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Canapa sul balcone assolta a Cremona

canapa-balcone-1Franco Corleone scrive per la rubrica settimanale di Fuoriluogo sul Manifesto del 30 ottobre 2013.

Il 10 ottobre di quest’anno il Tribunale di Cremona ha assolto una donna imputata nel 2011 per avere coltivato quattro piantine di marijuana. La sentenza di proscioglimento perché il fatto non costituisce reato si deve al giudice Guido Salvini, che già quattro anni fa come giudice dell’udienza preliminare a Milano aveva assolto un altro imputato per la coltivazione in giardino di sette piantine (vedi Manifesto 11 febbraio 2010). La vicenda nasce due anni fa in seguito a una perquisizione effettuata dai carabinieri che scoprono il corpo del reato in bella mostra di sé sul davanzale della finestra (segnalato “confidenzialmente”, si dice).

Una vicenda – tutto sommato banale – ha comportato diversi passaggi giudiziari con perdita di tempo, di spese per l’imputata e per lo Stato, di energie distratte da compiti più rilevanti. In ordine: l’analisi delle foglie compiuta dalla Asl di Cremona ha individuato il principio attivo, Delta-9-Thc, in una quantità pari a 1940mg, superiore quindi al quantitativo massimo di 500mg tollerato per   uso personale; il Pubblico Ministero, nell’aprile 2012, chiede comunque l’archiviazione del procedimento, perché la quantità di stupefacente appare compatibile con un uso esclusivamente personale; la richiesta è respinta nell’ottobre 2012 dal Gip con riferimento alla pronuncia delle Sezioni unite della Corte di Cassazione di considerare la coltivazione penalmente rilevante in ogni sua forma: sentenza n.28605 del 10 luglio 2008, peraltro contraddetta da altre sentenze della Corte di Cassazione e da diversi giudici, come Fiorella Pilato della Corte d’Appello di Cagliari e Carlo Renoldi del Tribunale di Cagliari (vedi Manifesto del 16 novembre e 14 dicembre 2011). Si arriva così nel 2013 al processo, in cui anche il PM, insieme al difensore, chiedono il proscioglimento. L’assoluzione chiude un balletto giudiziario di ben due anni.

Nel dispositivo della sentenza, il giudice, Guido Salvini, sottolinea la differenza ontologica tra la coltivazione industriale e quella domestica e denuncia che l’assimilazione effettuata dalla Suprema Corte è assai discutibile sul piano ermeneutico. Nel caso specifico, il giudice afferma con nettezza che la condotta dell’imputata non è suscettibile di concreta offensività penale e soprattutto che non può essere giudicata lesiva del bene che si intende proteggere (la salute pubblica cercando di limitare la circolazione di sostanze) in quanto è una azione equiparabile alla detenzione per uso personale con la modalità della auto produzione, con in più il merito di non alimentare il mercato illegale e clandestino.

L’odissea di due anni di questa cittadina non è finita con l’assoluzione; ora inizia il calvario delle sanzioni amministrative previste dall’art. 75 della stessa legge.

Come interrompere questa persecuzione che mette in crisi la giustizia e riempie le carceri? Non c’è che un solo modo, cambiare la legge. Nel quarto Libro Bianco sulla legge Fini-Giovanardi tra i tanti dati eloquenti sugli effetti collaterali, emerge il fatto davvero scandaloso che il 49% delle denunce  per possesso di sostanze stupefacenti riguarda i derivati della cannabis! Ora molti affermano che, piuttosto che l’amnistia, è il caso di cambiare la legge antidroga. Bene. Il testo della legge d’iniziativa popolare è in Parlamento. Non si perda un minuto. Cominciamo a non far entrare in carcere chi è accusato di fatti di lieve entità, a depenalizzare completamente il possesso per uso personale, compresa la coltivazione domestica, a modificare le norme sulle alternative terapeutiche in modo da far uscire dalle patrie galere almeno diecimila tossicodipendenti.

Dossier giustizia e coltivazione domestica su www.fuoriluogo.it

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Volti e maschere della pena a Fahrenheit su Radio3

Volti e Maschere della PenaUna riflessione sui tanti volti della pena e i suoi altrettanti mascheramenti. Volti disegnati dall’urbanistica penitenziaria o dall’idea controversa di una riconciliazione tra reo e vittima. Maschere, come l’internamento del «reo folle» e la «tortura democratica» del detenuto in 41-bis, che il formalismo giuridico non annovera tra le pene, privandola così delle relative garanzie. Le malattie degenerative del nostro sistema penitenziario vengono analizzate da Franco Corleone e Andrea Pugiotto in un saggio che raccoglie i pareri di giuristi ed esperti. Il sovraffollamento è solo una parte del problema. Tutto il nostro sistema presenta arretratezze e insensatezze, sia sul piano del diritto penale sostanziale sia sul piano dell’esecuzione della pena.

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Risolvere il problema delle carceri

Grande successo per il ciclo di incontri organizzati dalla libreria Ibs.it

Risolvere il problema delle carceri

(da La Nuova Ferrara del 13/10/13)
Si è conclusa alla libreria Ibs.it Bookshop di Ferrara, la terza edizione del ciclo di incontri Libri Galeotti, dedicato ai temi del carcere, della pena (e dintorni), promosso dal Dipartimento di giurisprudenza dell’ateneo cittadino. Anche questa volta, come già nei precedenti appuntamenti, un pubblico numeroso e attento ha assistito ad una riflessione a più voci sul tema del sovraffollamento carcerario: qual è la sua genesi? E quali sono le sue conseguenze sul piano del rispetto della legalità costituzionale e internazionale? E, soprattutto, quali possono essere i rimedi, adeguati e tempestivi, per uscire dall’attuale condizione inumana e degradante cui sono costretti 65.000 detenuti in carceri dalla capienza regolamentare stimata in 48.000 posti? Il tema è all’ordine del giorno in Parlamento, dopo il messaggio alle Camere del Presidente Napolitano dedicato alla questione carceraria e al dovere costituzionale di adempiere a quanto prescritto nella recente sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha condannato l’Italia per violazione del divieto di tortura: perché tale è considerata, dalla comunità internazionale, l’attuale condizione detentiva nelle nostre prigioni. Introdotta dalla suggestiva lettura dell’attore Marcello Brondi e dopo il saluto partecipato dell’avvocato Federico D’Anneo a nome dell’Ordine degli Avvocati e della Fondazione forense di Ferrara, la discussione è stata animata da Andrea Pugiotto (costituzionalista dell’Università di Ferrara), Marcello Bortolato (giudice di sorveglianza di Venezia), Franco Corleone (garante dei diritti dei detenuti della Regione Toscana) e Glauco Giostra (membro del CSM). Molteplici gli spunti emersi dal dibattito. Il messaggio presidenziale, che accoglie le sollecitazioni della lettera-aperta di cui il prof. Pugiotto è stato estensore e primo firmatario. La recente sentenza della Corte costituzionale in tema di differimento facoltativo della pena, che respinge il dubbio di legittimità prospettato proprio dal Tribunale di sorveglianza di Venezia. La relazione della Commissione mista del CSM, presieduta dal prof. Giostra. Legittima e più che giustificata la soddisfazione degli organizzatori per la qualità dell’intero ciclo e il suo successo di pubblico.
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Franco Corleone è il nuovo garante dei detenuti toscani

corleone-2Franco Corleone è il nuovo garante dei detenuti toscani

La nomina ha suscitato da subito un acceso dibattito. Pd contro Fratelli d’Italia; chi lo sostiene credendo in lui e chi si dice non rappresentato

Franco Corleone è il nuovo Garante dei detenuti della Regione Toscana. E’ stato eletto dal Consiglio regionale mercoledì 9 ottobre. Tre le candidature papabili: anche quelle di Francesco Ceraudo e di Aldo Vitelli. Corleone è stato scelto con 25 voti a favore.

Ma la neo-elezione ha scatenato da subito un dibattito, spaccando l’opinione di due fazioni politiche.

A suo favore, fervido sostenitore, Marco Ruggeri, capogruppo Pd Regione Toscana: “Franco Corleone è una persona seria e capace, che conosce in maniera approfondita la situazione carceraria. Per questo a nome del gruppo Pd esprimo grande soddisfazione per la sua elezione, siamo convinti saprà portare avanti al meglio questo incarico: a lui vanno i più sinceri auguri di buon lavoro”.

Di tutt’altro avviso Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia: “Corleone scelta sbagliata. Come garante dei detenuti non ci può rappresentare. Corleone, noto per la sua passata militanza politica nell’estrema sinistra non ci rappresenta come garante dei detenuti. Dispiace che la maggioranza di sinistra del Consiglio Regionale lo abbia votato, hanno fatto una scelta sbagliata. Corleone ha più volte in passato usato il ruolo di -garante- per propagandare idee da cui non ci sentiamo garantiti. Corleone si è battuto e si batte per la legalizzazione della droga, contro i CIE per gli immigrati e contro il carcere duro per i mafiosi. Opinioni più o meno legittime, ma sicuramente non a garanzia di tutti i cittadini”.

Chiude poi Donzelli: “Fratelli d’Italia si batte per la certezza della pena e in difesa delle vittime, non si arrende a combattere l’uso della droga e crede che il carcere duro per i mafiosi sia uno strumento utile e necessario”. L’elezione però, nonostante i pro ed i contro, oramai è avvenuta e Corleone si è portato a casa la maggioranza assoluta.

da FirenzeToday

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La Riforma non può aspettare

corleone-aperteLA RIFORMA NON PUO’ ASPETTARE

di FRANCO CORLEONE Una questione di prepotente urgenza. Così il Presidente Giorgio Napolitano aveva definito nel luglio del 2011 la insostenibilità della situazione delle carceri italiane e in occasione di una visita al carcere di San Vittore a Milano nel febbraio di quest’anno aveva lamentato che i suoi appelli fossero rimasti inascoltati e sostanzialmente disattesi. Nel frattempo lo scenario si è aggravato in quanto l’Italia è stata condannata dalla Corte europea per i diritti umani per trattamenti crudeli e degradanti equiparabili alla tortura e ha avuto un anno di tempo per rimediare a uno stato di illegalità. La data limite indicata dalla Corte europea di Strasburgo è il maggio 2014 e per questo Giorgio Napolitano da Poggioreale, il carcere più affollato d’Italia, ha fatto un annuncio clamoroso, l’invio di un messaggio alle Camere su questo tema non più eludibile e ha accennato alla necessità che il Parlamento valuti l’opportunità e la necessità di un provvedimento di amnistia e indulto. Giusto un anno fa, il 27 settembre, fu ricevuta al Quirinale una delegazione dei 139 giuristi e garanti dei diritti dei detenuti che avevano sottoscritto una lettera aperta al capo dello Stato elaborata dal professor Andrea Pugiotto con la richiesta dell’invio alle Camere di un messaggio ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione affinché il Parlamento fosse chiamato ad affrontare i due problemi strettamente connessi della giustizia penale e del sovraffollamento carcerario. In quella occasione il Presidente ci spiegò il motivo per cui non riteneva di aderire a quel pressante invito, cioè il timore che il messaggio cadesse nel vuoto e indebolisse le ragioni della sollecitazione. Può essere un caso, o comunque una felice coincidenza, che il Presidente Napolitano abbia accettato il rischio di compiere un atto assai impegnativo anche in un momento politico così delicato. Il Presidente ha sicuramente messo in conto le reazioni polemiche di chi si richiamerà alla retorica securitaria e di chi denuncerà questa scelta come un favore per Berlusconi. La polemica incandescente tra il Quirinale e il capo di Forza Italia di fronte alle minacce di abbandono del Parlamento, alle dimissioni dei ministri e alle accuse farneticanti di un ruolo attivo di Napolitano nella redazione della sentenza della Cassazione sul lodo Mondadori, rendono questa accusa più grottesca che offensiva. Napolitano invece si rende conto che l’Italia non può rischiare una condanna che mette a rischio il suo prestigio internazionale non per l’equilibrio dei conti, ma addirittura per lo stato della democrazia. L’invivibilità delle prigioni è strettamente legata alla realtà dello stato di diritto e al rispetto dei principi della Costituzione, in particolare al senso della pena e al fine del reinserimento sociale dei detenuti previsti dall’articolo 27. Il Presidente Napolitano nel Messaggio alle Camere ha richiamato i possibili interventi, dalla limitazione del ricorso alla custodia cautelare alla depenalizzazione dei reati minori. Ricordo però che il sovraffollamento è determinato dagli effetti di troppe leggi frutto dell’ossessione panpenalistica assolutamente artificiosa e in particolare a causa della legge sulle droghe Fini-Giovanardi che provoca l’incarcerazione di oltre 25.000 persone e la presenza dietro le sbarre di oltre 15.000 tossicodipendenti. Questo scandalo è durato troppo tempo sull’altare di scelte ideologiche irragionevoli. Anche il Consiglio Superiore della Magistratura ha indicato le proposte per affrontare l’emergenza. L’amnistia, se ci sarà, dovrà interessare i reati che provocano il sovraffollamento e che dovranno essere cancellati perché non si riproduca dopo poco tempo lo stesso fenomeno. Il Presidente Napolitano ha ovviamente sollecitato anche l’approvazione di un provvedimento ben meditato di indulto legato a misure di accoglienza che favoriscano una positiva risocializzazione. La riforma del carcere non può aspettare. I volti e le maschere della pena (è il titolo di un volume appena uscito) devono uscire dall’ombra.

Articolo pubblicato sui quotidiani FINEGIL, 9 ottobre 2013

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Carceri toscane, Franco Corleone è il nuovo garante dei detenuti

Carceri toscane, Franco Corleone è il nuovo garante dei detenuti

Franco Corleone, garante dei detenuti toscani

FIRENZE – Franco Corleone è il nuovo Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Toscana. E’ stato eletto dal Consiglio regionale, che si è trovato a scegliere fra tre candidature: oltre a quella di Corleone, erano pervenute quelle di Francesco Ceraudo e di Aldo Vitelli. Corleone è stato scelto con 25 voti a favore. Franco Corleone, attualmente Garante per i diritti dei detenuti del Comune di Firenze e coordinatore dei Garanti territoriali per i diritti dei detenuti, succede ad Alessandro Margara, che si è dimesso il 20 luglio scorso per motivi personali.

Nato a Milano nel 1946, Corleone è stato deputato nell’VIII, IX, XII e XIII legislatura e senatore nella X, ricoprendo anche per cinque anni (1996-2001) l’incarico di sottosegretario al ministero della Giustizia. E’ presidente dell’associazione «La Società della ragione» e ha scritto numerosi saggi e articoli sui  temi della giustizia, dei diritti, del carcere e sulla politica delle droghe.

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Toscana: Franco Corleone nuovo Garante regionale detenuti

imageFranco Corleone nuovo Garante regionale detenuti

ASCA 09 Ottobre 2013 – 15:54

(ASCA) – Firenze, 9 ott – Franco Corleone e’ il nuovo Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della liberta’ personale della Toscana. Corleone e’ stato eletto dal Consiglio regionale, che si e’ trovato a scegliere fra tre candidature: oltre a quella di Corleone, erano pervenute quelle di Francesco Ceraudo e di Aldo Vitelli. Corleone e’ stato scelto con 25 voti a favore, mentre Ceraudo ne ha ricevuti 13 e Vitelli 3.

Franco Corleone, attualmente Garante per i diritti dei detenuti del Comune di Firenze e coordinatore dei Garanti territoriali per i diritti dei detenuti, succede ad Alessandro Margara, che si e’ dimesso il 20 luglio scorso per motivi personali. Nato a Milano nel 1946, Corleone e’ stato deputato e senatore, ricoprendo anche per cinque anni (1996-2001) l’incarico di sottosegretario al ministero della Giustizia. E’ presidente dell’associazione ‘La Societa’ della ragione’ e ha scritto numerosi saggi e articoli sui temi della giustizia, dei diritti, del carcere e sulla politica delle droghe.

Il gruppo Piu’ Toscana ha deciso di non partecipare al voto.

Il perche’ lo ha spiegato Gian Luca Lazzeri: ”Innanzitutto abbiamo presentato una proposta per far svolgere la funzione dei garanti ai consiglieri regionali: questo – ha detto Lazzeri – permetterebbe un notevole risparmio di costi e garantirebbe un maggiore raccordo dell’attivita’ dei garanti con il Consiglio regionale stesso. Inoltre, come ha segnalato Daniela Lastri in Ufficio di presidenza, esiste un mancato rispetto delle quote di genere e dunque sarebbe preferibile scegliere una donna. E nutriamo molte perplessita’ sulla scelta della maggioranza di puntare su Corleone”.

Marco Ruggeri (capogruppo Pd) ha al contrario sottolineato che ”i Garanti devono essere figure terze e quindi non e’ opportuno che siano consiglieri regionali” e che ”c’e’ bisogno di persone con grande esperienza in materia”.