I miei amici Grazia e Franco, che hanno casa a Paluzza, e hanno visitato il cimitero, hanno visto, fra i tanti, i fiori mandati dai “Detenuti dell’Alta Sicurezza del carcere di Sulmona”.
di Adriano Sofri
Adriano Sofri sul Folgio del 20 febbraio.
I miei amici Grazia e Franco, che hanno casa a Paluzza, e hanno visitato il cimitero, hanno visto, fra i tanti, i fiori mandati dai “Detenuti dell’Alta Sicurezza del carcere di Sulmona”.
di Adriano Sofri
Adriano Sofri sul Folgio del 20 febbraio.
Mi è capitato di polemizzare con il Presidente Napolitano per la mancata concessione della grazia ad Adriano Sofri. In questa occasione il Presidente della Repubblica ha affermato con una precisione assoluta e senza ambiguità i principi della Costituzione. La risposta di Berlusconi irata e proterva ha adombrato neppure velatamente la minaccia del colpo di stato.
Vedremo se in Parlamento deputati e senatori dell’opposizione, ma anche qualcuno della maggioranza non terrorizzato dal rischio di perdere il seggio, comprenderanno la posta in gioco e utilizzeranno tutti i mezzi a disposizione per impedire di una legge d’emergenza che sancirebbe la violenza di stato contro i diritti dei cittadini e le garanzie di tutti.
Il 7 febbraio rimarrà una data che fissa un discrimine netto per la democrazia in Italia. La protesta spontanea ha bisogno di una strategia. Il Presidente Napolitano dovrà dimostrare lo stesso coraggio ogni giorno!
Che la canapa trasformasse dei ‘bravi’ ragazzi in razzisti ed aguzzini è l’ultima barzelletta di chi è accecato dall’ideologia, ma soprattutto vuole trovare un comodo alibi per coprire le proprie responsabilità. Ai tre delinquenti va detto di non fare i furbi!
Nessuna sostanza li farà giudicare incapaci di intendere e volere e andare assolti!
Questo articolo è stato pubblicato il 2 febbraio 2009 dal Mattino di Padova con il titolo “Sindaci prefetti in sedicesimo.“
Altro che maionese impazzita! E’ la politica che è uscita di senno e pare senza speranza perché, nella rincorsa ai sondaggi, alimenta il senso comune più becero e coltiva il disprezzo per la cultura e la conoscenza. A destra e a sinistra, i politici rinunciano non dico a cimentarsi in un ruolo di egemonia, ma neppure di riflessione pedagogica sulla realtà.
E’ il caso del sindaco Zanonato, che, invece di contestare i contenuti del pacchetto sicurezza dell’estate 2008, si vanta di darne applicazione piena a modo suo. L’attribuzione al Sindaco di poteri di ordinanza in materia di sicurezza urbana segna uno stravolgimento di compiti e competenze costituzionali con il rischio di una applicazione di norme pseudo-penali a macchia di leopardo e con un diritto su base territoriale.
Così i sindaci si appassionano a mimare ridicolmente i prefetti in sedicesimo. Dalla contestazione di una figura tipica del centralismo napoleonico che Garibaldi definiva “una carica inutile e nociva” e che Luigi Einaudi stigmatizzava al grido “Via il prefetto!” (per non parlare di Bobo Maroni che ancora nel 2006 presentava emendamenti alla Finanziaria per la sua abolizione), si è passati alla loro proliferazione a rimorchio dell’ossessione securitaria.
L’esuberante Zanonato imita le scelte di Letizia Moratti, patron di San Patrignano più che sindaco di Milano, senza porsi il problema di un confronto sulla legge Fini-Giovanardi sulle droghe, una fra le più repressive d’Europa. Invece di far tesoro del caso della Svizzera che avviò oltre dieci anni fa la riduzione del danno dopo che era fallita la via della pura repressione sui tossicodipendenti che consumavano per strada, il nostro sindaco scopre il “pugno duro” con venti anni di ritardo. La contravvenzione amministrativa di 500 euro per chi usa o consuma all’aperto sostanze stupefacenti si somma alle sanzioni amministrative previste dall’art. 75 (sospensione patente, passaporto, ecc.) e dall’art. 75 bis (obbligo di presentarsi due volte la settimana alla polizia, divieto di allontanarsi dal comune di residenza, divieto di frequentare determinati locali pubblici, ecc.).
Lo sa, il buon Zanonato, che dal 1991 al 2006 sono state segnalate ai prefetti 516.427 persone (nel 74% dei casi giovani consumatori di cannabis)? Il Rapporto del Ministero dell’Interno da cui traggo questi dati indica una sorta di persecuzione di massa e di criminalizzazione dei giovani che dovrebbe spingere a un cambiamento della legge , non a un incremento di sanzioni caserecce!
Ci si aspetterebbe una iniziativa politica per abrogare la legge Fini-Giovanardi che ha equiparato tutte le sostanze prevedendo per lo spaccio pene da sei a venti anni di carcere; la stessa pena è prevista per chi detenga una piccola quantità di marijuana superiore a quanto stabilito dalla tabella ministeriale in quanto valutato come spaccio presunto.
Anche la previsione di una pena da uno a sei anni per i fatti di lieve entità è ormai resa inefficace dalla legge Cirielli sulla recidiva: così le condanne per detenzione anche di un solo grammo di eroina, cocaina o canapa si aggirano ormai sui quattro o cinque anni di carcere. Così si spiega il motivo del sovraffollamento carcerario che per la metà è dovuto proprio alla legge sulle droghe, con buona pace di Giovanardi che continua a negare questi effetti drammatici del provvedimento da lui voluto. E se perfino Giovanardi si dice perplesso sulle sanzioni dei vigili, è davvero segno che Zanonato ha voluto strafare.
E poi lasci stare lo “scambio” delle cure al Sert al posto dei soldi: è un ricatto terapeutico che offende medici e pazienti.
Franco Corleone