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I muri della pena

cop-voltimascherepenaI MURI DELLA PENA

Dagli ospedali psichiatrici giudiziari al carcere duro ai centri di Identificazione e di Espulsione

Roma, giovedì 17 ottobre 2013, ore 18.30

la Feltrinelli libri e musica, Galleria Colonna

Intervengono

Giuliano Amato

Luigi Manconi

In occasione della presentazione del libro a cura di Franco Corleone e Andrea Pugiotto Volti e maschere della pena e del volume di Caterina Mazza La prigione degli stranieri

 Saranno presenti gli autori

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I miei articoli

Amnistia, non amnesia

carcere-zuglianoTra poco più di otto mesi l’Italia dovrà rispondere alle autorità giurisdizionali europee intorno alla condizione di vita nelle carceri italiane. Dovrà in sintesi fornire risposte adeguate e convincenti su come si è avviata ad assicurare i diritti fondamentali alle persone ristrette nelle nostre carceri, oggi inverosimilmente e tragicamente stipate in luoghi perlopiù fatiscenti. Va ricordato che ci sono circa 30 mila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari. Inoltre una parte significativa della popolazione detenuta è costretta all’ozio in cella per 20-22 ore al giorno in condizioni degradanti.
In questo scenario è stato riproposto il tema dell’amnistia. Dopo la riforma costituzionale che ha reso quasi impossibile la sua approvazione con l’introduzione di un quorum assurdamente spropositato, si pone come un tema a tutto tondo politico. Un tema che è venuto periodicamente a galla per fronteggiare il surplus di detenuti.
L’amnistia e l’indulto, nella tradizione della Repubblica ad egemonia democristiana, sono state le vie per governare giustizia e carcere. Sono stati usati alla stregua di due rubinetti di scarico per liberare le scrivanie dei tribunali e sfoltire le presenze in galera. Le decine di provvedimenti di clemenza non suscitavano polemiche perché costituivano la valvola di sfogo per reggere un sistema che aveva scelto di non abrogare il Codice Rocco e di mantenersi fedele al processo inquisitorio.
Strumenti penali tipici di uno stato paternalistico-autoritario che in alternativa alle riforme mancate elargiva manciate di benefici a prezzo di saldo. Così è accaduto fino all’approvazione del nuovo codice di procedura penale e all’ultima amnistia del ministro Vassalli.
Purtroppo non solo quella riforma tanto attesa venne rapidamente ridimensionata dalla legislazione d’emergenza dei primi anni novanta ma non fu accompagnata da un nuovo Codice Penale (si continuarono però a elaborare progetti da parte di Commissioni ad hoc come le ultime elaborate da Federico Grosso, Carlo Nordio e Giuliano Pisapia). Peggio, nuove questioni sociali come l’immigrazione o l’uso di stupefacenti furono utilizzate per alimentare campagne securitarie e alimentare paure. Così in quegli anni si elaborò il diritto autoctono penale del nemico, dove il nemico era il tossicodipendente o l’immigrato. Due tipologie di detenuti che oggi complessivamente  riempiono per due terzi le nostre prigioni.
In questo scenario è assolutamente necessario abrogare quelle leggi, a partire dalla Fini-Giovanardi sulle droghe che come abbiamo dimostrato anche con l’ultimo Libro Bianco, è responsabile in modo massiccio del sovraffollamento carcerario. Eppure il dibattito parlamentare avvenuto a fine luglio in sede di conversione del decreto Cancellieri sull’esecuzione delle pene, che aveva misure di buon senso seppur non risolutive, è stato ancora una volta desolante tanto da temere la riviviscenza di una paccottiglia demagogica. In questo contesto ci preme sottolineare che si è rischiato un nuovo asse della sicurezza con pezzi del Pdl, Fratelli d’Italia, Lega e M5S.
Il tema della clemenza non può prescindere quindi da quello delle riforme sistemiche: amnistia e riforme devono essere contestualizzate, dando così al provvedimento di clemenza quella connotazione di ricostruzione sociale che tale istituto dovrebbe avere (proprio su queste pagine Livio Pepino ha ricordato una delle rarissime amnistie con tale profilo, quella della fine degli anni sessanta dopo la repressione dei movimenti sociali di quegli anni). Da mesi siamo impegnati insieme a molte organizzazioni di società civile, a sindacati come la Cgil, alle Camere Penali, in una campagna che abbiamo chiamato simbolicamente “tre leggi per la giustizia”. Siamo al traguardo delle 50 mila firme e in questo mese le presenteremo alla presidente della Camera Boldrini chiedendo una sessione parlamentare per affrontare in maniera organica un pacchetto di misure incisive. Le nostre tre leggi riguardano l’introduzione del delitto di tortura nel codice penale, il radicale cambiamento della legge sulle droghe, l’abrogazione del reato di immigrazione clandestina, l’istituzione del garante nazionale delle persone private della libertà, modifiche in senso meno repressivo delle norme in materia di custodia cautelare e recidiva, le liste di attesa. A questo complessivo processo crediamo debba essere legata con urgenza l’amnistia  per  ripristinare un trattamento penale ordinario verso quelle categorie sociali deboli contro cui è stata brandita l’arma della repressione penale e per accompagnare la stabile cancellazione dall’area del penale di quei reati privi di offensività e che tali non dovrebbero essere. Si tratta quindi di introdurre una diversa agenda sui temi della giustizia. Lo stesso recente attacco a Magistratura Democratica, la componente garantista dei giudici, ci suggerisce di organizzare con rapidità un confronto serrato sui contenuti per tale cambiamento del funzionamento della macchina che amministra la giustizia: un cambiamento radicale anche perché il riformismo senza riforme porta alla condanna definitiva dell’Italia e la radicalità assoluta e senza compromessi è in realtà la via del buon senso e della ragione. In questo contesto si pone quanto chiaramente evidenziato nella sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia: la condizione di vita delle carceri, definita come quotidiano trattamento disumano e degradante, accostata alla tortura dallo stesso ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, rende indilazionabile un provvedimento a efficacia immediata che riporti il sistema nella legalità penitenziaria e contabile. Nelle carceri non vi deve essere un detenuto in più rispetto ai posti letto regolamentari. Il provvedimento di clemenza mirato può servire a questo, se insieme però si cambia la filosofia della pena. In questo senso sarebbe cosa buona e giusta che le indicazioni che stanno emergendo dalla Commissione presieduta da Mauro Palma vengano messe subito in atto, visto che esse vanno verso l’obiettivo di tenere insieme la riduzione dell’impatto carcerario e una migliore qualità della vita nelle carceri.

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Libri galeotti a Ferrara

libri_galeottiLIBRI GALEOTTI
Carcere, pena (e dintorni) nelle pagine di recenti volumi

Università di Ferrara
Dipartimento di Giurisprudenza – Dottorato di Diritto costituzionale

ibs.it Bookshop
Piazza Trento e Trieste – Palazzo San Crispino

In collaborazione con
Difensore Civico dell’Emilia Romagna, Garante dei Diritti dei Detenuti di Ferrara, Scuola Superiore dell’Avvocatura, Garante delle persone private della libertà dell’Emilia Romagna

Con il Patrocinio di
Fondazione Forense ferrarese, Provincia di Ferrara, Comune di Ferrara, IUSS

venerdì 20 settembre 2013, ore 17.30

IL REATO CHE NON C’E’: LA TORTURA
MASSIMO LA TORRE – MARINA LALATTA COSTERBOSA

Legalizzare la tortura?
Ascesa e declino dello Stato di diritto
(il Mulino 2013)

ne discutono con l’Autrice:
MAURO PALMA, già Presidente del Comitato Europeo Prevenzione Tortura
ANDREA PUGIOTTO, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Ferrara
coordina la discussione:
CRISTIANA FIORAVANTI, Associato di Diritto UE, Università di Ferrara
saluto introduttivo:
ROBERTO BIN, Direttore IUSS – Ferrara 1391
Letture sceniche:
MARCELLO BRONDI, Attore

venerdì 27 settembre 2013, ore 17.30

LE PRIGIONI DEGLI ALTRI: I CIE
CATERINA MAZZA

La prigione degli stranieri.
I Centri di Identificazione e di Espulsione
(Ediesse, 2013)

ne discutono con l’Autrice:
ALBERTO BURGIO, Ordinario di Storia della Filosofia, Università di Bologna
ANDREA PUGIOTTO, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Ferrara
coordina la discussione:
GIUDITTA BRUNELLI, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Ferrara
saluto introduttivo:
DESI BRUNO, Garante regionale per le persone private della libertà personale
letture sceniche:
MARCELLO BRONDI, Attore
Dipartimento di Giurisprudenza
Dottorato di Diritto costituzionale

venerdì 4 ottobre 2013, ore 17.30

DIRITTI E DIRITTO DIETRO LE SBARRE
MARCO RUOTOLO
Dignità e carcere
(Editoriale Scientifica, 2011)

ne discutono con l’Autore:
FRANCESCO MAISTO, Presidente del Tribunale di sorveglianza di Bologna
ANDREA PUGIOTTO, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Ferrara
coordina la discussione:
PAOLO VERONESI, Associato di Diritto costituzionale, Università di Ferrara
saluto introduttivo:
MARCELLO MARIGHELLI, Garante dei diritti dei detenuti, Comune di Ferrara
letture sceniche:
MARCELLO BRONDI, Attore

venerdì 11 ottobre 2013, ore 17.30

DALL’AULA DI TRIBUNALE AL CARCERE:
UN’AGENDA DI COSE DA FARE
GLAUCO GIOSTRA (A CURA DI)

Sovraffollamento carceri:
una proposta per affrontare l’emergenza
(Quaderni del CSM, n.160, 2013)

ne discutono con l’Autore:
MARCELLO BORTOLATO, Tribunale di Sorveglianza di Venezia
FRANCO CORLEONE, Garante dei diritti dei detenuti, Comune di Firenze
coordina la discussione:
ANDREA PUGIOTTO, Ordinario di Diritto costituzionale, Università di Ferrara
saluto introduttivo:
FEDERICO D’ANNEO, Direttore della Scuola Forense di Ferrara
letture sceniche:
MARCELLO BRONDI, Attore