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Empoli, il carcere vuoto due agenti, zero detenuti

Il carcere empolese di Pozzale è un caso già da mesi per la sua sottoutilizzazione. Un vero scandalo in un’Italia piena di carceri che scoppiano. Ma ora è un caso due volte: perché la struttura da ben sei mesi è completamente vuota. 26 celle, due agenti di guardia a nessuno, una destinazione (carcere per trans) che ancora non matura benché sia stata decisa da tempo. E poco lontano l’Opg di Montelupo è un inferno

Il carcere empolese di Pozzale è un caso già da mesi per la sua sottoutilizzazione. Un vero scandalo in un’Italia piena di carceri che scoppiano. Ma ora è un caso due volte: perché la struttura da ben sei mesi è completamente vuota. 26 celle, due agenti di guardia a nessuno, una destinazione (carcere per trans) che ancora non matura benché sia stata decisa da tempo. E poco lontano l’Opg di Montelupo è un inferno

di Lucia Aterini, da Il tirreno del 7 gennaio 2010

EMPOLI. A Pozzale è rimasto un fortino di cemento vuoto e inutile. Una fortezza Bastiani, come quella del “Deserto dei tartari”, che però alle tasche dei contribuenti costa migliaia di euro. Mentre, invece, a pochi chilometri di distanza, nell’Opg di Montelupo, i detenuti soffocano in celle piccole e anguste, dove vivono come nelle stive dei conigli. Dovrebbero essere 120 al massimo e sono 180.

Una assurdità colossale che costa e che non si spiega perché da un anno e mezzo l’amministrazione penitenziaria ha predisposto la trasformazione della struttura empolese a carcere per i transgender di Sollicciano e i lavori di adeguamento sono già terminati. I motivi di questi ritardi sono sconosciuti. E comunque danno l’idea che l’operazione conversione sia stata nel complesso malgestita.

In più pare di entrare in un labirinto del paradosso perché, dopo tanti proclami ufficiali del ministero, la destinazione di Pozzale potrebbe essere anche diversa rispetto a quella concordata. Mesi fa era venuta fuori l’ipotesi che nel piccolo carcere empolese che ha recuperato decine e decine di giovani tossicodipendenti ci potevano essere trasferiti i pazienti più gravi dell’Opg di Montelupo. Pozzale come valvola di sfollamento della villa dell’Ambrogiana. Mentre, invece, di recente si parlava di un carcere per detenuti che fanno l’università. Nell’empasse operativa, le voci si rincorrono. E vengono fuori le tesi più strane.

Declino e chiusura.
La verità è che da anni è sotto gli occhi di tutti, compreso quelli di Regione e Comune di Empoli, che il fiore all’occhiello dell’amministrazione penitenziaria italiana era destinato alla sepoltura. Che per mesi la struttura è costata 3/4 mila euro al giorno con 22 addetti alla sorveglianza e sei operatori per garantire un servizio quando all’interno c’erano solo paio di detenute. E ancora, dopo sei mesi che il carcere è vuoto, non è stato messo riparo all’emorragia di soldi e all’inutilità evidente di 26 celle. Tutto questo alla faccia della razionalizzazione delle spese declamata dall’amministrazione penitenziaria. Le tre ragazze rimaste, quando ancora dovevano terminare gli esami per ottenere la licenza di terza media, erano state trasferite in altri istituti all’improvviso. Era la fine di giugno. Gli unici ospiti ora sono rimasti alcuni agenti tenuti a sorvegliare la struttura. Il ripopolamento del carcere con i transessuali doveva avvenire a settembre, poi a fine anno. Poi… non si sa. I rinvii si sono sommati ai rinvii.

Nuove ipotesi. «Sono abbastanza stufo di parlare del carcere di Empoli – attacca Franco Corleone, garante dei detenuti di Sollicciano – sono stati spesi migliaia di euro per aumentare la sicurezza della struttura e ora vengono fuori nuove ipotesi sulla sua destinazione futura». «Ma perché invece di chiuderlo – continua Corleone – non è stato utilizzato fino a quando non veniva concretizzato il nuovo progetto con i transessuali? Tenere un carcere vuoto è un insulto alla ragione quando tutte le strutture sono al collasso e scoppiano». E anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano più volte si è espresso con l’invito a porre rimedio al sovraffollamento nelle carceri. Franco Corleone conclude: «Si prendono decisioni senza però poi fare i conti con la realtà carceraria. Senza contare che la soluzione trovata, tra l’altro, contribuisce a ghettizzare ulteriormente i detenuti transessuali che invece dovrebbero essere inseriti gradualmente nelle strutture femminili». Anche gli operatori, distaccati ora in altri istituti tipo Opg, (oltre alle 22 guardie carcerarie e sei operatori ci sono anche i medici) non sanno quando rientreranno a Pozzale. Tra l’altro, il corso di formazione che dovevano frequentare per lavorare con i transessuali non è ancora partito. E non ci sono date fissate.

La direttrice. Convinta, invece, che la struttura di Pozzale riaprirà presto con i transgender è Margherita Michelini, direttrice del carcere empolese e ora distaccata a Sollicciano. Quella con i trans doveva essere la prima esperienza in Italia, con detenuti provenienti anche di altre carceri italiani (nella sezione di Sollicciano sono una quindicina). Progetti e studi in questo senso sono già stati elaborati dalla direttrice e dai suoi collaboratori. «A Pozzale dovevano essere fatti interventi nei bagni – spiega la direttrice – e doveva essere ampliata la portineria per motivi di sicurezza. I lavori sono stati già conclusi. Penso che tra poco venga fatto il trasferimento». «Tra l’a ltro – continua Michelini – abbiamo giù preso contatto con una struttura dell’ospedale di Careggi, il Ciadig, l’unico centro in Toscana composto da endocrinologi, psichiatri e psicologi che si occupa di transgender». E conclude: «Sotto le feste non era opportuno spostare le detenute di Sollicciano. Se non ci sono nuovi indirizzi da parte del ministero, a breve la struttura di Pozzale sarà a regime di nuovo». Ma è proprio quella possibilità di “nuovi indirizzi” che lascia qualche dubbio sul fatto che le 26 celle di Pozzale siano destinate a essere riempite presto.

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