dopo alcuni lavori di ristrutturazione per eliminare problemi idraulici. Ebbene, si sono mantenuti i serviziigienici aperti”, senza alcun rispetto della privacy. Aggiunge Corleone: “È l’emblema di un’amministrazione che non ha le idee chiare, che quando spende i pochi soldi a disposizione lo fa per interventi che alla fine non rispondono alle indicazioni dei regolamenti”. Un altro esempio “di uso discutibile delle risorse” è rappresentato “dall’edificio Gs1, che doveva diventare il centro clinico nazionale per i detenuti sottoposti al regime del 41bis”. L’impresa, ha spiegato il garante, “ha abbandonato i lavori per mancati pagamenti e ora ci sono ovunque materiali di risulta abbandonati e arbusti che d’estate possono rappresentare un pericolo di incendio o un rifugio per i ratti. Non so quanto sia costato questo intervento, ma adesso ci ritroviamo con una cattedrale nel deserto. Anche questo dà la misura di un’amministrazione penitenziaria cieca e irresponsabile nella chiarezza degli obiettivi e nella gestione del denaro pubblico”. Svolti solo per metà anche i lavori al centro clinico del carcere, “dove oltretutto la presenza della dirigente sanitaria è ridotta perché è oberata di incarichi”. La struttura di Pisa, ha ricordato Corleone, ospita 235 persone rispetto alla capienza massima di 216. Il30 per cento dei detenuti ha una condanna per reati di droga connessi alla legge Fini-Giovanardi. “Dovremo però approndire”, ha aggiunto, “per capire se a loro carico gravino condanne per altri tipi di reato. Comunque, anche qui come ieri a Lucca, è emerso il problema del mancato inserimento presso le comunità terapeutiche dei detenuti per reati di droga. È un problema, questo, che richiede una soluzione”. Il polo universitario, che può accogliere 16 detenuti, è frequentato soltanto da 6 o 7 persone. “È una situazione del tutto simile a quella di Prato e su questo punto serve avviare una riflessione particolare per rilanciare queste strutture”. Corleone ha ricordato che è partito il progetto per la raccolta differenziata dei rifiuti e che sono attivi, a rotazione, 40 posti per lavori domestici interni al carcere e che solo 2 o 3 persone hanno un’occupazione fuori dal penitenziario; i semiliberi sono 16, le telefonate sono con le schede “e quindi le comunicazioni sono libere” e ci sono 5 animatori, “anche se ne servirebbero di più. Ma al solito, mancano risorse. Per nuovi animatori, che magari dovrebbero essere dei Comuni e non dell’amministrazione penitenziaria, e anche per i direttori. Il carcere di Pisa, ad esempio, non ha un vicedirettore ed è un grande limite per un carcere complesso come questo”. Corleone ha aggiunto “la grande preoccupazione” per la sicurezza rispetto alle condizioni di vivibilità. “Dall’esterno, ad esempio, non possono essere introdotti né tabacchi né trucchi. Capisco che possano esserci stati episodi di introduzione in carcere di sostanze vietate, ma questo clima di soli divieti toglie libertà e, soprattutto, non responsabilizza i detenuti”. Infine, il garante ha auspicato che rientri in funzione a pieno regime la biblioteca della sezione femminile. In questa stessa sezione, inoltre, “la cucina potrebbe essere utilizzata per fare corsi o impiantare attività per fare produzioni da vendere all’esterno. Sarebbe utile, anche perché molte detenute, in prospettiva dell’uscita, devono saper affrontare al meglio i problemi di affidamento o della sospensione di affidamento dei figli. Emerge, insomma, “un limite nell’affrontare la questione degli affetti delle persone recluse”, a significare che “per molti reati sarebbero utili altre misure di pena”.

Dall’Adnkronos del 20 febbraio 2015

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Agenda

Recluse, presentazione a Roma

recluse_locandina_24 febLA PENA INGIUSTA È LA PENA INSENSATA
«La detenzione crea insicurezza, crea quasi un’incapacità di vivere fuori perché alla fine questa qua non è la vita. Il carcere ti toglie l’autonomia, ti toglie la personalità»

Roma, martedì 24 febbraio, ore 18.00
Libreria Arion, via Cavour 255 (angolo via dei Serpenti)

Presentazione del libro di Susanna Ronconi e Grazia Zuffa
RECLUSE
Lo sguardo della differenza femminile sul carcere

Le autrici ne parlano con
Cecilia D’Elia, Consulente del Presidente della Regione Lazio sulle politiche di genere
Mauro Palma, Presidente del Consiglio Europeo per la cooperazione nell’esecuzione penale

Coordina Stefano Anastasia, presidente de La Società della Ragione

Letture di Maria Grazia Comunale

Le donne intervistate in questo libro chiedono di non patire altra sofferenza oltre
la privazione della libertà, di poter essere protagoniste nell’immaginare e costruire
un futuro dopo la pena, di diventare titolari di diritti

Come vivono le donne in carcere? Com’è vissuta dalle donne la lontananza dalle persone più care e dai figli? Come si sviluppano le relazioni fra donne- fra le detenute e fra le detenute e le operatrici- all’interno del carcere? Le donne sono una percentuale minoritaria dell’intera popolazione detenuta italiana, appena il 4%. Questa loro scarsa presenza, invece di garantire una migliore gestione degli istituti che le ospitano, si traduce spesso in irrilevanza, e porta con sé un’omologazione all’immagine della detenzione maschile che cancella ogni differenza di genere e ogni analisi che la includa. Eppure, la differenza femminile ha profonde influenze sulla percezione di sé e delle proprie scelte, sulla dimensione affettiva, sulle strategie personali che le donne mettono in campo per resistere all’invasività dell’istituzione carceraria. Il libro, nato da una ricerca qualitativa condotta nelle carceri di Sollicciano, Empoli e Pisa, indaga la soggettività delle donne detenute dando ad esse voce, senza assecondare visioni «patologizzanti» del reato al femminile né facili stereotipi sulla loro «debolezza».

Collana Saggi, pagine 320, prezzo 16,00. Prefazione di Stefano Anastasia, Postfazione di Franco Corleone. Con il contributo di Maria Luisa Boccia, Serena Franchi, Tamar Pitch. Il volume è stato realizzato in collaborazione con l’associazione La Società della Ragione che ha come finalità lo studio, la ricerca e la sensibilizzazione culturale sul tema della giustizia, dei diritti e delle pene http://www.societadellaragione.it