Due articoli da il Gazzettino del 13 aprile 2011
«Udine è in ritardo e ne occorrerebbe uno a Tolmezzo»
(L.Z.) La figura del garante per i diritti dei detenuti, istituita in diverse città del NordEst, sarà un passo importante anche per Udine. «Non è un obbligo di legge – precisa Franco Corleone, coordinatore dei Garanti territoriali per i diritti dei detenuti, nonché ex consigliere provinciale – ma un atto di volontà politica che giudico positivo». Corleone, che conosce bene le realtà delle carceri friulane, sottolinea come sia «importante che dopo i passaggi in commissione e in consiglio comunale, la nomina del garante sia rapida e non si lascino trascorrere mesi come accade in altre regioni». L’istituzione del garante arriva un po’ in ritardo in Friuli Venezia Giulia e Corleone auspica che ci sia una procedura accelerata, magari con nomina del sindaco. «Udine ha un carcere che soffre di sovraffollamento e ha una storia particolare, legata a episodi difficili. In realtà – aggiunge – occorrerebbe un garante anche Tolmezzo» e proprio dai detenuti di queste due carceri Corleone riceve lettere che denunciano situazioni di durezza o richieste di trasferimento. Quanto al possibile arrivo di un garante a Udine, Corleone dichiara di voler collaborare con la persona che sarà scelta e mette in evidenza la necessità di un incontro pubblico, organizzato dall’amministrazione comunale, per spiegare ai cittadini chi sia il garante e quali compiti svolga, «sono disponibile a venire a Udine per partecipare» assicura.
La proposta non trova molti consensi in commissione
«Il Garante non serve»
Manca però l’assessore competente e la decisione viene rimandata
«Udine non è Guantanamo». La proposta di istituire la figura del garante per i diritti dei detenuti suscita perplessità polemiche durante la doppia commissione convocata a Palazzo D’Aronco. A dire che il carcere friulano nulla ha in comune con il campo di prigionia americano è la leghista Barbara Zelè. «Ben vengano gli strumenti di recupero e reinserimento sociale dei detenuti – precisa – ma istituire un garante mi sembra una forzatura. Pensiamo piuttosto ai diritti delle guardie carcerarie». I consiglieri di minoranza si scaldano sull’argomento e il secondo affondo arriva da Orlanda Primus che vedrebbe più di buon occhio la presenza di mediatori culturali in via Spalato, «dato che la maggior parte dei detenuti è di origine straniera. Un garante – dice – sarebbe più utile per i gay che sono sempre oggetto di discriminazioni». Dai banchi della maggioranza intervengono Federico Pirone e Cinzia Del Torre per difendere la bontà della proposta, ma le loro parole non convincono i colleghi dell’opposizione. «Abbiamo abrogato al figura del difensore civico – ricorda Piergiorgio Bertoli – che senso ha nominare un garante che ha ben poco a che fare con la prospettiva funzionale di un ente locale». Sorge poi il problema dei costi, sollevato da Franco Della Rossa che trova la condivisione di diversi commissari. Anche Natale Zaccuri si dichiara perplesso e aggiunge: «A Udine c’è un sistema di volontariato penitenziario, quindi non vedo la rilevanza, dal lato pratico, della fiura del garante se non per dire che ci siamo anche noi». L’unica voce fuori dal coro dell’opposizione è quella di Aldo Rinaldi che, dopo l’esperienza in qualità di medico alle carceri di Udine, si dichiara favorevole al garante. Su un punto però sono tutti d’accordo: alla seduta avrebbe dovuto partecipare l’assessore competente. Alla fine, favorevoli o contrari, i commissari non se la sentono di votare «di pancia» senza ulteriori approfondimenti e scelgono di rinviare la seduta dopo aver chiamato in audizione il direttore del carcere, Francesco Macrì per capire quale sia la reale situazione della casa circondariale di via Spalato.